Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  settembre 23 Giovedì calendario

«Fini sapeva: la casa vale 1,3 milioni» - Quando ha letto ilGiorna­le è rimasto di stucco: «Ma guar­da un po’ che fine ha fatto la casa di Montecarlo:l’hanno svenduta per 300 mila euro

«Fini sapeva: la casa vale 1,3 milioni» - Quando ha letto ilGiorna­le è rimasto di stucco: «Ma guar­da un po’ che fine ha fatto la casa di Montecarlo:l’hanno svenduta per 300 mila euro. Un prezzo ridi­colo ». Quando, invece, ha ascol­tato la reazione di Fini si è sentito preso per i fondelli: «Ma come fa a definire congruo quel prezzo? Ma Gianfranco chi vuole prende­re in giro? Me no di certo». Filippo Apolloni Ghetti, 59 an­ni, importante agente immobilia­re romano di simpatie fasciste e poi aennine, guardò insieme a Gianfranco Fini la piantina del­l’appartamento di boulevard Princesse Charlotte 14 e lo valu­tò, grossomodo, 1 milione e due­­centomila, un milione e trecento­mila euro. «Non ricordo il giorno esatto,ma ricordo bene che c’era l’euro da poco. Quindi direi che eravamo nel 2002». Otto anni fa, un’epoca in cui la saga dei Tullia­ni era ancora di là da venire. Oggi Apolloni Ghetti, che intanto ha seguito Francesco Storace ed è uno dei dirigenti de La Destra, racconta al Giornale per la prima volta la storia di quella perizia e del colloquio avuto con Fini sul­l’appartamento di Montecarlo. Come mai Fini la chiamò? «Devo premettere che sono sta­to ingioventù dirigente del Fuan e all’epoca ero membro dell’as­semblea nazionale di An. Con Gianfranco ci conosciamo da quaranta anni e fra di noi c’è sem­pr­e stato un buon rapporto perso­nale ». Dunque? «Dunque era abbastanza nor­male che Fini mi consultasse per valutare un immobile. È succes­so anche alte volte, magari pas­sando attraverso la sua segreteria e gli amministratori del partito». Quella volta come andò? «Fini mi chiamò in via della Scrofa, nel suo ufficio. Lì mi mo­strò una piantina e mi disse più o meno queste parole: “Sai, la con­tessa Colleoni, che io manco co­noscevo, ci ha lasciato in eredità questo appartamento a Monte­carlo”. Devo dire che l’uomo era o pareva stupito; mi feci intende­re che dopo il passaggio dal Msi ad An i lasciti erano drasticamen­­te calati, questo regalo l’aveva sor­preso. Non se l’aspettava». Lei? Gli dissi: “Gianfranco,cosa fac­cio, vado a Montecarlo a veder­lo?” “ No, non ti voglio disturbare, guarda un po’ la mappa”.Mi spie­gò che erano 75 metri quadri commerciali. Io cominciai a fare le mie considerazioni, lui prende­va diligentemente appunti. E via via spiegava: mi accennò al fatto che il quartierino doveva essere ristrutturato». Ma le disse più esplicitamen­te che era in pessimo stato? «No, per niente. Mi disse che doveva esser ristrutturato. An­dammo avanti a discutere a lun­go. Venti minuti, mezz’ora, di più, non lo so. Io alla fine espressi la mia valutazione: “Gianfranco l’appartamento vale almeno 1 ,2 -1 ,3 milioni di euro”». Fini commentò la sua anali­si? «Se ne uscì con un sonoro “pe­rò”. Poi aggiunse: “I miei mi ave­vano parlato di ottocentomila eu­ro”, e lo disse con il disprezzo che un leader può avere per i suoi fun­zionari che considera incompe­tenti ». Ottocentomila euro? «Ottocentomila; questa la valu­tazione data a Fini dai suoi tecni­ci. Ma non finì lì». Che altro successe? «Per essere più sicuro organiz­zai un consulto telefonico volan­te. Chiamai Giorgio Viganò, un grande agente immobiliare oggi purtroppo scomparso, e chiese lumi a lui». Scusi, lei chiamò un altro im­mobiliarista davanti a Fini? «Certo, mi rendevo conto che la perizia era confidenziale, non approfondita, e volevo irrobusti­re il mio parere. Anche se ero sicu­ro del fatto mio per due ragioni: perché avevo visto la piantina e perché quella via di Montecarlo, boulevard Princesse Charlotte, la conosco benissimo». Dunque telefonò a Viganò. «Che confermò a grandi linee il mio expertise. “L’appartamento - mi disse - vale fra un milione e cento e un milione trecentomila euro”.Poi aggiunse una conside­razione interessante: “Guarda che se hai la fortuna di pescare il cliente giusto, quello che vuole a tutti i costi la residenza aMonte­carlo, il prezzo sale. Puoi guada­gnare altri centomila, duecento­mila euro” ». Lei? «Riferii a Fini che chiamò qual­cuno sulla linea telefonica inter­na del partito e scandì queste pa­role: “Guarda che Filippo dice che l’appartamento di Montecar­lo vale più di un milione di eu­ro” ». Chi era questo interlocuto­r e? «Non lo so.Io aggiunsi una sor­ta di postilla: “ Gianfranco, piutto­sto che rivenderlo a meno di un milione,tiello lì che tanto si rivalu­ta”. Lui mi ascoltava e cercava di capire. Però si intuiva che ritene­va quella donazione una specie di rogna, forse perché si trovava a Montecarlo,all’estero,era diffici­le da gestire, poneva evidente­mente problemi di vario genere. Dunque, feci la mia contropropo­sta ». Quale? «“Gianfranco - buttai lì - se me lo dai a un milione secco, te lo compro io” .Io avrei fatto un inve­stimento, lui si sarebbe tolto quel problema. “Filippo- mi rispose ­ma ti interessa veramente?” “No, per niente,però ti voglio venire in­contro”. “ No, meglio di no- repli­cò lui- tu sei membro dell’assem­blea di An. Qualcuno potrebbe avere da ridire”».E Apolloni Ghet­ti­s’interrompe e sorride sarcasti­co: «A Apolloni Ghetti no, al co­gnato sì. Pazienza, è andata co­sì ». Conclusione? «Gli suggerii di metterlo sul mercato con una sorta di asta a salire in busta chiusa,dando l’an­nuncio sui giornali e partendo da non meno di un milione. Lui ascoltò e chiosò: “Buona idea”. Poi ? «Di quell’appartamento non ho più saputo nulla. Finché que­sta estate ho aperto il Giornale e sono rimasto a bocca aperta nel leggere che era stato ceduto a tre­centomila euro. Capisce? Trecen­tomila euro. Non può capire il mio stato d’animo,la mia rabbia, la mia umiliazione, nel vedere poi le incredibili dichiarazioni di Fini che sosteneva e sostiene an­cora che quella cifra fosse con­grua. Offendeva così la mia intelli­genz­a e quella di chiunque masti­chi un minimo, ma proprio un mi­nimo, queste tematiche. Per for­tuna me ne sono andato tre anni fa,ho seguito Storace,come presi­dente dell’associazione Ludovisi lavoro per tenere unito il centro­destra, tutto il centrodestra». Insomma, quanto vale secon­do lei oggi l’appartamento di boulevard Princesse Charlot­te? «Almeno un milione e mezzo di euro».