Adriana Cerretelli, Il Sole 24 Ore 23/9/2010, 23 settembre 2010
È LEGGE LA NUOVA VIGILANZA UE
Il belga Didier Reynders, attuale presidente dell’Ecofin, ha parlato di «accordo storico». Michel Barnier, il commissario Ue a Mercato interno e Servizi finanziari, è convinto che, grazie alla nuova architettura di supervisione in futuro «si eviterà il ripetersi di grandi crisi finanziarie, si tuteleranno meglio i consumatori, si garantirà una crescita dell’economia più stabile».
Dopo un anno e mezzo di negoziati e violenti scontri istituzionali, ieri l’europarlamento a larga maggioranza ha messo l’imprimatur su una riforma che non è una rivoluzione ma con il tempo potrebbe anche diventarla. E che comunque dentro al G-20 mette l’Europa al passo con gli Stati Uniti, già intervenuti su questo fronte.
Dalla contrapposizione tra europeisti scatenati (parlamento in testa) e nazionalisti impenitenti (i governi, in particolare inglese ma in certa misura anche tedesco) è uscito un compromesso tutto sommato accettabile. Anche se, come ha sottolineato Mario Mauro (Ppe) «per capire se si tratta di scelte giuste bisognerà verificarne gli effetti in concreto, sui mercati finanziari».
A partire dal primo gennaio prossimo diventeranno operative nell’Unione quattro nuove Authority europee, che opereranno accanto e insieme alle 27 nazionali: una per le banche (Eba) con sede a Londra, una per i mercati finanziari (Esma) con sede a Parigi e una per assicurazioni e pensioni (Eiopa) con sede a Francoforte. Dove ci sarà anche il Comitato per i rischi sistemici (Cers) guidato per i prossimi 5 anni dal presidente della Bce Jean-Claude Trichet. Ciascuna avrà un organico iniziale di 70 persone che saliranno a regime a un centinaio e un bilancio per il 60% foraggiato dalle Autorità nazionali. L’europarlamento potrà porre il veto sulla nomina dei vari presidenti.
La battaglia campale tra governi e istituzioni Ue si è concentrata sui poteri dei nuovi organismi. Che alla fine disporranno di armi tutt’altro che spuntate. Le nuove agenzie europee avranno infatti il potere di verificare la compatibilità delle decisioni nazionali con la normativa europea, di mediare nelle vertenze tra i supervisori nazionali e di emettere decisioni vincolanti in caso di persistenti disaccordi tra loro. Potranno, in situazioni di emergenza, ordinare ai supervisori nazionali di prendere provvedimenti.
Avranno il potere di controllare l’operato di istituti e prodotti finanziari, valutandone l’impatto sui mercati con possibilità di arrivare anche a vietarli, sia pure in casi estremi. Uno di questi riguarderà per esempio vendite allo scoperto e credit default swaps (Cds), una volta che le proposte presentate nei giorni scorsi da Barnier entreranno in vigore, si presume entro il 2012. Non solo. Avranno anche il compito di fissare norme e standard tecnici armonizzati, allo scopo di creare un corpo unico di norme valido per tutti gli operatori del mercato.
Il Comitato europeo per i rischi sistemici dovrà poi vegliare sulla stabilità dell’economia e dei mercati e lanciare, in caso di necessità, allarmi preventivi. Però non avrà il potere di dichiarare un eventuale stato di emergenza: questo resterà prerogativa esclusiva degli Stati membri. Nessuna delle nuove Authority d’altra parte avrà il potere di emettere decisioni che costringano uno Stato membro a esborsi di denaro pubblico. In questo caso l’interessato potrà bloccarle esercitando il diritto di veto in sede di Consiglio europeo. Anche se non potrà abusare di questo potere.
Una clausola di revisione prevede che le nuove regole saranno riesaminate ogni tre anni per aggiornarle e per procedere alla graduale integrazione del sistema di supervisione europea. Magari unificandone anche le sedi. Con l’idea, perlomeno del parlamento, di europeizzarne sempre più struttura, cultura e azione.