Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 24/09/2010, 24 settembre 2010
ARTICOLO DELLA COSTITUZIONE INVOCATO E TRASCURATO
Finalmente si parla di uninominale. A mio modesto avviso, bisognerebbe anche rivedere l’ articolo 67 della Costituzione: non deve essere consentito ai rappresentanti del popolo di fare quello che pare a loro una volta conquistata la poltrona.
Mario Scarbocci San Donato Milanese
Caro Scarbocci, ricordo ai lettori, anzitutto, che l’ art. 67 della Costituzione è quello in cui si afferma che «ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincoli». Ne è stata proposta l’ abolizione, particolarmente nelle ultime settimane, soprattutto da coloro che intravedono in questo articolo una «licenza di ribaltone». E ne è stata sottolineata l’ importanza, invece, da coloro per cui la decisione dei finiani di costituirsi in gruppo parlamentare separato è perfettamente costituzionale. Molti italiani hanno la cattiva abitudine di giudicare le leggi sotto il profilo della convenienza politica: se consentono alla mia parte di fare ciò che le torna utile le leggi sono buone, se glielo impediscono o la danneggiano sono pessime. Forse il miglior modo per giudicare l’ art. 67 è quello di ricordare le discussioni che precedettero la sua approvazione. I redattori dell’ articolo volevano evitare che il parlamentare, come accadeva frequentemente nella democrazia liberale prima del fascismo, agisse in rappresentanza di interessi locali o settoriali senza tenere conto dell’ interesse nazionale. Il bersaglio, quindi, era il «notabile», vale a dire l’ uomo politico eletto grazie a una rete di rapporti clientelari, spesso inconfessabili. Dai lavori preparatori riassunti in un libro sulla Costituzione curato da V. Falzone, F. Palermo e F. Cosentino per gli Oscar di Mondadori, risulta tuttavia che non tutti erano dello stesso parere. Per un costituente comunista, Umberto Terracini, «la disposizione poteva avere la sua ragione d’ essere nei tempi passati e col collegio uninominale, quando il deputato si sentiva anche rappresentante di interessi di classe e quando la rappresentanza era circoscritta al collegio; oggi in ogni caso non varrebbe a rallentare i legami tra l’ eletto e il partito che esso rappresenta o l’ eletto e il comitato sorto per sostenere la sua candidatura». Credo che Terracini avesse ragione e che l’ articolo 67 fosse inutile perché destinato ad essere violato da tutti coloro (la grande maggioranza dei parlamentari) che si attengono, quando votano, alle istruzioni del capo del loro gruppo parlamentare. L’ articolo fu approvato, ma quando venne in discussione la proibizione del «vincolo di mandato» un altro deputato comunista, Ruggero Grieco, si dichiarò contrario perché «i deputati sono tutti vincolati a un mandato: si presentano difatti alle elezioni sostenendo un programma, un orientamento politico particolare». Quando gli articoli di una Costituzione vengono sistematicamente ignorati sarebbe meglio rimuoverli. Ma la rimozione susciterebbe una ridda d’ interpretazioni sul suo significato e farebbe probabilmente più danno della sua conservazione. Non ci rimane che lasciarlo dov’ è.
Sergio Romano