Tommaso Labranca per "Libero" 22 set 2020 rilanciato da dagospia, 23 settembre 2010
4 - EU-GENI A CONFRONTO - BARICCO E SCALFARI SE LA SUONANO E SE LA CANTANO E SCOPRONO CHE SONO TUTTI CAFONI E IGNORANTI TRANNE LORO - DITE AL NON PIÙ GIOVANE HOLDEN CHE TRA “BARBARI E IMBARBARITI” C’È BARBARA, CHE GUARDA IL “GRANDE FRATELLO”, VA AL CENTRO COMMERCIALE DOVE COMPRA I LIBRI DI BARICCO E MANGIA LO YOGURT CHE INVITA A MANDARE GLI SCRITTI ALLA SCUOLA DEL PUTTO PIEMONTESE (CHE LE RIVOLGEREBBE LA PAROLA CON LA MASCHERINA DI GARZA SULLA BOCCA. PER NON INFETTARSI DI IMBARBARIMENTO)…
Tommaso Labranca per "Libero"
Caro direttore, io non sono Alessandro Baricco e tu non sei Eugenio Scalfari. Potrei aggiungere un "per fortuna", ma forse apparirei troppo presuntuoso. In fondo, la differenza sta tutta nei bulbi: io non ho i boccoli baricchiani, ahimè. E tu non hai quel bel barbone scalfariano, emulato da tanti engagés da salotto, convinti che basti coltivarsi l’onore del mento per acquisire illuminazione politica e culturale.
Però voglio scriverti lo stesso, per trascinarti nel dibattito che sta infiammando l’Italia intellettuale in questo dolce settembre. Siamo barbari o imbarbariti? Non avevamo ancora risolto nessuno dei grandi dilemmi del secolo passato (Loren o Lollo? DuranDuran o SpandauBallet? Uomini o caporali? Coscia o petto?), ed ecco gravare sulla nostra psiche già così fragile una nuova scelta.
Baricco non ha dubbi: lui vuole fare il barbaro. Ed è convinto che anche Scalfari sia un barbaro. Ossia uno di quei rivoluzionari del pensiero che a una prima analisi appaiono distruttori come gli Unni, ma in seguito scopri che stanno cambiando il mondo. Tutti gli altri, coloro che si lasciano crassamente andare all’ignoranza e ai consumi, sono gli imbarbariti.
Baricco sottolineava il suo essere barbaro ieri su Repubblica, in una corrispondenza che puntava ai grandi epistolari dell’Ottocento, ma risultava simile a una telefonata tra la Sora Cecioni e mammà.
Baricco non ha alcuna remora nell’autoesaltarsi. Si pone sugli altari, tra altri barbari come Mozart, Diderot e D’Alembert. Poi, per non fare il solito saputello che conosce solo la Storia, si tuffa nella Cronaca e cita Steve Jobs e gli inventori di Google. E invita Scalfari a seguirlo in questo ammodernamento computerizzato, dicendogli: «Se solo sfogli, ad esempio, Wired ti accorgi che c’è tutto un iceberg sommerso di gente come loro».
Direttore, forse non sai che sull’attuale numero di "Wired" in copertina c’è proprio Baricco. L’invito mi pare quindi assai narcisistico.
Alessandro Baricco ed Eugenio Scalfari, in questo loro giochino da album di figurine in cui ripartiscono le persone tra barbari e imbarbariti, versano più di una lacrima per «il fisiologico disfarsi di una civiltà nell’ignoranza, nell’oblio, nella stanchezza e nel narcotico dei consumi». Se questa frase l’avesse scritta mia nipote in un tema si sarebbe presa della qualunquista retrograda, ma diventa perla di saggezza se esce dal word processor di Baricco. E senza vergogna alcuna il piemontese insiste nello stile chiacchiere da bar.
Direttore, tieniti forte alla scrivania e leggi questa scintilla del genio baricchiano: «Quando penso agli imbarbariti penso, a costo di sembrare snob, alle folle che riempiono i centri commerciali o al pubblico dei reality show». Un vero barbaro! Nessuno prima di lui aveva osato dire una cosa simile! Intanto, troppo presi tra lamentazioni e autoincensamenti i due Intellettuali non si rendono conto che esiste un terzo elemento che viene a disturbare la perfezione del loro mondo manicheo.
Tra i barbari e gli imbarbariti c’è infatti anche lei, Barbara. Barbara è una signorina sui 25 anni. Una di quelle che, pur se obesa, compra da H&M jeans a vita bassa su cui poi l’adipe si sblusa. Barbara ha il diploma di terza media. Barbara non conosce nessuna lingua e ha forti carenze anche in italiano. Barbara non perde una puntata del "Grande Fratello", anzi sogna di prendervi parte e di diventare famosa.
Barbara passa tutti i pomeriggi del sabato e della domenica in giro con le amiche nei centri commerciali. Barbara alla sera va a fare l’happy hour in locali trendy. Forse ti parrà che la ragazza possa rientrare nell’orrido novero degli imbarbariti, quelli che Baricco, con l’amore per il popolo proprio di un intellettuale di sinistra quale lui ama definirsi, chiama «rifiuti», «sorta di scarico chimico che la fabbrica del futuro non può fare a meno di produrre».
E invece Barbara è un caso a sé. È il granello di sabbia che fa inceppare questo meraviglioso meccanismo di vero razzismo sociale. Perché Barbara, nella sua crassa ignoranza, ha letto tutti i libri di Alessandro Baricco, di cui ama la melassa così simile «all’orrore delle poesiole romantiche che scrivono i quattordicenni, o alla musica stucchevolmente romantica che decora film penosi», come lo stesso scrittore nella dolente lettera definisce i prodotti culturali che conquistano gli imbarbariti.
E a proposito di musica, quando Barbara fa gli happy hour ascolta certi insulsi tappeti sonori come quelli dei francesi Air. Con cui Baricco ha realizzato dei reading dopo averne ascoltato la musica «stucchevolemente romantica» in un «film penoso» come "Il Giardino delle Vergini Suicide" dell’inetta Sofia Coppola. Barbara compera i libri di Baricco non in antiche librerie silenziose e piene di classici, ma nei centri commerciali che frequenta durante i fine settimana. Dove le copie di Novecento o City sono accatastate accanto ai provoloni.
E proprio in uno di quei centri commerciali, Barbara ha fatto incetta di un certo yogurt che invitava a fare l’amore con lo scrittore. Quello yogurt che invitava i consumatori a spedire i propri testi inediti che sarebbero stati valutati dalla Scuola Holden (quella del Putto Piemontese).
Barbara sperava di vincere perché in palio c’era una giornata con Alessandro Baricco. Che le avrebbe rivolto la parola con la mascherina di garza sulla bocca. Per non infettarsi di imbarbarimento.
Caro direttore, io sto decisamente con Barbara e godo nell’imbarbarirmi insieme a lei, guardando i reality, facendo acquisti compulsivi nelle catene di abbigliamento trendy, consumando cibi insalubri al fast food. L’alternativa sarebbe arruolarsi tra i barbari, fare grande conversazione con Baricco, Scalfari e i lettori di Repubblica, mangiare lardo e tartufi, indossare scarpe Tod’s. Ma ci pensi? Che noia... che barba.