Morya Longo, Il Sole 24 Ore 25/9/2010, 25 settembre 2010
ANNO RECORD PER GLI HIGH YIELD - A
prima vista potrebbe sembrare un ritorno alla normalità. Dopo il record di obbligazioni emesse nel 2009, nei primi nove mesi del 2010 l’esuberanza si è un po’ ridimensionata: le obbligazioni lanciate sul mercato in tutto il mondo – secondo i dati di Dealogic – si sono infatti "fermate" a 4.500 miliardi di dollari nel periodo gennaio-settembre. Si tratta di un calo dell’8% dai picchi del 2009. Eppure, a ben guardare, questo ridimensionamento ha dentro di sé i semi dei rischi futuri. Innanzitutto perché gli investitori stanno spostando il loro appetito sempre più su titoli ad alto rischio: le emissioni di bond high yield (quelle con bassi rating) hanno infatti registrato il record storico di 257,6 miliardi di dollari, con una crescita del 58%. Inoltre appare evidente che le banche stanno usando l’attività obbligazionaria per rimpolpare i loro bilanci: infatti se le emissioni totali sono calate dell’8%, le commissioni incassate dalle banche per collocare quei bond sono scese solo dell’1%. E le commissioni per lanciare obbligazioni high yield sono salite del 93%, a fronte di emissioni in aumento del 58%. Insomma: per ora ci guadagnano gli investitori (hanno alti rendimenti), le banche (incassano laute commissioni) e le imprese (riescono a raccogliere capitali anche quando non sono solide). Ma poi? Quali conseguenze produrrà questa fame di rischio?
I dati preliminari di Dealogic, che saranno pubblicati lunedì, offrono una fotografia dettagliata del mercato obbligazionario. Se nel complesso le nuove emissioni di bond sono calate dell’8% a livello globale, nel dettaglio si nota un effettivo spostamento del mercato verso il rischio. Lo dimostra, come detto, la crescita del 58% delle emissioni aziendali cosiddette high yield (ad alto rendimento e alto rischio): negli Stati Uniti in nove mesi è già stato superato il precedente record annuale. Un’apoteosi. Lo dimostra poi la crescita del 27% rispetto al 2009 (a 512,3 miliardi di dollari) della cosiddetta finanza strutturata: i bond indicizzati, le cartolarizzazioni e tutta quella fetta del mercato che si era congelata causa-crisi è tornata a macinare volumi. Per contro, invece, calano le emissioni di obbligazioni aziendali con rating elevato (quelle più sicure): con 715,5 miliardi di dollari nel periodo gennaio-settembre, questa fetta del mercato è dimagrita del 40% rispetto allo stesso periodo del 2009. E anche i bond bancari hanno tirato il freno: le emissioni si sono fermate quest’anno a 916,2 miliardi, in calo del 23%. Morale: frena il basso rischio, aumenta l’alto rischio.
Questi numeri confermano dunque la polarizzazione del mercato: i rendimenti ormai all’osso stanno spingendo gli investitori a comprare titoli sempre più remunerativi, forse sottovalutando le possibili conseguenze, e contemporaneamente stanno convincendo molte aziende con i bilanci poco solidi a indebitarsi sul mercato. Per questo le nuove emissioni crescono in maniera esponenziale. Il tutto con l’aiuto delle banche, che realizzano lauti ricavi con cui tamponano le perdite sui crediti o le minori entrate derivanti nel 2010 dall’attività di trading. In totale, fino ad ora, le banche hanno guadagnato collocando obbligazioni ben 13,9 miliardi di dollari, poco sotto i 14,1 miliardi dell’anno scorso. Ma, per la prima volta dal 2004, gli incassi da commissioni sono stati maggiori per i bond high yield rispetto ai bond più sicuri: 3,6 miliardi per i primi (+93%), contro 3 per i secondi (-26%). La banca d’affari più attiva nel 2009 è stata JP Morgan, con una quota di mercato del 7,3%, seguita da Barclays e Deutsche Bank.