Michele Giorgio, il manifesto 22/9/2010, 22 settembre 2010
LO STATO EBRAICO SI BLINDA CON LA SUA CUPOLA DI FERRO
Si chiama «Iron dome» (cupola di ferro) il sistema di difesa anti-razzi che Israele si prepara a dislocare e che potrebbe accorciare i tempi di una guerra contro Iran e Libano. Sviluppato dall’industria bellica «Rafael», l’Iron dome quest’estate ha ultimato i test ed è stato dichiarato operativo, grazie anche a un’iniezione straordinaria di finanziamenti americani. Nel maggio scorso Barack Obama aveva chiesto e ottenuto dal Congresso lo stanziamento di 205 milioni di dollari per completare lo sviluppo dell’Iron Dome. Fondi extra, che vanno oltre i 3 miliardi di dollari che Washington versa annualmente a Israele.
Il sistema sarebbe in grado di garantire un’ampia protezione dai razzi a media e breve gittata. Israele si appresta a schierarlo a nord, al confine con il Libano, e a sud nei pressi della Striscia di Gaza. Una volta dislocate, le batterie di Iron dome saranno ciascuna in grado di sorvegliare una città di 120 mila abitanti grazie a missili che, guidati da un radar di ultima generazione, potranno intercettare e distruggere in volo «razzi-ostili», entro un raggio di 5-70 km. Non solo ma l’Iron dome sarebbe così sofisticato da poter distinguere tra razzi diretti verso i centri abitati e quelli che colpiranno aree deserte.
Realizzato a scopo difensivo contro i razzi katiusha di Hezbollah e quelli artigianali Qassam realizzati a Gaza, l’Iron Dome potrebbe convincere i dirigenti israeliani che la popolazione civile è sufficientemente protetta da poter sopportare una nuova guerra, anche su più fronti: Iran, Siria, Libano e Gaza. Il nuovo sistema anti-razzi quindi accorcia i tempi di un possibile attacco contro le centrali atomiche iraniane. Verrà schierato infatti assieme al sistema Arrow, che consente di intercettare nell’alta atmosfera missili balistici a lunga gittata, come quelli che lancerebbe l’Iran verso Tel Aviv in reazione ad un attacco contro le sue centrali atomiche.
Una «opzione» che Israele continua a minacciare. L’Iron Dome, secondo i suoi ideatori, sarebbe in grado di fermare le migliaia di razzi che, durante una nuova offensiva israeliana in Libano, il movimento sciita Hezbollah sparerebbe in direzione del territorio israeliano. Come nel 2006: le perdite civili israeliane furono poche decine di fronte ai 4mila razzi piovuti in Galilea (oltre 1200 i libanesi uccisi dai bombardamenti israeliani) ma i riflessi psicologici furono forti, con un milione di persone costrette a rifugiarsi nelle zone centromeridionali del paese.
Fonti militari tuttavia dubitano dell’affidabilità dell’Iron dome in caso di un massiccio attacco missilistico contro Israele e avvertono che ci vorranno molti mesi, se non anni, per dislocare sufficienti batterie a protezione dei centri abitati. Tempi troppo lunghi per i comandi israeliani intenzionati a colpire, forse entro un anno, le centrali iraniane e a cercare al più presto la rivincita con Hezbollah.