Mariolina Sesto, Il Sole 24 Ore 25/9/2010, 25 settembre 2010
MISTERI E VERITÀ SULL’APPARTAMENTO
Vero, falso, verosimile. Nella tormentata storia della casa di Montecarlo ci sono alcuni punti fermi, delle vere e proprie patacche e aspetti ancora da chiarire ma ragionevolmente vicini al vero.
La donazione
L’appartamento di Boulevard Princesse Charlotte 14 viene donato nel 1999 ad An dalla nobildonna Anna Maria Colleoni che, morta senza eredi, decide di lasciare i suoi averi al partito di Fini. Al momento del lascito l’appartamento, secondo la ricostruzione fatta dai finiani Donato Lamorte e Rita Marino, «era in condizioni fatiscenti. Ci dicemmo subito che sarebbe stato più conveniente venderla che ristrutturarla».
La vendita
Così nel 2008 il partito decide la cessione dell’immobile. Che viene comprato l’11 luglio da una società offshore, la Printemps Ltd con sede nell’isola di Santa Lucia (Piccole Antille) ai Caraibi, nota per essere un paradiso fiscale. Qualche tempo dopo, il 15 ottobre dello stesso anno, la Printemps cede l’appartamento alla Timara Ltd, stesso tipo di società, stessa ubicazione.
Il prezzo
Altro punto fermo è il prezzo di vendita della casa: 300mila euro regolarmente incassati e iscritti nel bilancio di Alleanza nazionale. Prezzo sul quale sta però indagando la procura di Roma. Su denuncia di due esponenti de La Destra di Storace, i magistrati romani hanno ipotizzato il reato di truffa e procedono, per ora, contro ignoti con l’obiettivo di chiarire se quel prezzo fosse congruo rispetto all’andamento del mercato o se invece l’appartamento fosse stato svenduto.
L’affitto a Giancarlo Tulliani
Certo è anche l’attuale affittuario dell’appartamento monegasco: Giancarlo Tulliani, cognato di Gianfranco Fini. Strana coincidenza ma fatto vero, dinanzi al quale il presidente della Camera ha dovuto dire la sua. Fini ha smentito seccamente e pubblicamente di avere svolto qualsiasi ruolo nella vendita della casa e di aver appreso con stupore che in seguito vi fosse andato ad abitare il cognato. Una ricostruzione giudicata "debole" da molti commentatori. Il sospetto più ovvio è che qualcuno, dentro al partito, sapendo dell’esistenza di quella dimora monegasca, l’abbia segnalata a Tulliani che nel frattempo doveva trasferirsi nel principato per lavoro. Tra gli indiziati si è fatto il nome di Amedeo Laboccetta, ex deputato di An, ora rimasto nel Pdl, amico di un imprenditore italiano – certo Francesco Corallo – titolare di una multinazionale con sede alle Antille e assiduo frequentatore dell’isola di Saint Martin sospettamente vicina all’isola di Santa Lucia. Corallo collabora, particolare non trascurabile, con uno dei due amministratori olandesi della Printemps Ltd. Ma Laboccetta, pur ammettendo l’amicizia con Tulliani, ha negato di essere l’informatore segreto.
I mobili
Il Giornale e Libero, che in estate proprio mentre si consumava il divorzio politico Berlusconi–Fini, hanno lanciato l’inchiesta sulla casa di Montecarlo, aprono il capitolo sull’acquisto dei mobili. I due giornali sostengono che Fini e la compagna hanno arredato l’appartamento di Montecarlo. «Abbiamo recuperato la fattura della cucina e di altri arredi» scrive Feltri. Ma la società di arredamenti precisa «di non aver mai effettuato trasporto o montaggio di mobili da Roma a Montecarlo nell’interesse di Tulliani o di Fini».
Il documento di Santa Lucia
Alla storia manca solo l’ultimo anello: dimostrare che la casa fu venduta direttamente a Tulliani, cognato di Fini. È l’obiettivo di un documento pubblicato qualche giorno fa da un giornale di Santo Domingo e rilanciato dal sito italiano Dagospia. Si tratta di una lettera, a firma del ministro della giustizia dell’isola di Santa Lucia Lorenzo Rudolph Francis, inviata al premier King Stephenson, in cui si attesta che la società offshore proprietaria dell’appartamento fa capo a Giancarlo Tulliani. Ieri il ministro della giustizia dell’isola caraibica ha confermato che «la lettera è vera». Ma giovedì scorso la stamperia di Santa Lucia aveva dichiarato al Fatto quotidiano che non dispone dei caratteri usati nell’intestazione della lettera accreditando l’ipotesi di un falso.
Lavitola e Mangiavillani
Ancora un interrogativo: chi si è mosso per far affiorare questo documento? I finiani additano qualcuno vicino a Silvio Berlusconi. Poi fanno il nome di Valter Lavitola, editore dell’Avanti e imprenditore che il premier ha recentemente nominato delegato in Brasile e a Panama (dopo averlo candidato alle Europee 2004), un uomo in grado di muoversi agevolmente nel Centroamerica. Nel mirino degli uomini di Fini anche Vittorugo Mangiavillani, giornalista dell’agenzia di stampa "Il Velino" che «il 15 settembre per primo diede la notizia che i servizi erano partiti per i Caraibi». Anche quest’ultimo conosce bene i Caraibi per esserci vissuto. Inutile dire che i diretti interessati smentiscono. Verità ancora lontana.