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 2010  settembre 24 Venerdì calendario

CASA DI MONTECARLO È SEMPRE PIÙ GIALLO

Lorenzo Rudolph Francis è in Svizzera. Il ministro della giustizia dell’isola di Saint Lucia, l’uomo più ricercato dalla stampa italiana in questo momento, si trova in Europa e non ha nessuna voglia di parlare del documento che sta facendo accapigliare finiani e berlusconiani. C’è il nome di Francis sotto la lettera che sembra a prima vista inchiodare il cognato di Fini. Dopo aver descritto l’iter della casa, passata dal patrimonio di An a quello di una società di Saint Lucia, Printemps Ltd, che poi lo ha ceduto a una seconda società, la Timara Ltd, l’autore scrive: “È stato possibile accertare che il signor Tulliani è il titolare effettivo (beneficial owner nel testo originale ndr) della società”. Da quando, nel pomeriggio del 21 settembre la lettera firmata dal ministro della giustizia di Saint Lucia, Lorenzo Rudolph Francis, e diretta al premier dello staterello delle Antille, King Stephenson, è stata pubblicata dal giornale on-line El Nacional di Santo Domingo e poi rilanciata in Italia dal sito internet Dagospia, tutti si pongono una domanda: “quel documento è vero o falso?”. Il Fatto Quotidiano è riuscito a porre questa domanda a Francis e la risposta è stata, “è vero”. Il Fatto raggiunge Francis solo alle otto e mezza di sera. L’inseguimento è partito nel primo pomeriggio in Italia, all’apertura degli uffici governativi dell’isola delle Antille. In quelle ore i politici a Roma offrivano letture inquietanti sull’origine del documnento. “È una patacca”, dicono all’unisono i Finiani, “c’è dietro la manina dei servizi”. Poi in serata ad Anno zero Italo Bocchino sarà più preciso e punterà il dito contro alcuni personaggi vicini a Berlusconi. Bocchino intravede la manina di Valter Lavitola, editore del giornale socialista L’Avanti, e imprenditore specializzato nel commercio di pesce in sudamerica, accompagnatore del premier nei suoi viaggi e compagno delle sue serate allegre in compagnia di belle e giovani ragazze. L’altro nome tirato in ballo da Bocchino è quello di Vittorugo Mangiavillani , un giornalista del Velino che avrebbe avuto un ruolo nel far finire la presunta “patacca” dagli uffici di Saint Lucia alla redazione del Giornale di Vittorio Feltri. Gli interessati annunciano querele e smentiscono. Intanto, nella capitale di Saint Lucia, Castries, non c’è nessuno disposto a parlare di una materia così bollente. La lettera pubblicata dal Nacional di Santo Do-mingo e rilanciata dalla stampa italiana, è devastante anche per la politica di Saint Lucia. I ricchi di tutto il mondo vengono a costituire le loro società qui perché sanno che non esiste posto al mondo più ostile per i ficca-naso della Guardia di Finanza o della stampa. La lettera di Franci - se vera - rischia di far saltare l’economia dell’isola caraibica. Un ministro che indaga sulla proprietà di una società anonima e che riporta i risultati della sua indagine al premier su carta intestata, sembra un’assurdità, che a Saint Lucia è data per impossibile, più di una nevicata. Che il primo ministro Stephenson e il ministro Francis non abbiano intenzione di parlare è ovvio. “Il ministro è fuori fino a venerdì”, dice la segretaria di Francis. Allo studio legale di Saint Lucia dove Francis ha lavorato fino a pochi mesi fa, prima di essere nominato, però una persona gentile ci fa il dono del suo numero di telefonino. Il ministro risponde con sorpresa e non ha nessuna intenzione di dilungarsi. Questo è il testo della conversazione.
Ministro Francis ha letto la lettera pubblicata dal Nacional e poi dalla stampa italiana, cosa ci dice al riguardo?
“La prossima settimana rilasceremo un comunicato ufficiale su questa materia”.
Ma quel documento è vero o falso?
“È vero”.
Quindi ha scritto lei il documento? Lei dice che è vero?
“Sì, sì, faremo un comunicato ufficiale la prossima settimana”.
Perché aspettare tre giorni?
A questo punto il ministro chiude frettolosamente. Prima di parlare con Francis, il Fatto Quotidiano aveva cercato di chiarire il giallo a partire dal testo della lettera, unico elemento disponibile. Un cronista, dopo aver notato la stranezza di un link blu tipico delle carte digitali, e una differenza tra i caratteri ufficiali rispetto a quelli della lettera al centro del caso Tulliani, aveva chiamato la stamperia del Governo. Un funzionario, Junior Aimable, ha risposto: “siamo solo noi a stampare le carte ufficiali, non facciamo carte digitali e non mi ricordo che ci abbbiano mai chiesto di cambiarle”.
L’apparente discrasia tra la conferma di Francis al Fatto e la versione della stamperia potrebbe in teoria spiegarsi con un mutamento recente della carta intestata dovuto al cambio di guardia nel dicastero. Ma chi è l’uomo di Governo che ha inferto dai Caraibi questo colpo durissimo al presidente della Camera Gianfranco Fini? Lorenzo Rudolph Francis, detto Doddy, è un avvocato fiscalista ed è stato nominato ministro il 16 luglio scorso dopo il licenziamento del predecessore Nicholas Frederick. Francis, prima di sarsi alla professione era stato per molti anni un funzionario pubblico e ha lavorato nell’agenzia fiscale di Saint Lucia. Sul sito della Sec, l’Autorità di controllo della borsa americana, il nome di Francis è citato in un documento che non contiene giudizi entusiastici su di lui. La lettera è firmata da Jonatan Malamud, presidente del Map Financial Group, una società che si occupa di credito e che faceva affari fino al 2008 con la la Tcl, creata e diretta dall’allora avvocato Francis che offriva prestiti veloci on-line. Il partner di Francis, Malamud, prima di chiudere il rapporto con Tcl scrive: “abbiamo più volte attirato la vostra attenzione sul tasso di insolvenze tra i prestiti emessi dal vostro ufficio Tcl. La percentuale è del 25 per cento, un tasso che troviamo abbastanza allarmante e inaccettabile”.