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 2010  settembre 22 Mercoledì calendario

UNICREDIT, I SOCI OTTENGONO LA TESTA DI PROFUMO

Alessandro Profumo è fuori da Unicredit. Sarà il presidente Dieter Rampl a guidare la banca fino alla nomina del nuovo amministratore delegato. E’ questo l’esito di una giornata campale scandita da una serie di colpi di scena. Al punto che per un paio d’ore, tra le sette e le nove di ieri sera, era sembrato addirittura possibile che il consiglio di amministrazione della prima banca italiana potesse decidere di respingere le dimissioni già presentate nel pomeriggio da Profumo. Poi tutto è rientrato. Al momento del voto il consiglio avrebbe votato compatto per chiudere la partita con l’uscita del numero uno da quindici anni al vertice dell’istituto, di cui tredici da amministratore delegato.
Il gran capo di Unicredit esce di scena, ma la spaccatura che si è aperta tra i consiglieri apre parecchi interrogativi sul futuro dell’istituto. Un futuro all’insegna dell’incertezza se oltre a dover far fronte alle dimissioni di Profumo con una scelta necessariamente provvisoria, la giornata di ieri ha finito per portare alla luce del sole le divisioni interne al board. Se i consiglieri hanno faticato a trovare una linea comune sul cambio al vertice, c’è da scommettere che si rivelerà ancora più difficile mettersi d’accordo sul nome e sui poteri del successore di Profumo.
Il ruolo
della politica
NELLA PARTITA che si apre da oggi avrà un ruolo decisivo la politica. E non solo per la posizione della Lega che tramite un azionista di peso come la Fondazione Cariverona punta a crescere di peso. Anche il ministro Giulio Tremonti si sarebbe speso in prima persona per evitare un esito traumatico. Un tentativodimediazionechenonavrebbe centrato il bersaglio principale, cioè evitare l’addio di Profumo. Nel futuro prossimo però il ministro dell’Economia avrà buon gioco a far pesare la sua influenza nel nome degli equilibri di sistema, messi in pericolo se la guerra per bande all’interno di Unicredit proseguisse ancora per mesi. Nel corso della riunione del consiglio di amministrazione anche consiglieri di peso come Salvatore Ligresti avrebbero consigliato cautela. E lo stesso Fabrizio Palenzona, espressione di un grande azionista come la Fondazione Cassa di Torino, avrebbe tentato di evitare una battaglia campale. Di certo, nella storia della finanza italiana, scandita da agguati e congiure di palazzo nella migliore tradizione del machiavellismonostrano,nonsieramaivisto nulla di simile. Perché di solito, quando gli amministratori di una grande banca entrano in conclave, tutto è già stato deciso dietro le quinte. Diplomazia. Parole felpate da affidare ai verbali ufficiali. E poi via: i giochi sono fatti.
Ieri invece si è arrivati allo scontro frontale sulle dimissioni di Profumo. Con una parte importante dei 22 componenti del consiglio di Unicredit (il numero uno non ha partecipato) orientati quantomeno a ridiscutere le dimissioni. Dello scontro in corso si è però avuta notizia all’esternosoloinserata.Allesei di sera quando il board si è riunito sembrava tutto già deciso. Con Profumo pronto a farsi da parte e la scelta del successore rimandata di settimane, forse di mesi in attesa di individuare un profilo adatto. Nel frattempo alcune deleghe del numero uno uscente sarebbero state affidate ad interim al presidente, il bavarese Rampl, descritto come uno dei più accesi fautori del ribalto-ne . Questo lo scenario accreditato da tutti gli osservatori ancora nel tardo pomeriggio di ieri.
La mediazione
di Ligresti
DEL RESTO consultazioni e contatti informali non solo tra i grandi soci dell’istituto ma anche a livello politico erano proseguitipertuttalamattinatacon un obiettivo: evitare la resa dei conti nel consiglio di amministrazione. Nel ruolo di mediatore,comedetto,sisarebbedistinto in particolare Ligresti, che fa parte del board di Unicredit e allo stesso tempo è uno dei grandi debitori della banca. Interrogato dai cronisti all’ingresso della sede della banca, Ligresti se l’è cavata con un sibillino “sono favorevole alla stabilità”. Una dichiarazione che può essere interpretatacomeunimplicitosostegno all’amministratore delegato che nelle settimane scorse ha gestito in prima persona la ristrutturazione dei debiti del gruppo Ligresti. Alla fine però anche gli ultimi sostenitori di Profumo hanno dovuto capitolare. Oggi toccherà ai mercati finanziari esprimere il loro giudizio. Ieri la Borsa ha reagito a suon di ribassi, con un calo dell’2,11 del titolo Unicredit. La reazione spiegabile non tanto con l’uscita di Profumo, che veniva già data come quasi certa, quanto per la situazione di incertezza che sarebbe venuta a creare al vertice della più grande banca italiana, peraltro da tempo poco apprezzato dagli investitori a causadeideludentirisultatidibilancio.