Marco Liera, Plus24 25/9/2010, 25 settembre 2010
IL PADRE EDUCA LA FIGLIA UNDICENNE A GESTIRE IN MODO SANO I SOLDI
Gli utenti televisivi della mia regione dedicano mediamente circa il 30% del loro tempo attivo davanti alla televisione (circa 4 ore e 30 minuti). Cosa possiamo fare noi genitori per ridurre il tempo trascorso dai nostri figli davanti alla tv e renderli così più consapevoli in una società nella quale lo "Stato-mamma" non pensa più a loro? Io sto facendo un po’ di coaching amatoriale, sia a livello comportamentale sia finanziario, su mia figlia di 11 anni perché vorrei allontanarla dal vecchio e obsoleto elettrodomestico e avvicinarla invece a piccole dosi a un netbook. Ultimamente mi ha chiesto l’acquisto di una borsa tecnica più capiente per praticare il tennis. Bene, sotto il mio ombrello, si è cercato nel web il prodotto, considerando che le avevo promesso un premio (incentivo) consistente nella differenza tra il prezzo di listino della borsa e il miglior prezzo che avrei sostenuto tramite Internet. Così si è scelta la borsa che le piaceva a un prezzo del 50% sotto il prezzo di listino, considerando sempre le spese di trasporto e l’affidabilità del venditore (presenza di un negozio fisico). Inoltre, è stata sottoposta a un’altra decisione importante che portava lo sconto finale (premio) al 70%: ossia scegliere tra l’ultima sacca utilizzata dal campione del tennis del momento oppure tra una sempre di suo gradimento fuori produzione.
Come sostiene William Sharpe (premio Nobel per l’economia nel 1990) i ragazzi devono imparare a risparmiare e, aggiungo io, a investire fin da giovani dato che il welfare è poco sostenibile. Credo sia importante pensare ai propri bisogni e alle proprie passioni, comprando soltanto quello che necessita, senza farsi condizionare dal giudizio degli altri o dalla voglia di apparire. Forse un domani potrà tornarle utile quando prenderà decisioni sugli investimenti da fare oppure dovrà scegliere un conto corrente, una polizza auto, una Sicav ben gestita a bassi costi, un Pac, un Etf, un mutuo, una vacanza.
G.Bar. - (via e-mail) Come si ottiene la determinazione della plusvalenza derivante dalla cessione di immobili che sono stati acquistati per usucapione? Nel particolare, vorrei sapere qual è il valore da assoggettare a tassazione ai sensi dell’articolo 82 del Tuir (Testo unico delle imposte sui redditi) per la vendita di un’area edificabile al prezzo di 30mila euro e acquistata per usucapione con il valore venale di 30mila euro alla data in cui è passata in giudicato la sentenza dichiarativa dell’usucapione. Infine, sottolineo che che l’area edificabile ha un reddito dominicale di cinque euro mentre quello agrario è di 1,60 euro.
Antonio Colafati - (via e-mail)
- L’articolo 36 della legge 223 del 2006, spiega la società di consulenza indipendente Consultique, ha fornito la definizione di area fabbricabile ai fini dell’Iva (Imposta sul valore aggiunto), dell’imposta di registro e delle imposte sui redditi definendo tali quelle aree utilizzabili a scopo edificatorio in base allo strumento urbanistico generale adottato dal Comune, indipendentemente dall’approvazione della Regione e dall’adozione degli strumenti attuativi eventualmente previsti. L’imponibilità del caso in esame risulta pertanto subordinata esclusivamente alla sussistenza di due requisiti oggettivi:
e la cessione a titolo oneroso;
r al momento della cessione il terreno deve essere suscettibile di utilizzazione edificatoria. La plusvalenza in oggetto viene assoggettata a tassazione separata del 20% mediante applicazione dell’aliquota corrispondente alla metà del reddito complessivo netto del contribuente nel biennio anteriore all’anno in cui è sorto il diritto alla percezione. Ovvero, per opzione in dichiarazione dei redditi, è assoggettato a tassazione ordinaria.
