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 2010  settembre 23 Giovedì calendario

«Adesso vi insegno come si picchiano le mogli» - Pestatela, ma non sfigura­tela. Bastonatela, ma non rompetele le ossa

«Adesso vi insegno come si picchiano le mogli» - Pestatela, ma non sfigura­tela. Bastonatela, ma non rompetele le ossa. Ficcatevi in testa queste due regolette e vivrete felici con la vostra si­gnora ed in pace con il Signo­re. Lei, onorata di tante atten­zioni, vi considererà un auten­tico maschio. Lui, soddisfatto per la vostra fede, vi aprirà la strada per il Paradiso dei san­t’uomini. Uomini musulma­ni ovviamente. Uomini tutti d’un pezzo.Uomini ben diver­s­i da quei rammolliti di cristia­ni sempre pronti a discutere con la moglie prima ancora di averla randellata a dovere. Non ci credete? Andate su You Tube, regalatevi i tre im­p­erdibili minuti e mezzo d’in­tervista in cui il predicatore Saad Arafat, ospite della tele­visione egiziana Al Naas, chia­risce come suonarle alla genti­le consorte, quando farlo e perché quello sfogo risulterà sacrosanto sia agli occhi di lei che a quelli di Allah. Incomin­ciamo dalla premessa. Dalla statistica, spiattellata dal pre­sentatore in studio, secondo cui il 90 per cento delle donne britanniche si lamenta per l’eterna indecisione di quelle mammolette dei loro mariti. E il giornalista si chiede per­ché il mondo continui a river­sare «accuse a non finire sui musulmani», perché tutti mettano in croce la santa abi­tudine di «bastonare le con­sorti ». Per il pio Saad Arafat è come andar a nozze. «Allah istituendo la punizione delle bastonate – spiega serafico ­ha voluto rendere un onore e privilegio alle donne». Vi chie­dete come le mazzate possa­no essere un onore? Non sie­te i soli. Persino quel buon musulmano d’un giornalista nello studio sembra esitare. Ma son tentennamenti degni d’un infedele. Saad Arafat ha già pronta la citazione, il ver­bo capace di rendere sacra e incontrovertibile ogni spiega­zione. «Il Profeta Maometto ha det­to: “non colpitele in faccia e non sfiguratele”. Ecco il mo­do in cui vanno onorate». Per andar d’accordo con il Cora­no insomma basta far atten­zione, colpire con metodo e precisione. Potete riempirla di calci nel sedere, scudisciar­la sulla pancia o farle nera la schiena. L’importante è che non si veda. La poveretta il giorno dopo potrà anche cam­minar piegata in due, ma do­vrà esibire una faccia bella e pulita. La regola numero due del pestaggio familiare è al­trettanto fondamentale. «An­che quando la sta colpendo il marito non deve mai insultar­­la, mai maledirla perchè –illu­stra quel sant’uomo d’un Saad Arafat - non la batte per farle del male, ma per regalar­le disciplina». Come con gli asini insomma. Ci discutere­ste mentre gli raddrizzate la schiena a forza di scudiscia­te? Certo che no. Con la mo­gliettina va allo stesso modo. Cambiano solo le precauzio­ni. Ad un asino potete darglie­le dove volete e quante vole­te. Alla consorte è meglio di no. «Mi raccomando non po­tete mai andar oltre i dieci col­pi e non potete nemmeno rompergli le ossa, spaccargli i denti, insultarla o ficcarle le dita negli occhi», chiarisce il premuroso Arafat. Anche per­ché «esiste un’etichetta persi­no per le percosse... Se il mari­to bastona la moglie per ren­derla più disciplinata dovrà sempre ricordarsi di non cal­car troppo la mano e di colpir­la dal petto in giù... queste son le uniche botte che onora­no le donne». Donna onorata mezza sal­vata verrebbe da pensare, ma il galateo delle busse benedet­te dal Profeta non finisce qui. Ci sono anche i ragguagli su­gli strumenti da usare. Sarà meglio conciarla a pugni e schiaffi o sarà meglio usare un bel bastone nodoso? Da­vanti alla domanda dall’inter­vistatore il buon Arafat si di­chiara fermo ed irremovibile. «Quando si colpisce non di de­ve mai colpire troppo duro e soprattutto non si devono la­sciar segni». La cosa migliore, spiega, «è colpirla con un cor­to bastone... i colpi devono ar­rivare sul corpo e non devono mai arrivare uno di seguito al­­l’altro ». Per educare al meglio la mogliettina è meglio dun­que picchiarla con metodo, lentamente, centellinando uno dopo l’altro i dieci colpi concessi. E ovviamente farlo per una santa ragione. Se non vi ha aperto il frigo per offrirvi qualcosa da bere, se non vi ha fatto trovare la cena in tavola le bastonate son eccessive. Se invece non vi vuole più, fa la neghittosa e si rifiuta di soddi­sfarvi a letto allora ecco la sa­crosanta occasione per edu­carla e onorarla. «In un caso come questo co­sa - sostiene Arafat - un mari­to non ha scelta. Lui la vuole e lei si rifiuta... lui la chiama e lei si nega... potrebbe ripren­derla e minacciarla, ma quei metodi van bene quando ci sono di mezzo il mangiare o il bere. Quando arriviamo a co­se di cui il marito non può far a meno allora le botte sono concesse». Alla fine insomma la regola è semplice: la moglie onorata è quella prima basto­nata e poi violentata.