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 2010  settembre 25 Sabato calendario

SULLA CARTA TRE INCENERITORI SU QUATTRO E L´UNICO COSTRUITO FUNZIONA A METÀ - NAPOLI

Meno cento giorni. Nei Palazzi che ne sentono il peso, ormai ristretti a Napoli, il count down ha già ripreso a correre. Con l´impietoso fantasma che ritorna: l´ansia della caccia «al nuovo buco». Mancano infatti poco più di tre mesi alla saturazione di tre delle cinque discariche attive in Campania. Ma si tratta proprio delle più capienti - quelle di Terzigno e Chiaiano (Napoli) e Savignano (Avellino) - in cui finisce sepolta la più alta percentuale di rifiuti da smaltire, oltre 4 mila tonnellate sulle 6.500 della produzione giornaliera in regione.
Fallimento di un piano quasi perfetto. È l´articolata, faticosa tabella di marcia ideata nel 2009 da Guido Bertolaso, un decreto che viene convertito il 9 luglio 2008 e diventa legge numero 123. Il capo della Protezione civile aveva previsto, tra le discariche a più lungo regime, quella di cava Vitiello a Terzigno, che di fatto raddoppia uno sversatoio già esistente, proprio nella pancia di un´area protetta, il Parco Nazionale del Vesuvio: un´ipotesi abortita, finora, sulla spinta dell´ostilità di almeno sei comuni e per la stessa volontà del presidente della Provincia di Napoli, Luigi Cesaro (Pdl). Altra discarica indicata, ma neanche progettata per vincoli ambientali, è indicata a Valle della Masseria (Salerno): proprio il sito che fu al centro del devastante braccio di ferro tra Bertolaso e l´allora ministro Pecoraro Scanio, all´epoca dell´ultimo governo Prodi.
Il piano frana anche sulla tabella degli inceneritori. Quattro previsti sulla carta, ma esiste solo quello di Acerra, l´unico che funzioni, seppure a singhiozzo. Il 26 marzo del 2009, con tanto di liturgia istituzionale, si inaugura il "miracolo" di Acerra: un mega pulsante rosso viene schiacciato in diretta da Berlusconi, da Bertolaso e dagli imprenditori lombardi di A2a calati in Campania con il sindaco di Milano. In oltre un anno avrebbe dovuto attivare le tre linee a pieno regime: invece sono continui i blocchi. Anche se i responsabili ricordano, sotto l´onda delle polemiche che «da gennaio 2010 il termovalorizzatore di Acerra ha trattato circa 400mila tonnellate di rifiuti, che corrispondono a due terzi della capacità annua» del funzionamento di un anno.
Degli altri inceneritori, previsti a Napoli e a Salerno, si sono perse le tracce. Imbarazzante silenzio è toccato all´altro inceneritore di Santa Maria La Fossa: il pool antimafia accerta che ne stava "occupando" il clan dei casalesi. Al suo posto ne dovrebbe sorgere uno nel comune di Giugliano. Ma il vero banco di prova arriverà tra qualche settimana: quando, sulla proroga di un anno al passaggio di gestione alla Provincia di Napoli, sarà chiamato a decidere Berlusconi. Gli enti locali chiedono più tempo e più soldi, Bertolaso dice no.