L’articolo 68 del Tuir prevede che la plusvalenza è costituita dalla differenza tra i corrispettivi percepiti nel periodo di imposta e il prezzo di acquisto oppure il costo di costruzione del bene ceduto, aumentato di ogni altro costo inerente al bene medesimo. Per i beni acquistati per donazione, si assume come prezzo di acquisto o costo di costruzione quello sostenuto dal donante. Il costo di acquisto, da sottrarre al prezzo di vendita, si determina aumentando il prezzo di acquisto di ogni altro costo inerente, rivalutato in base alla variazione Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati.
L’articolo 7 della legge 448 del 2001 (cioè la legge Finanziaria del 2002) consentiva di rivalutare i costi di acquisto dei terreni edificabili posseduti al primo gennaio 2002, mediante perizia di stima asseverata e previo pagamento di un’imposta sostitutiva del 4 per cento. L’amministrazione finanziaria può prendere visione degli atti di stima giurata e dei dati identificativi dell’estensore richiedendoli al contribuente, il quale pertanto è tenuto a conservarli. I costi sostenuti per la relazione giurata di stima, qualora siano stati effettivamente sostenuti e rimasti a carico del contribuente, possono essere portati in aumento del valore iniziale da assumere ai fini del calcolo della plusvalenza in quanto costituiscono costo inerente del bene. Immobili e usucapione:
così la plusvalenza
- La missione di educare i figli spetta sia allo Stato sia alle famiglie. Il ruolo del primo è confermato dall’obbligo scolastico fino ai 16 anni e dal finanziamento pubblico dell’istruzione. Le famiglie, in molti aspetti dell’educazione, hanno ovviamente un ruolo ancor più determinante della scuola. Lei fa bene a coinvolgere nel delicato processo la televisione, non foss’altro perché invade le vite di quei milioni di genitori e figli che vi dedicano una fetta rilevante del loro tempo, condizionandone inevitabilmente i comportamenti. E questo accade indipendentemente dal fatto che alla televisione non possa certo essere affidata una missione educativa. Ma neppure una diseducativa.
In questa dinamica, l’educazione al risparmio e a un sano uso dei propri soldi non è affatto diversa da altri campi dell’apprendimento. A questa educazione però la scuola non dedica organicamente alcuna attenzione. La televisione propone soprattutto modelli di consumo compulsivo, non di risparmio. Restano le famiglie. Nel suo caso, lei si sta facendo carico del nulla e del consumismo che circondano sua figlia. Ciò non comporta, si badi bene, delle scelte da eremita che imporrebbero a sua figlia un ingiusto isolamento sociale. Alla fine, sua figlia la borsa per il tennis l’ha comprata, e continuerà a praticare questo e altri sport con amici e amiche. Solo che ha speso i soldi dei genitori con grande cura e oculatezza.
C’è da sperare che questi comportamenti virtuosi non restino isolati. Anche perché i più giovani rischiano di sperimentare una storica inversione della curva di crescita del benessere. Non so se anche le generazioni di domani avranno redditi reali superiori a quelli delle precedenti, come accade dal Dopoguerra. Il tempo dedicato alla cura delle proprie finanze (e quindi sottratto alla televisione, che si disinteressa dell’argomento) diventerà una variabile chiave; per dirla in modo politicamente scorretto, sarà un ulteriore fattore di diseguaglianza, creando differenze di benessere tra chi deciderà di aumentarlo e chi continuerà a disinteressarsi all’argomento. Non faccio l’educatore di professione, ma credo che sua figlia diventerà una cliente agguerrita delle banche, massimizzando il valore per sé e quindi minimizzando quello per il sistema finanziario. Con i suoi esempi, sta imparando che lo studio e l’impegno applicati ai propri soldi comportano grandi benefici monetari senza dover subire alcuna privazione.