Roberto Napoletano, Il Messaggero 22/9/2010, 22 settembre 2010
L’AZIONISTA CONTA, LA REGOLA DIMENTICATA
L’uscita di scena dell’amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, ci ricorda che gli azionisti contano e il manager non può andare contro di loro. Viviamo in un sistema che tende a dimenticare questa regola fondamentale. Di certo, in Italia ce ne stavamo dimenticando. Per capire di che cosa stiamo parlando, è opportuna una breve ricognizione. Ci sono tre diversi tipi di azionisti. Il primo è l’azionista di controllo e, potete stare certi, che il manager si ricorderà ogni giorno della sua esistenza. Il secondo è l’azionista che non sposa le sorti della società, è un azionista ”corsaro”, vede l’occasione, entra ed esce, opera sul mercato. Il terzo caso riguarda l’azionista che, pur non avendo il controllo, detiene partecipazioni stabili e rilevanti. Questo è un azionista che tende a sedere nel Consiglio di amministrazione, si impegna nel determinare l’indirizzo della società, ha il potere di nominare e revocare i manager. Questo tipo di poteri, se chi ne è titolare non fa operazioni in conflitto di interessi, è la garanzia che l’interesse dell’azionista viene sempre e comunque salvaguardato e, quindi, tutela se stesso e gli altri.
In Italia la maggior parte delle banche e tante altre società hanno un azionariato di questo tipo: in tale caso non è consentito un management autoreferenziale. Questa è la regola in una società di mercato, perché la proprietà ha una funzione fondamentale e la riprova più evidente sta nel fatto che, nei sistemi dove non c’era, l’economia non ha funzionato. C’è anche un altro dato non trascurabile: nessuno deve pensare nemmeno per un attimo che sopra di lui non c’è nessuno (la ripetizione è voluta). È bene che tutti, soprattutto coloro che hanno grandi responsabilità, avvertano un limite, devono sentirlo nella loro azione, perché non può esistere al mondo una libertà e una indipendenza assolute. Questo vale anche per un grande banchiere come Alessandro Profumo, che ha fatto bene e ha onorato l’Italia, ed è giusto ricordarsene nel momento della sua resa.
Il mercato, quello vero, ha le sue regole. Ci sono azionisti e azionisti. Chi percepisce rendite o interessi sui titoli, i cosiddetti rentiers, non ha nulla a che vedere con chi investe il proprio capitale in partecipazioni stabili e significative e non può essere trattato come un taglia-cedole o giù di lì. Per chi crede davvero nell’economia di mercato la dimensione etica del capitalismo coincide con il ruolo dell’azionista con la A maiuscola. Guai se non fosse così.