Francesco Specchia, Libero 23/9/2010, 23 settembre 2010
CONTRADDIZIONI, DATE SBAGLIATE E PREZZI SOTTOSTIMATI LE STORIE DI GIANFRANCO PER PROTEGGERE IL FRATELLO DI ELY
Ora ci vorrebbe un colpo d’ala alla Talleyrand, un gesto d’alta strategia. Se, accertato il documento dalle Antille, Gianfranco Tulliani fosse incontrovertibilmente proprietario dell’appartamento a Montecarlo, l’unica salvezza politica per un inconsapevole Gianfranco Fini sarebbe denunciare il cognato per truffa. Ma dubitiamo che accada. Sicchè ora, pure chi è tendenzialmente portato a credere -come chi scrive alla buona fede di Fini, è costretto a vederne le contraddizioni, tese alla protezione del congiunto. Non son poche. «Quando si saprà la verità sull’appartamento di Montecarlo ci sarà da ridere» disse Fini nell’intervista a La7 fatta da Mentana, confermando gli otto punti delle lettera pubblicata sul Corriere della sera del 9 agosto scorso; quella della “sorpresa” e del “disappunto”
nell’accertarsi della presenza del cognato in Boulevard Princesse Charlotte. Lettera, tra l’altro, oggi abbastanza smontabile.
Per esempio, al punto 1 della stessa, egli scrive che «l’appartamento di Montecarlo era valutato 450 miloni di lire» e venduto a 300 mila euro; ma si è scoperto che lo stesso era valutato, a prezzo di mercato quattro volte superiore di quello messo a bilancio. Il senatore-tesoriere di An ieri dimissionario Francesco Pontone disse ai magistrati che «non c’erano altre offerte» (punto 3) ; invece l’altro senatore aennino Antonino Caruso afferma di aver girato proprio a Pontone nel 2001 un’offerta di un milione di euro (e ciò smentirebbe lo stesso Fini). In più la casa è stata venduta cessione a favore di una società off-shore creata appositamente appena 20 giorni prima (che sarebbe, appunto, di Tulliani). Poi c’è, tecnicamente, la vendita, punto 7 dellalettera.AffermavailPresidentedella
Camera: «La vendita è avvenuta il 15 ottobre 2008 dinanzi al notaio Aureglia Caruso e sulla natura giuridica della società acquirente e sui successivi trasferimenti non so assolutamente nulla». E questo stride con la cadenza temporale. L’appartamento di Boulevard Princesse Charlotte fu ceduto da An alla società Printemps l’ 11 luglio 2008 nello studio del notaio PaulLouis Aureglia. Il 15 ottobre 2008 la casa dell’eredità Colleoni passò, davanti a un altro notaio (Aureglia Caruso, per l’appunto), dalla Printemps alla società «gemella», con sede nello stesso edificio dello stesso paradiso fiscale, che poi l’affitterà al cognato che da quelle parti già girava in Porsche. Fini, secondo le sue parole, questo non poteva saperlo. Eppure lo scrive.
La sua firma compare sotto atti notarili ai tempi della Farnesina, quando era da ministro degli Esteri. Tra l’altro non si capisce come un partito come An,da sempre oculato nella gestione patrimoniale, abbia affidato una mediazione transanazionale a un neofita di trent’anni, il cognato, (punto 4) con un curriculum inesistente e non specchiatissimo. Anzi, diciamo tendente al frodaiolo. Perfino il quotidiano Il Fatto ricorda le gesta di Tulliani richiamate dall’ex leader della tifoseria del Perugia Matteucci che sostiene: «Non solo faceva la spia, ma Betto (“Elisabetto”, il Tulliani, ndr) si intascava pure i soldi destinati agli ultras». E non si comprende perchè il mediatore Tulliani abbia seguito direttamente i lavori di ristrutturazione; o e perchè la sua firma compaia nel contratto, o perchè la stessa Elisabetta sia stata vista sul posto per arredare il lotto (smentito il punto 8, «ho appreso dopo la vendita»).
Questi i fatti. Le illazioni le lasciamo ad altri. Noi siamo convinti che Fini sia persona trasparente (ultimo punto della lettera). Ma allora perchè, invece di accusare il sito Dagospia di collusione coi Servizi nel compilare documenti tarocchi, il Presidente non chiede al cognato di mostrare – pacatamente e serenamente – le carte?