GLAUCO MAGGI, La Stampa 23/9/2010, pagina 23, 23 settembre 2010
Addio negozi, il gioco è virtuale - Gli appassionati di videogiochi hanno voltato le spalle ai negozi di elettronica e acquistano il software scaricandolo dalla «vetrina» che hanno in casa, cioè lo schermo di quello stesso computer che è poi il teatro delle loro «gesta»
Addio negozi, il gioco è virtuale - Gli appassionati di videogiochi hanno voltato le spalle ai negozi di elettronica e acquistano il software scaricandolo dalla «vetrina» che hanno in casa, cioè lo schermo di quello stesso computer che è poi il teatro delle loro «gesta». Pagano meno il videogame e risparmiano il tempo e il tragitto per andare da Best Buy o nelle altre catene al dettaglio, come GameStop. E già che sono con il mouse in mano, poi, tagliano le spese per i videogiochi tradizionali e migrano in massa verso i siti del social networking, dove trovano intrattenimenti e partner globali, spesso senza pagare un dollaro. C’è una rivoluzione in corso nel mondo dello spasso digitale e il primo semestre del 2010 passerà alla storia come quello del sorpasso. Non era mai accaduto che i videogame per computer scaricati on line superassero per numero quelli venduti nei negozi. E il balzo è stato impressionante: 11,2 milioni online contro 8,2 milioni «fisici» da gennaio a giugno 2010, secondo Npd, gruppo di ricerca che monitora il trend commerciale nel settore. Ciò che era capitato con i dischi e i Cd, sempre più sostituiti dallo shopping via Internet (dopo l’era della pirateria), si sta ripetendo con le cassette dei videogiochi. E anche i Dvd dei film seguono lo stesso processo: avevano fatto la fortuna di Blockbuster e delle altre catene di punti vendita stradali, ma oggi le pellicole sono sempre più scaricate da casa. Il pubblico unisce la convenienza del costo alla pigrizia pantofolaia: male per il fisico, ma è difficile rifiutare l’offerta della comodità. Per ora il ribaltone nei videogiochi si riferisce alle unità di video scaricati, perché la parte del leone del fatturato in dollari è ancora appannaggio delle vendite nei negozi, il 57% contro il 43% del business digitale. Ma, poiché è il costo più salato dei video fisici a spiegare questa disparità di fatturato con i video online, non è difficile prevedere che le rilevazioni del semestre in corso o al massimo del primo semestre del 2011 registreranno anche il sorpasso in termini di incassi. Nella classifica dei «negozianti online» di maggiore successo svettano Steamgames.com, Direct2Drive.com, EA.com, Worldofwarcraft.com e Blizzard.com. Di sicuro dalle prossime analisi di Npd emergerà, però, ancora più visibile, un trend che è destinato a punire i videogiochi classici come concetto di divertimento, sia negli empori sia online. Sempre Npd, infatti, ha segnalato il declino del videogioco vecchio stile. Nel primo semestre del 2010 le vendite combinate di videogiochi fisici e di videogiochi online sono crollate del 21% per fatturato e del 14% per numero rispetto ai primi sei mesi del 2009. Agosto, per il software dei giochi, è stato il peggiore degli ultimi quattro anni con una caduta del 14%. E rispetto ai primi otto mesi del 2009 l’hardware e il software di giochi hanno incassato l’8% in meno. A provocare la disaffezione è un mix di recessione e gusti in trasformazione, spiega Anita Frazier, analista di Npd: «Il calo dei giochi su pc, online o venduti nei negozi è dovuto all’espansione dei giochi sui siti di social network così come alla crescente diffusione delle opzioni di giochi gratuiti». Negli ultimi tre mesi, ha calcolato Npd, 57 milioni di persone hanno partecipato ad uno dei giochi proposti dai siti di social network, come Facebook: i ragazzi, ma anche molti adulti, sono attratti dalle «partite» e dai «progetti» che sono diventati «cult», per esempio FarmVille (Zynga). Si «coltiva» la terra senza sporcarsi, scambiando informazioni e prodotti con amici e collaboratori di mezzo mondo.