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 2010  settembre 25 Sabato calendario

INGHILTERRA PARADISO DEI FALLITI

Troppi debiti? Le banche sono alla porta? Il listino dei protestati, o la sua evoluzione più contemporanea, s’avvicina minacciosamente? Una soluzione c’è: venite in Inghilterra. Così fan tutti. Soprattutto i tedeschi, pionieri del turismo del fallimento, desiderosi di abbandonarsi all’abbraccio di una bancarotta garbata, made in Uk. Markus Furstenberg, 39 anni, cercava questo dopo aver portato i libri in tribunale. «La mia azienda produceva componenti per pc, alle porte di Colonia - racconta da Dartford, East end estremo di Londra dove risiede ora e dove, con computer venduti e comprati, cerca di rifarsi una vita - e fino a qualche tempo fa andava alla grande. Venti milioni di euro di fatturato, quaranta dipendenti, buoni utili. Poi le banche hanno chiuso i rubinetti».

Il perché non è chiarissimo, ma - insiste Markus - è stata un vigliaccata. L’hanno voluto far saltare, dice. Impossibile indagare se sia vero o no, ma la storia che vogliamo raccontare è quella che viene dopo. «Chiusa la procedura fallimentare della società, toccava a me far fronte ai debiti per i quali avevo dato garanzie personali. È stato allora che ho deciso di muovermi verso la Gran Bretagna. Mi dicevano tutti che qui fallire è dolce, perché è facile rifarsi una dignità». Ovvero ripulirsi di un passato pesante, con certificazione ufficiale della riguadagnata solvibilità. Per riuscire aveva bisogno di una sponda e per questo s’è rivolto a Markus Kray, il tour operator delle insolvenze, il chirurgo plastico della bancarotta transfrontaliera, in ossequio a una disarmonica legislazione comune.

«In tedesco la mia attività si chiama Insolvenz Agentur, ovvero agente per la gestione di chi è a un passo dal fallimento. Ho scelto di fare questo molti anni fa e ora va benone». Il business di Markus Kray, 39 anni, l’angelo custode di herr Furstenberg, aumenta del venti per cento all’anno e con la crisi anche di più. Per ricostruire la verginità finanziaria non chiede molto: ottomila euro. «È la tariffa che applico - dice sprofondato nella poltrona di un albergo a Charing Cross dove ha appena accolto due clienti decisi a prendere la residenza inglese per avviare la procedure in tribunale - per un servizio tutto compreso. Organizzo l’arrivo dal paese d’origine, faccio assegnare loro un numero di sicurezza sociale, li aiuto a trovare casa e lavoro. Se sono tedeschi devono risiedere per almeno sei mesi prima di poter avviare in Gran Bretagna la procedura di fallimento personale. Così abbiamo fatto per Markus».

Il signor Furstenberg è in attesa da otto mesi del provvedimento che gli spianerà la via della redenzione. Lo stesso sarebbe avvenuto in molti altri paesi europei. «Con una significativa differenza - insiste Markus Kray - che fa di Londra un caso unico: dopo dodici mesi arriva il certificate of discharge». La patente dell’onesto, insomma, quella che i protestati italiani attendono una vita, la Gran Bretagna la rilascia in un anno. «In Germania ce ne vogliono sette, in Francia almeno cinque, in Irlanda anche dodici. Per questo vengono tutti qui».

Tutti è un concetto relativo soprattutto nei grandi numeri britannici. Londra è terra di falliti se è vero che ogni 3 minuti, o poco più un cittadino del Regno è dichiarato bust, oppure messo in un programma di insolvenza, ovvero infilato in un piano di amministrazione forzata. Fenomeno che cresciuto con l’approfondirsi della crisi a dar retta a Insolvency Service, ufficio governativo chiamato alla conta di chi non ce la fa più a gestire spese e debiti. Di bancarotte personali o procedure analoghe, nel 2008, ce ne sono state 106mila mila, nel 2009 sono divenute 134mila. Nei primi sei mesi del 2010 erano già più di 70mila. Magia del credit crunch, sulle finanze di sudditi, quelli di Elisabetta, che hanno un debito personale stellare. I bancarottieri forestieri, ufficialmente, sono pochi.

La piena è destinata ad arrivare. «Presto - insiste Kray - molto presto, anche se resteremo sempre lontani dai numeri britannici. Solo io ho 150-200 casi all’anno, ma altri fanno il mio lavoro. Credo si possa stimare che almeno mille cittadini dell’Unione sono venuti nel Regno Unito, nel 2009, solo per fallire». Liquida la concorrenza con una battuta («non tutti hanno la mia professionalità»); ha messo in piedi un sito web in tedesco(www.insolvenz-agentur.com) che pubblicizza i suoi servizi. Lo sanno bene gli Hans, Helmut, Fritz che si sono fermati a Erith, in Kent, dove Markus Kray ha il suo ufficio e dove risiedono molti clienti. «Il motivo è semplice: a Ebbsfleet c’è il terminal ferroviario internazionale, ovvero la linea diretta con l’Europa continentale. Per chi fa avanti e indietro è comodo risiedere in Kent». Il fallito medio, emigrato in Gran Bretagna, è uomo di mondo. Un professionista che ci ha dato dentro con la carta di credito come quel docente di fisica che, a dare retta alle voci, ha lasciato un buco da 150mila euro o l’imprenditore che ha sbattuto contro banche, forse, troppo esose, lasciandosi alle spalle una voragine. Chi la colmerà? «Nessuno, immagino. È gente - aggiunge Markus Kray - che s’accontenta di un lavoro modesto decurtato, oltre tutto, della quota imposta dalle procedure di fallimento». E tanto basta per ottenere, dopo dodici mesi, il lasciapassare per nuovi crediti. «Sì, è più o meno è così», solo un tantino più complesso, lascia capire Markus Kray mentre risponde ad aspiranti falliti tedeschi e austriaci. «Non solo. Mi sono capitati anche clienti italiani».