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 2010  settembre 23 Giovedì calendario

JEAN-LUC GODARD GUIDA IL FRONTE DI INTELLETTUALI PER IL DOWNLOAD LIBERO —

«La proprietà intellettuale non esiste. Il diritto d’autore? Un artista non ha che doveri». Con l’amore per il paradosso e per la frase lapidaria che gli sono propri, Jean-Luc Godard si schiera contro la protezione del copyright e in particolare contro la legge Hadopi, che in Francia punisce con la disconnessione chi viene sorpreso per tre volte a scaricare illegalmente i file. Il regista di All’ultimo respiro (1960) e di Socialismo (2010) si spinge a finanziare con 1.000 euro le spese legali di Jacques Climent, un fotografo 37enne di Barjac, nel sud della Francia, che a giugno era stato condannato a pagare 20 mila euro per avere «detenuto e diffuso» 13.788 file, in maggioranza musicali, scaricati illegalmente da Internet.
Climent ha fatto della lotta al diritto d’autore online una questione di principio, e ha deciso di adire entro dicembre la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo: dopo la donazione di Godard e di altri internauti meno celebri, gli mancano ancora 1.750 euro per raggiungere i 5.000 necessari alla causa legale. «La legge Hadopi è già morta — sostiene Climent —, perché totalmente obsoleta e aggirabile grazie alle nuove tecniche che stanno creando una economia digitale parallela. Mi hanno condannato per 13.788 file? Nel frattempo ne ho già 30 mila». Da Ray Charles a Bérurier Noir.
Nonostante le leggi e le risoluzioni che in tutto il mondo, dalla Spagna alla Gran Bretagna al Parlamento europeo di ieri, puntano ad arginare il download, cresce l’opposizione di principio alle norme, anche da parte degli stessi artisti che dovrebbero volerne la tutela. Dopo la lettera aperta pubblicata l’anno scorso da Libération e firmata tra gli altri da Victoria Abril, Catherine Deneuve, Chiara Mastroianni e Louis Garrel, c’è stata l’iniziativa di 140 artisti britannici tra i quali Robbie Williams, Radiohead, Nick Mason e David Gilmour dei Pink Floyd, Peter Gabriel, e Mick Jones dei Clash. La battaglia repressiva è giudicata di retroguardia, occorre sviluppare un nuovo modello di businness. I Radiohead ci hanno provato con l’honour system, cioè chiedendo ai fan di pagare quanto ritenessero giusto il loro album «In Rainbows».
La critica di Jean-Luc Godard è ancora più radicale. Dopo la presentazione a Cannes del suo film Socialismo, che usa e ricicla immagini prese direttamente dal web, Godard ha dichiarato di essere contrario alla proprietà intellettuale e all’eredità dei diritti. «Che i figli di un artista possano beneficiare dei diritti dell’opera dei loro genitori, d’accordo, magari fino alla maggiore età... — disse il regista alla rivista Les Inrockutibles —. Ma dopo, non capisco perché i figli di Ravel debbano guadagnare soldi sul Bolero».
Il dibattito sul download rischia di essere superato nei fatti dal diffondersi dello streaming, la tecnologia che permette di ascoltare milioni di brani musicali senza scaricarli sul proprio computer, ma lasciando i file sui server di siti come Deezer o Spotify. In ogni caso, il fotografo Climent ha ottenuto non solo soldi: Godard gli ha inviato l’immagine di un piccolo veliero giocattolo con le parole scritte a mano: «Acquisito di diritto, anzi di dovere». Firmato «Surcouf, Jean-Luc Godard», in onore del pirata francese del Settecento, re dei corsari.
Stefano Montefiori