ANTONIO CIANCIULLO, la Repubblica 24/9/2010, 24 settembre 2010
I MILLE ORTI CHE SALVERANNO L’AFRICA
Mille orti in Africa. Nelle periferie gonfiate dai disperati che fuggono dall´avanzata del deserto e dalle guerre. Nelle scuole che presidiano il futuro del continente. Nelle isole di resistenza assediate dalle monocolture che sacrificano all´export il cibo necessario alla sopravvivenza di milioni di persone. È questa la proposta che sarà lanciata a Terra Madre, il raduno di cinquemila rappresentanti delle comunità di base del cibo provenienti da 163 paesi organizzato da Slow Food a Torino dal 21 al 25 ottobre.
«Può sembrare strana l´idea di creare orti in un continente che nell´immaginario comune è associato a una moltitudine di piccoli campi, ma la realtà è ormai molto lontana da quello stereotipo», spiega Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food. «La pressione delle multinazionali, delle monocolture finalizzate all´esportazione, dei pesticidi, dell´urbanizzazione, dell´avanzata del deserto ha stravolto equilibri secolari. Nelle bidonville in crescita violenta si è persa la memoria dei saperi alimentari che consentivano di sopravvivere anche in condizioni molto difficili e i prodotti della tradizione sono stati sostituiti dal fast food».
Fino ad oggi l´operazione orti è riuscita a realizzare i primi 150 capisaldi delle colture tradizionali in una ventina di paesi. L´obiettivo è arrivare a quota mille entro la fine del 2011. Ma bisogna fare i conti, paese per paese, con resistenze molto forti e problemi crescenti.
In Senegal il 95 per cento del riso coltivato viene ormai dal Sud Est asiatico e le produzioni tradizionali sono residuali. Il progetto Mangeons local, nato nel 2008 e sostenuto dalla Regione Piemonte, ha messo in contatto i piccoli produttori con cuochi e ricercatori per sostenere una rete di consumo basata sul fonio, uno dei cereali tradizionali, il miglio e il sorgo, che verranno coltivati anche nei nuovi orti. In Costa d´Avorio i problemi maggiori nascono invece dalla crescita dei conflitti che ha compromesso la circolazione delle merci e la produzione agricola. Il rilancio degli orti punta a recuperare l´uso di ortaggi locali e del sumbalà, un composto che esalta la sapidità dei cibi e che è caduto in disuso, sostituito dal dado da brodo industriale imposto con un´ossessionante campagna di marketing. In Ginea Bissau la monocoltura di anacardi ha soppiantato le coltivazioni tradizionali: a partire da maggio tutta la manodopera disponibile viene monopolizzata e gli orti abbandonati. Inoltre l´abuso del vino di anacardo ha moltiplicato i casi di alcolismo. La risposta degli orti è puntare sui prodotti tradizionali come il riso de pilau e il peperoncino malagueta. In Kenya scontri etnici e abbandono delle tecniche tradizionali hanno esasperato la migrazione verso le aree urbane: i campi si spopolano e l´età media dei contadini sale. Per difendere l´equilibrio ambientale e sociale dei villaggi si moltiplicheranno orti in cui si coltiva la zucca di Lare e l´ortica.