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 2010  settembre 24 Venerdì calendario

Dalla valigia di Capa il film della “Guerra civil” - E’ il curioso destino delle fotografie della guerra civile spagnola scattate negli Anni 30 da Robert Capa, attimi rubati di una storia più complessa che i magazine d’allora, Life e Regards, Vu e Schweitzer Illustrierte Zeitung, pubblicarono a perenne condanna del fascismo repressivo e guerrafondaio

Dalla valigia di Capa il film della “Guerra civil” - E’ il curioso destino delle fotografie della guerra civile spagnola scattate negli Anni 30 da Robert Capa, attimi rubati di una storia più complessa che i magazine d’allora, Life e Regards, Vu e Schweitzer Illustrierte Zeitung, pubblicarono a perenne condanna del fascismo repressivo e guerrafondaio. Oggi, rivisti nelle sequenze dei negativi del tempo, questi scatti tornano a essere i frammenti di un film più completo, modernissimo. È il pregevole risultato di un recupero insperato, quello della «Valigia messicana», che è il titolo della mostra aperta ieri (fino al 9 gennaio) all’International Center of Photography (Icp). Vi sono esposte centinaia di foto e negativi a 35 mm inediti di Capa, e dei suoi colleghi Chim (David Seymour) e Gerda Taro, che era anche la sua compagna e morì sul lavoro nel ’37. Per «valigia messicana» si intendono tre scatoloni di rullini che i tre fotogiornalisti produssero documentando di persona, dal 1936 al 1939, scene di battaglie ed esodi di civili sfollati, parate e funerali, ritratti di donne e bambini affamati, palazzi bombardati e aerei abbattuti. Ci sono inediti preziosi come la foto di García Lorca (scattata da Chim, tra le ultime immagini del poeta, assicurano all’Icp), quella della Pasionaria Dolores Ibarruri e quella dove si vede Ernest Hemingway. Un patrimonio di immagini che era stato dato per perso, ma è poi riemerso a Città del Messico, tra gli oggetti conservati da un ex ambasciatore messicano a Parigi negli Anni 90. Solo nel 2007, però, il materiale è arrivato all’Icp, la sua casa naturale. Il centro, infatti, era stato fondato nel 1974 da Cornell Capa, fratello di Robert e lui pure valente fotografo. Si sapeva che Capa, fuggito da Parigi prima che arrivassero i nazisti, aveva lasciato una cassa piena di rullini, ma la sorte di quel tesoro artistico-storico non fu mai ricostruita, neppure dall’interessato, che morì nel 1954 a 41 anni senza saperne più nulla. «Il moderno fotogiornalismo di guerra è nato con Capa, e non c’è dubbio che il suo stile abbia influenzato le generazioni successive di reporter di prima linea», ci spiega la curatrice della mostra, Cynthia Young. Ora, grazie ai 4500 negativi - in parte esposti nella mostra e tutti inseriti nei due volumi del catalogo - la tecnica dei reportage bellici di Capa e compagni può essere indagata nei dettagli. «Il loro lavoro era finora apprezzato per quanto era stato pubblicato dai giornali», continua la curatrice, «ma visti qui su fogli di stampa allargati e completi ci mostrano per la prima volta l’ordine originale in cui sono state scattate le immagini, e in molti casi l’intera produzione delle foto fatte in progressione per riprendere un certo evento». Insomma, veri «filmati» che permettono di capire più a fondo il taglio preferito dai fotografi, i loro gusti a proposito di soggetti e angolature. Tra le foto della valigia non c’è quella leggendaria del miliziano che cade con il mitra che gli sfugge di mano e il corpo che si inarca nello spasmo mortale. Per decenni ha acceso controversie e diverse interpretazioni. Vera o falsa? Cioè reale o preparata a freddo per sfondare nel mercato più nobile della propaganda e in quello più profano degli editori? «A questa foto dedicheremo il prossimo progetto di studi», promette la curatrice Young. «Finora abbiamo analizzato solo un paio di fotogrammi del 1936, e quando approfondiremo l’esame sulla serie di negativi degli esordi di Capa potremo capire meglio anche la foto del miliziano». Per ora la versione ufficiale dell’Icp è quella, ambigua, dello storico della fotografia Richard Whelan: «La fotografia voleva essere un ritratto eroico, ma il soldato fu davvero mortalmente colpito davanti alla macchina fotografica di Capa». Il mistero continua, anche a valigia aperta.