Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  settembre 24 Venerdì calendario

L’AZZARDO ONLINE DI BABY DANIEL

Nel 2009, a soli 26 anni Daniel Tzvetkoff era già nella classifica dei 100 uomini più ricchi d’Australia. Assieme al suo socio, l’italo-australiano Salvatore Sciacca, detto Sam. Poco più di un anno prima la Intabill, società da loro fondata, era stata valutata oltre 120 milioni di dollari Usa. E con entrate stimate attorno al milione al giorno, era considerata una delle grandi promesse economiche del paese.

Anche perché operava in uno dei pochi settori non colpiti dalla crisi, quello del gioco d’azzardo online. Servizio offerto: il pagamento elettronico per i giocatori di poker, blackjack o qualsiasi altra forma di gambling via internet. Unico problema: negli Stati Uniti, dove risiede la gran parte dei giocatori, il gioco online è proibito dal 2006, quando il Congresso lo ha vietato (anche se adesso potrebbe legalizzarlo, si veda scheda a fianco). Tzvetkoff e Sciacca lo sapevano, ma pensavano di aver trovato il modo di aggirare l’ostacolo. Come aveva scritto Sciacca in una email al socio: «Quello che ci chiedono è illegale, ma siamo stati gli unici così furbi da trovare il modo di farlo».

La loro soluzione era piaciuta a quasi tutti i maggiori siti di gioco d’azzardo, da PokerStars a Absolute Poker passando per Ultimate Bet. Tant’è che tra il febbraio 2008 e il marzo 2009, soltanto in America, Intabill ha gestito transazioni per oltre 543 milioni di dollari.

Nell’aprile scorso Tzvetkoff ha fatto però l’errore di visitare Las Vegas. Dove è stato immediatamente arrestato dalle autorità federali americane. Ha così scoperto di essere ricercato dalla procura di New York (dove è stato successivamente trasferito) per riciclaggio e violazione della legge che proibisce il gioco online.

Massimo della pena prevista: 75 anni di carcere. Il che avrebbe significato per lui passare il resto dei suoi giorni in una prigione federale americana. È finita invece in modo diverso. Ma vale la pena ricostruire la storia dall’inizio.

L’avventura di Intabill comincia nel febbraio 2008, in un sobborgo di Brisbane, dove Tzvetkoff e Sciacca hanno aperto i propri uffici. Ai loro clienti promettono di gestire le procedure di incasso delle scommesse online grazie a un sistema esclusivo garantito e protetto. Nel giro di pochi mesi il flusso di denaro cresce come un fiume in piena. Un po’ tutti i siti di gioco online che operano sul mercato americano vengono infatti a sapere di questa società, Intabill, che ha "risolto" il problema della gestione dei pagamenti con gli Stati Uniti, dove il gioco è illegale. E le affidano la movimentazione di centinaia di milioni di dollari.

Sciacca, all’epoca trentaseienne, è un avvocato, ha già un suo studio e continua a mantenere un profilo relativamente basso. Ma Tzvetkoff ha appena 25 anni e ha meno autocontrollo. Entra così in un vortice di acquisti da favola. Comincia con una Audi, passa a una Range Rover, quindi a una Lamborghini e infine a una Ferrari 599. Poi arriva lo yacht di 30 metri, il Maximus, comprato usato per 7,3 milioni di dollari, e pochi mesi dopo una villa megagalattica da 28 milioni. Con lo stesso Sciacca apre anche un nightclub, Zuri Lounge.

Ma qual è il segreto di Intabill? A rivelarlo è la richiesta di rinvio a giudizio della procura di New York: «Tzvetkoff e i suoi complici hanno creato una rete di dozzine di società di facciata nelle Isole Vergini britanniche con nomi che non lasciano trasparire alcun legame con il gioco d’azzardo. Utilizzandole come schermo si affidavano poi al sistema bancario americano per completare i pagamenti».

Dallo stesso documento emerge che Tzvetkoff non solo riciclava in questo modo il denaro dei pagamenti dei siti di gioco online ma stornava parte di quel denaro su suoi conti, e si è così appropriato di 100 milioni di dollari in pagamenti mai fatti.

Che Tzvetkoff sia un truffatore adesso lo dice anche Sciacca. Dopo l’arresto del socio, l’avvocato lo ha denunciato, accusandolo di aver illegalmente speso fondi della società a fini personali. Sperando che nessuno ricordi le email in cui lui stesso celebrava la furbizia comune, chiede 100 milioni di dollari in danni, in quanto "vittima innocente" del partner.

Dove sia Tzvetkoff adesso non è dato saperlo. Sia il suo avvocato che la procura di New York si trincerano dietro a un no comment. Formalmente si sa solo che il 23 agosto scorso è stato fatto un patteggiamento. Informalmente fonti federali hanno rivelato al Sole24Ore che il giovane australiano di origine bulgara è uscito dal carcere e sta «cantando come un canarino». A parte i siti online offshore, ad aver motivo di preoccuparsi di ciò che sta rivelando pare siano svariati istituti finanziari americani.

Potrebbe essere una coincidenza, ma la settimana scorsa la procura federale di New York ha sequestrato 733mila dollari alla Goldwater Bank di Scottsdale, in Arizona perché «tra gennaio e maggio del 2009 un ammontare equivalente derivante dai proventi di gioco online è transitato attraverso un conto da essa gestito».

Le confessioni di Tzvetkoff potrebbero infliggere un colpo duro agli operatori del gioco online offshore. Ma nessuno si illude che possa essere risolutivo.

Intabill non c’è più, ma dalle sue ceneri è già nata un’altra società, Payovation, che impiega tutti suoi ex dipendenti. L’amministratore delegato, Michael Hui, fino a qualche mese fa lavorava in uno studio legale. Quello di Salvatore Sciacca, detto Sam. Che difficilmente commetterà l’errore di visitare Las Vegas.