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 2010  settembre 23 Giovedì calendario

SCHEDONE METROPOLITANA MILANESE

Sabato 19 settembre. Terza esondazione del Seveso in poco più di un mese (5 e 12 agosto). Tra le 4 e le 6 di pomeriggio, l’acqua sfiora il metro e interi quartieri restano senza elettricità.
A Fulvio Testi, Zara, Niguarda i passanti hanno l’acqua sotto il ginocchio. I tombini sputano come geyser, le macchine sono sommerse fin sopra le ruote, i tram bloccati, il traffico paralizzato. L’intera zona si ritrova travolta da onde fangose che allagano i marciapiedi e si infilano nelle cantine, nelle scuole e nei negozi.
In viale Fulvio Testi e in viale Zara ci sono i cantieri per la nuova linea della Metropolitana Milanese la Mm5 (o Lillà). L’auto di Raffaele Lottici, proprietario del ristorante la «Villetta», è stata risucchiata dentro il cantiere: «Ho fermato la macchina, lasciato la marcia ingranata, tirato il freno a mano. Ma l’acqua spingeva troppo» racconta Raffaele Lottici che ha fatto appena in tempo a scendere dalla sua Fiat Doblò pochi secondi dopo la piena del Seveso ha trascinato l’auto dentro la voragine che s’è aperta in viale Zara. «Una cosa impressionante. Se fossi rimasto in macchina un minuto in più, non so come sarebbe finita».
Davanti al ristorante dovrà essere costruita una fermata del nuovo metrò e crollando con la strada, l’auto ha spaccato alcune tubature, tra cui un acquedotto che pompa 60mila metri cubi al minuto che con il torrente di acqua e fango su viale Zara si è infilato nel tunnel del MM5 e, scorrendo nella galleria appena scavata, ha infine incrociato il percorso della linea gialla. Quattro fermate della Metropolitana sono state chiuse (Centrale, Sondrio, Zar e Maciachini). Nelle gallerie ci sono tra i sei e gli otto metri d’acqua, fango e detriti, i tecnici stimano un volume tra i 200 e i 300mila metri cubi. Binari, banchine e un treno (del valore di 6/7 milioni euro) sono sommersi. L’allagamento arriva fino al piano mezzanino. Mentre centrale è stata riaperta in tempi record, Sondrio, Zara e Macichini rimarranno chiuse per almeno due mesi (dopo averle asciugate e ripulite bisognerà attendere l’approvazione della revisione degli impianti).

Il linea 5. Creata per l’Expo 2015. Il tracciato era praticamente chiuso, le stazioni rifinite e i binari pronti per i test secondo gli esperti non rispetterà i termini di consegna (da contratto hanno una proroga di due mesi la consegna per ogni evento naturale che blocca il cantiere).

Danni. La stima dei danni per la linea 3 è valutata al momento a circa 35 milioni ed ce ne vorranno altri 35 per la 5.
E poi ci sono gli straordinari di vigili, tecnici, autisti, assistenti etc.
la Regione recepisce l’accordo di programma col ministero dell’Ambiente: Pronti 147,37 milioni per i fiumi e tira fuori subito 44,46 milioni di fondi ministeriali vincolati già disponibili per la salvaguardia idraulica e la riqualificazione dei corsi d’acqua dell’area metropolitana milanese.

Seveso. La prima grande esondazione risale al 1977. Il professor Marco Mancini, docente di Costruzioni idrauliche al Politecnico: «A parità di pioggia, prima il Seveso non esondava. Adesso sì». Causa: Quarant’anni di cemento e reti fognarie «Il ritardo nella costruzione di un nuovo canale di sfogo è ormai insopportabile».

Scolmatore. È un canale, più conosciuto come «ombrello» di costa 16 milioni di euro, totalmente finanziato dalla Regione, e depositato in Provincia. In aprile. Cinque mesi fa. «È un piano di raddoppio del canale scolmatore di Nord-Ovest» ed è firmato da Gaetano La Montagna, ingegnere dell’Agenzia Interregionale per il Po (Aipo). Sono 14 chilometri di lavori sulla bretella che alleggerisce la portata del Seveso, tra Senago a Rho: dev’essere allargata la sezione, vanno alzate le spalle in calcestruzzo, bisogna rifare i ponti, costruire una vasca di laminazione e ricucire gli incroci con l’A4 e le linee ferroviarie. Tempo di realizzazione: 450 giorni.
La Montagna: «Una volta completata, l’operazione consentirà al "bivio" di Palazzolo di alleggerire il Seveso di una portata massima di 60 metri cubi al secondo, il doppio rispetto alla capacità attuale. L’adeguamento mitigherebbe sensibilmente il rischio dei territori a valle». A valle c’è Niguarda.
Secondo Andrea Masciaretti, assessore al Pdl al Decentramento: «I Comuni dell’hinterland non vogliono un nuovo canale scolmatore, né lavori, né fastidi».

Moratti: Letizia Moratti chiede lo stato di calamità naturale dopo l’esondazione del Seveso: «Ho seguito minuto per minuto l’evolversi di questo gravissimo problema che si è creato e che Milano subisce da oltre 40 anni». Ma il governatore Roberto Formigoni frena: «È un processo da istruire. Si tratta di valutare, non è un sì scontato».

Reazione polemica del presidente del Codacons, Marco Donzelli: «Sarebbe scandaloso chiedere lo stato di calamità naturale, in primo luogo perché se l’esondazione c’è stata, la colpa è di quegli stessi amministratori locali che oggi vogliono chiedere lo stato di calamità, traslando sulle tasche di tutti gli italiani le loro responsabilità».

La piena del 12 agosto aveva spezzato le linee dei tram 5,7, e 31 provocando la paralisi delle strade.
L’esondazione di luglio ha bloccato i lavori della MM5

Opera simile allo scolmatore fu realizzata tra il 1600 e il 1604 La Repubblica di Venezia una colossale opera idraulica deviando la foce del Po che minacciava la laguna. Il progetto prevedeva in tempo di 4 anni e lo rispettarono.