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 2010  settembre 30 Giovedì calendario

SU SPRECHI ED EVASIONE BRUNETTA HA RAGIONE


L’altra settimana il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano è stato in visita a Salerno e ha molto lodato la città e il suo sindaco Vincenzo De Luca. In quella città della Campania, ha detto Napolitano, si era «compiuta un’anomalia positiva rispetto ad altre situazioni più critiche anche nell’ambito della stessa regione e del Mezzogiorno». Intendeva dire che, comparata con la situazione di altre parti della Campania (Caserta?) o con determinate regioni del Mezzogiorno (Calabria?), la situazione di Salerno era decisamente migliore, sia sotto il profilo della criminalità sia sotto quello del buon governo. Come sempre il presidente ha raccolto simpatia ed elogi.
Più o meno negli stessi giorni il ministro Renato Brunetta scatenava un putiferio per avere detto che senza la Calabria e la conurbazione Napoli-Caserta l’Italia sarebbe uno dei primi paesi in Europa. Lo sdegno ha contagiato tutti: intellettuali e studiosi, governatori del Sud, uomini di Chiesa, esponenti del Pd, politici di Futuro e libertà, solo per citare alcune categorie. Nessuno ha notato che, sul piano empirico, Napolitano e Brunetta avevano fatto sostanzialmente la medesima affermazione, e cioè che ci sono profondissime differenze dentro il Sud. Solo che il prudente Napolitano lo ha fatto lodando l’anomalia positiva di Salerno, mentre l’impulsivo Brunetta lo ha fatto deprecando l’anomalia negativa delle zone di mafia, incautamente descritte come un «cancro sociale e culturale». Ma andiamo alla sostanza del discorso di Brunetta. La sua tesi è che la pessima posizione dell’Italia nei confronti internazionali, a partire da quelli di reddito e di criminalità, dipenda essenzialmente dalle cattive performance di alcune specifiche porzioni del territorio nazionale, e segnatamente della Calabria e della conurbazione Napoli-Caserta. Dunque non dal Mezzogiorno nel suo insieme, ma innanzitutto da una parte di esso, quella in cui la densità della criminalità organizzata è più alta.
Brunetta ha ragione. Se prendiamo i dati del reddito prodotto, dell’evasione fiscale, della disuguaglianza, degli sprechi nella sanità, della criminalità organizzata, dei livelli di apprendimento degli studenti, non vi sono dubbi: senza i territori di mafia l’Italia sarebbe allineata agli altri paesi europei. Ma c’è di più: su alcune variabili importanti, per esempio i reati di mafia, la distanza che separa il Centro-Nord dal Sud nel suo insieme è minore di quella che separa, dentro il Mezzogiorno, i territori sani da quelli malati (grafico). Le quattro regioni del Sud più immuni dai reati di estorsione, Abruzzo, Molise, Basilicata, Sardegna, hanno tassi inferiori alla media nazionale, analoghi a quelli del Piemonte, della Liguria o del Lazio. Mentre i due territori indicati da Brunetta, Napoli-Caserta e la Calabria, hanno valori doppi e tripli. Insomma, il divario più grande non è fra Nord e Sud ma è dentro il Sud, fra regioni tranquille e regioni ad alta densità mafiosa.