Cristiana Pulcinelli, l’Unità 22/9/2010, 22 settembre 2010
L’OSCURA FASCINAZIONE DEI NEGAZIONISTI DELLA SCIENZA
Dicono che l’influenza A H1N1 è stata una bufala. E vedono dietro all’allarme diffuso l’inverno scorso un complotto. Lo scopo? Far guadagnare le case farmaceutiche che producono
farmaci e vaccini antinfluenzali. I complottisti? Tutti: scienziati, governi, persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità. La tesi del complotto è girata sottovoce nei bar, nelle case, ha raggiunto la stampa e persino il Consi-glio d’Europa un cui membro l’ha sostenuta con vigore. Perché ha avuto successo? «È molto più accattivante e attraente dire che c’è stato un complotto piuttosto che dire la verità, ovvero che la pandemia c’è stata, ma non si sono verificate le conseguenze per cui ci si era preparati», spiega Stefania Salmaso che ha seguito la vicenda della pandemia per l’Istituto Superiore di Sanità. Una banale questione di previsioni errate, in sostanza, non fa parlare di sé, mentre sostenere la tesi del complotto può farci passare per eroi.
«Le affermazioni del membro del Consiglio d’Europa sono state molto gravi – dice Salmaso - ma sono state rilasciate alla stampa. Se questo signore avesse avuto le prove di quanto ha detto, sarebbe dovuto andare alla magistratura». Il sospetto è che si sia utilizzata questa pandemia per affermare determinate correnti di pensiero. Un caso di negazionismo a scopo politico.
Ma i negazionisti sono un po’ ovunque, hanno radici lontane e spesso sono in buona fede. Negano che l’Hiv sia la causa dell’Aids. Negano che il cambiamento del clima sia un problema, o, almeno, che sia un problema causato dall’uomo. Negano che i vaccini siano efficaci, anzi sono convinti che siano dannosi. Negano che il fumo faccia male. Negano che l’evoluzione sia il meccanismo che spiega la varietà di specie sul nostro pianeta. Poco importa che la stragrande maggioranza della comunità scientifica ritiene che per ognuna di queste affermazioni ci siano prove inconfutabili. Naturalmente non si tratta sempre le stesse persone: c’è chi crede che i vaccini causino l’autismo ma non mette in discussione Darwin o chi crede che il cambiamento climatico sia un problema reale,
mentre non lo sia l’arrivo di una pandemia. Ma qualcosa accomuna queste forme di pensiero. Dietro c’è sempre
un senso di sfiducia nell’autorità (in questo caso gli scienziati) e la paura di essere vittime un complotto.
QUESTIONE DI (S)FIDUCIA
La rivista New Scientist ha dedicato uno speciale al negazionismo applicato alla scienza e Internazionale lo ha
pubblicato in Italia. La tesi di fondo è proprio che il negazionismo nasce laddove bisogna fidarsi di quello che dicono gli scienziati. Un esempio? Che gli antibiotici funzionino non si può negare perché lo constatiamo con i nostri occhi ogni volta che ci viene una bronchite. Ma che i vaccini ci liberino da
malattie che non vediamo più (proprio perché ci sono i vaccini) ce lo dicono gli esperti e ci dobbiamo fidare, così come che il pianeta si sta riscaldando, così come che esiste un legame tra
fumo e cancro ai polmoni. Ci dobbiamo fidare. Proprio questo è il punto. In molti non si fidano più di una scienza che sembra distante e arrogante.
C’è poi il discorso sulla perdita di controllo delle nostre vite. Siamo in balia di incertezze come un virus che muta. Azioni che fino a ieri ci sembravano giuste, come bruciare il carbone, ci dicono che uccidono le generazioni future. La confusione è grande e il sapere è nelle mani di pochi.
Seth Kalichman è un sociopsicologo dell’università del Connecticut che si è infiltrato per un anno nei gruppi che negano l’Aids. New Scientist ha sentito la sua opinione: i negazionisti non raccontano bugie, ma sono intrappolati nel pensiero diffidente: «Lo stile cognitivo dei negazionisti parte da
un senso della realtà deformato. È uno dei motivi per cui discutere con loro è del tutto inutile. Tutti noi adattiamo il mondo al nostro senso della realtà, ma chi è diffidente la distorce con un’intransigenza fuori dal comune». Non ha senso quindi proporre spiegazioni razionali e prove scientifiche contro le loro tesi perché loro non ragionano così. E se gli scienziati reagiscono con stizza, il risultato è solo che sembrano ancora più arroganti.
C’è da dire che al pensiero negazionista è stata data una mano. Il dubbio viene spesso usato come strategia da aziende che vedono minacciati i propri interessi, ricorda un articolo di Richard Littlemore. L’industria del tabacco, ad esempio, ha cominciato negli anni Settanta ad alimentare teorie del complotto creando e finanziando istituti di ricerca apparentemente indipendenti che diffondevano dati distorti. L’Advancement of sound science coalition (Tassc) fu fondata nel 1993 dalla Philip Morris con lo scopo di insinuare l’idea che il legame tra fumo e tumore ai polmoni fosse una bufala.
Ma dopo aver ricevuto soldi dalla Exxon, lo stesso istituto ha cominciato a mettere in dubbio anche le teorie scientifiche sul cambiamento del clima.
La Tassc ha chiuso ma è stata sostituta dalla JunkScience fondata da Steven J. Milloy che della Tassc era membro attivo. JunkScience, o scienza spazzatura, attacca la scienza basata, secondo Milloy, su dati falsi, in particolare quella che riguarda gli effetti del Ddt, quelli del fumo passivo, i cambiamenti
climatici, il buco nell’ozono.
ANEDDOTI CONSERVATORI
Il negazionismo è conservatore? Forse sì. Questo spiegherebbe anche il suo successo. Secondo il linguista George Lakoff, i conservatori sono sempre stati più bravi dei progressisti a sfruttare gli aneddoti e le emozioni per convincere gli elettori. Mentre i progressisti credono che di fronte a dati verificati gli elettori non potranno che trarre le giuste conclusioni, i conservatori fanno leva sulle emozioni. Lo stesso può dirsi dei negazionisti: cosa importa se non ci sono prove del fatto che i vaccini causino l’autismo? L’importante è raccontare la storia di quel bambino che si è ammalato dopo il vaccino.
Il negazionismo ha già fatto molte vittime, ricorda l’articolo di Debora McKenzie: il Sudafrica, che per anni ha parlato dell’Hiv come di un complotto dell’occidente contro l’Africa, negando la realtà dell’Aids, ha visto morire 330 mila persone e ha una percentuale di infettati tra le più alte al mondo. La politica negazionista di Bush sui cambiamenti climatici ha rallentato enormemente la risposta degli Stati Uniti e quindi quella del
mondo intero.
Ma, ciononostante, non bisogna mai censurare le idee degli altri, conclude il New Scientist. Una volta accettata, la censura potrebbe essere usata contro di noi quando la nostra posizione sarà di minoranza. Ma come combattere contro i negazionisti?
Mettere le cose in chiaro non sempre serve, come abbiamo visto. Qualche volta bisogna aspettare che il tempo faccia il suo corso. «Gli esperti - scrive lo scrittore Michael Shermer fondatore della Skeptic Society - hanno il dovere di resistere ai negazionisti continuando a smantellare le loro teorie, fino a quando non si estingueranno come i dinosauri».