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 2010  settembre 23 Giovedì calendario

INDECENTE MARRAZZO IN PENSIONE A 52 ANNI

Sapete chi è. Nome: Piero. Cognome: Marrazzo. Professione: giornalista. Segni particolari: una discreta propensione per i trans, che lo ha reso famoso anche oltreconfine. Faceva il presidente della Regione Lazio, fu coinvolto in uno scandalo, fu fotografato in mutande. Su un tavolo lì accanto c’era un bel po’ di cocaina. Ora è ritornato a fare il giornalista alla Rai. Ed è pure un pensionato, se non d’oro, almeno d’argento.
La notizia: Pierino la Pacchia, 52 anni appena compiuti (29 luglio, segno zodiacale del leone), grazie alla disastrosa esperienza presidenziale avrà un vitalizio di quasi duemila euro al mese. Cioè, una pensione, che è pure reversibile, che gli spetta di diritto, che lo accompagnerà di qui ai prossimi cento anni (lunga vita, ex presidente) e che lui si è affrettato a chiedere. Si presume che fra poco, dopo aver chiesto, comincerà pure a riscuotere. Complimenti, Pierino, lei è nato con la camicia e con il sedere giusti.
Tappe bruciate
Antefatto. Gli italiani vanno in pensione a 65 anni. Se sono fortunati e godono di particolari requisiti, riescono ad andarci poco dopo i 60. I politici non sono italiani. I consiglieri regionali del Lazio, ex consiglieri, lo sono ancora di meno. Razza indoeuropea col diritto di strafregarsene delle crisi economiche, delle difficoltà (altrui) e pure dell’anagrafe e delle promesse fatte in campagna elettorale, saremo sobri e non spenderemo un euro più del dovuto, guarderemo le cifre una ad una e via sproloquiando. La sobrietà e l’attenzione per i conti: loro, in pensione, ci vanno a 55 anni. Volendo, e pena una decurtazione del 5 per cento per ogni anno di anticipo, anche prima: 50 anni. Piero Marrazzo, l’uomo del rigore in Regione (un po’ meno extra Regione), ha scelto la pensione anticipata. Non ha voluto aspettare e non si è fatto pregare. Cinque mesi dopo il voto, e solo qualche mese in più dopo lo scandalo, ha chiamato il legale di fiducia e lo ha invitato a procedere: avvocato, chieda il dovuto, mica sarò l’unico fesso che non batte cassa.
Non è stato l’unico fesso: assieme a Marrazzo, una trentina di ex congilieri ha avanzato richiesta analoga. Anche loro stanno per riscuotere. La legge è legge. Ed è uguale per tutti i privilegiati. Per gli altri, sappiamo come vanno le cose.
La legge in questione, fortemente difesa dalla Regione, fino a qualche tempo fa era ancora più indecente: gli ex consiglieri potevano chiedere l’anticipo del vitalizio anche se poco più che maggiorenni. Il diritto scattava compiuti i 40 anni. Nel 2002, ci fu una lieve modifica con l’innalzamento dell’età minima a 50 anni. Da allora più nulla. Solo tentativi di riforma puntualmente andati a vuoto. Risultato: se un consigliere ha dietro le spalle una singola legislatura (5 anni di duro lavoro e di durissima campagna elettorale) e ha compiuto l’età giusta, riceve fra i 1600 e i 1800 euro al mese. Netti. La lieve differenza dipende dal particolare tipo di incarico. Se è un consigliere anziano, gli euro possono diventare 4000, sempre netti (5 per cento di aumento per ogni legislatura). Se la pensione è chiesta in anticipo, c’è la decurtazione. Poi, al compimento della veneranda età di 55 anni, la decurtazione cessa e l’assegno diventa pieno.
Passatempi costosi
Non prendete la calcolatrice: il giochetto della pensione-baby costa alla Regione Lazio, dunque ai contribuenti laziali, un milione di euro al mese, secondo i calcoli fatti dal quotidiano Il Messaggero. Ovviamente, con i nuovi pensionati in arrivo gli euro aumenteranno. E poi aumenteranno ancora. Miracoli della politica e della moltiplicazione dei privilegi. Soprattutto, miracoli di certe leggi regionali che da sole giustificherebbero qualsiasi federalismo, anche il peggiore.
Fine della storia di Pierino la Pacchia. Con una postilla. Pierino faceva il giornalista. Conduceva, alla Rai, un programma di successo. Era dalla parte dei consumatori, dei cittadini tartassati e
truffati. Denunciava scandali, tentava di aiutare i povericristi. Era molto serio e combattivo. Tutto, diceva, doveva essere fatto secondo legge. Poi decise di fare politica. Non si dimise, non lasciò il posto. Chiese l’aspettativa, come legge consente. L’ottenne, divenne presidente della Regione Lazio, combinò ciò che combinò, si dimise e tornò in Rai, come legge consente. Poi ha chiesto pure il vitalizio, sempre come legge consente.
Per lui, e per gli altri come lui, c’è sempre una poltrona con un assegno, e una legge che permette di sedersi in poltrona con l’assegno in tasca.
Cari lettori e soprattutto carissimi pensionati al minimo, ultrasessantenni ancora in attesa di un assegno Inps, e anche voi, gentili lettrici, la cui età pensionabile è stata recentemente innalzata: fatevene una ragione. A loro li manda la Rai e li manda pure la politica. Ogni tanto vanno pure a trans, anche se nessuno ce li manda. Noi non siamo consiglieri, non siamo governatori, non siamo stati coinvolti in scandali. Razza indoeuropea senza alcun segno particolare. E dobbiamo aspettare i 65 anni.
Storie italiane, che sembrano destinate ad accompagnarci per sempre. Come un vitalizio. Nome: Piero. Cognome: Marrazzo. Professione: privilegiato.