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 2010  settembre 23 Giovedì calendario

«MORAVIA È UN CLASSICO CHE L’ ITALIA HA CAPITO TARDI»


La Bompiani ha aperto ieri a Milano una quattro giorni di studi. Eco: «Gli indifferenti», novità travolgente.

Tutto è cominciato dalla fine, da quell’ orazione funebre per Alberto Moravia (1907-1990) a suo tempo pronunciata da Umberto Eco: «Ora ti dobbiamo il silenzio, non per dimenticare, ma per rileggere».

Perché, come ha ricordato ieri Elisabetta Sgarbi, le iniziative messe in cantiere dalla Bompiani per celebrare lo scrittore degli Indifferenti a vent’ anni dalla morte vogliono appunto creare proprio le adeguate condizioni per questa rilettura «facendo molto rumore intorno a uno scrittore per lungo tempo considerato scomodo».

Visto che oltretutto, come ha ricordato Mario Andreose, «se oggi c’ è tanta buona letteratura italiana è merito suo». Ieri dunque, nella Sala Buzzati del «Corriere della Sera», il primo appuntamento di questa quattro giorni è stato dedicato alla biografia Vita di Moravia (in uscita il 13 ottobre in Italia per Bompiani) firmata dal francese René de Ceccatty (già autore di ritratti di Pasolini, di Sibilla Aleramo, della Callas): «Perché l’ ho scritto? Forse perché, nonostante tutto, Moravia non gode ancora di buona fama. Perché insomma per gli intellettuali, persino in Francia, resta ancora un problema. Così ho voluto riportare la giusta attenzione su quest’ uomo eccezionale che conosceva i giovani scrittori più degli stessi coetanei, che non si nascondeva mai.

Il mio è stato insomma un atto di giustizia». Gli interventi di ieri (inframmezzati dalle letture di Anna Bonaiuto delle recensioni di Miracolo a Milano e di Ferdinando Re di Napoli scritte per il «Corriere» di cui Moravia fu collaboratore; seguiti dalla proiezione della Ciociara di De Sica) sembravano voler prima di tutto rendere onore a uno scrittore («il più grande romanziere italiano del ’ 900» per de Ceccatty) che solo da poco ha trovato la giusta collocazione.

Il presidente di Rcs MediaGroup Piergaetano Marchetti ha parlato di quella «poliedricità» di Moravia che emerge dai suoi articoli; Umberto Eco (che con lo scrittore collaborò alla Bompiani) della «novità travolgente» dei suoi Indifferenti (oltre a esibirne una copia «unica» ha snocciolato una serie di incipit firmati da Gotta, Zuccoli o Guido da Verona letteralmente stracciati dalla modernità con cui viene presentata Carla nelle prime pagine del romanzo).

Mario Fortunato (che con Moravia lavorò all’ «Espresso») lo ha definito «il più simpatico, il meno sussiegoso» di quei grandi vecchi ricordandone «quel suo essere profondamente laico, quella sua vocazione fraterna e non paternalistica verso i giovani».

Critico Renzo Paris (autore di Una vita controvoglia per Mondadori): «I pregiudizi verso di lui esistono ancora oggi, certe sue ambiguità sono ancora ingiustamente sottolineate. Li ho avvertiti anche in certi articoli pubblicati in questi giorni. Sembra quasi non si voglia credere ancora che Moravia è ormai un classico». Oggi secondo incontro, dedicato alle lettere di Alberto Moravia ad Amelia Rosselli. Intervengono: Simone Casini, curatore del volume, Enzo Golino, Angelo Guglielmi e Paolo Mieli. Appuntamento alle 18 ancora una volta in Sala Buzzati.