Gianni Barbacetto, il Fatto Quotidiano 23/9/2010, 23 settembre 2010
MA QUANTO RENDE BONFICARE
Il nuovo business, in Padania, è verde. La Lega non c’entra: è verde nel senso che si fanno sempre più affari con la scusa dell’ambiente. Per esempio: le bonifiche. Un affarone, per chi le fa (magari male o senza finirle, come ci hanno insegnato i casi Santa Giulia a Milano e Sisas a Pioltello). Ora, scattato l’allarme proprio a causa dello scandalo in cui è coinvolto Giuseppe Grossi, il “re delle bonifiche”, gli interventi sulle aree si moltiplicano. Parola d’ordine: bonificare. Rende. Anche quando è inutile. Lo hanno capito a Quarto Oggiaro, quartiere alla periferia di Milano, che c’ha messo tre decenni prima di avere una sistemazione urbanistica abbastanza soddisfacente, con aree verdi e piccoli parchi. Ebbene ora, con la scusa che è necessario bonificare, stanno partendo operazioni dissennate d’abbattimento degli alberi. Lo racconta un’insegnante della scuola elementare del quartiere, Salvina Inzana, animatrice del comitato locale Concilio-Simoni. Sotto il verde di Quarto Oggiaro c’è l’inquinamento, hanno scoperto ora gli amministratori del sindaco Letizia Moratti. Perché il parco è sorto dove 40 anni fa c’era la vecchia cava Cabassi, poi riempita con materiale di scarto. Dunque bisogna bonificare: abbattere gli alberi (300 nel parco Simoni); grattare e portar via (dove? a casa di chi?) i primi due metri di terreno (40 mila metri cubi); stendere un tappeto (“capping”) impermeabile e indistruttibile; infine ricoprire con altri due metri di terra “sana” (presa chissà dove). E le belle e sane piante del parco Simoni? Diventeranno “cippato”, cioè preziosi trucioli da bruciare e trasformare in energia. Saranno sostituiti, forse e chissà quando, con altri alberelli che stenteranno a crescere in due metri di terreno chiuso dal “capping”. È diventata una moda. Altri 300 alberi sono già stati abbattuti nel parco del Mincio, prima che la Forestale bloccasse l’operazione; 500 sono spariti in via Terzaghi, a Milano; 200 in via Concilio, ancora a Quarto Oggiaro; 300 in via Tesio, sempre in quella città che proprio non ha alberi in eccesso, a guardare le classifiche europee. Sul “capping” i tecnici si dividono. Utile a non far penetrare i veleni nella falda, secondo alcuni. Per altri, “tappeto malefico” che fissa per l’eternità i veleni sotto un sudario che impedisce alle piogge di irrorare in profondità la terra; e che lascia i due metri sopra innaturalmente non comunicanti con la terra sottostante, pronti a impregnarsi dei nuovi veleni portati dalle piogge. L’operazione è remunerativa per chi la realizza, cioè la Mm, società controllata dal Comune di Milano che non riuscendo a costruire altre linee di metropolitana (mancano i soldi pubblici) si dedica a redditizi business “ambientali”. La Mm fa realizzare le analisi del terreno; scopre l’inquinamento; realizza la bonifica; stende il mitico “capping”. Tutto in casa: senza che le analisi siano fatte da una qualche agenzia indipendente, non interessata a scoprire veleni a ogni costo. L’operazione sarà remunerativa anche per chi fa movimento terra, settore in cui in Lombardia è forte la ’ndrangheta. Se poi, tolti gli alberi con la scusa della bonifica, il parco verrà trasformato in parcheggio, o in centro commerciale, ci guadagneranno anche altri soggetti. Di certo non i cittadini.