Beppe Severgnini, Corriere della Sera 22/09/2010, 22 settembre 2010
QUEGLI STEREOTIPI CHE CI RICORDANO IL BELLO DELLE DIFFERENZE
Bella idea, disegnare mappe degli stereotipi europei. Significa (a) che esistono (b) che possiamo scherzarci sopra. Chiunque abbia ascoltato un francese parlare di un inglese, un inglese descrivere un tedesco, un tedesco raccontare di un polacco, un polacco commentare un russo, e tutti quanti parlare di noi italiani, lo sa: i popoli possono essere perfidi. Se sono amici tra loro, il gioco sarà divertente. Se sono nemici, non è più un gioco: è la vigilia di una guerra. E’ la storia tragica d’Europa ad averci tolto il gusto dell’ironia. E’ la preoccupazione di ricadere in vecchi errori che ci ha levato il piacere di studiare le diversità, e riderci sopra. La correttezza politica ci ha imposto una patetica falsità: non ci sono popoli, solo persone! Non esistono caratteri nazionali, solo caratteri individuali! Sciocchezze. Guardate una strada italiana e una strada tedesca e ve ne renderete conto. Qualcuno dirà: «Ma i tedeschi arrivano in Italia e, dopo un po’, sono più indisciplinati di noi!». Certo: è la prova che sono gli ambienti a produrre i comportamenti, e non esiste alcun determinismo antropologico. A Berlino hanno ragione: «Se a Napoli guidassero come noi — dicono — sarebbe meglio». A Napoli risponderanno: se via Tasso fosse larga e diritta come Unter den Linden, magari lo faremmo. Sono piene di splendida, inoffensiva ferocia, le mappe del bulgaro Yanko Tsvetkov, residente a Londra. Occorreva un outsider per ricordarci che, per molti francesi, noi italiani siamo amichevoli casinisti, i greci sono casinisti pelosi e i polacchi sono soprattutto idraulici. E per tanti inglesi l’Europa — tutta, da Calais a Cipro — è l’Impero Federato del Male. E per molti italiani a est di Trieste vive una combinazione di pornostar, baby-sitter, ladri, bizantini e bevitori di birra. E per gli americani i francesi si lavano poco, gli svizzeri pensano solo ai soldi, gli scandinavi sono socialisti e noi, ovviamente, mafiosi. Poi ci incrociamo, ci incontriamo, ci conosciamo, ci stimiamo, ci innamoriamo, lavoriamo insieme. E gli stereotipi si sciolgono davanti a una birra. A un bicchiere di vino, diciamo noi. A una coppa di champagne, dicono loro. A una bottiglia di vodka, propongono russi e polacchi. A un whisky liscio, decidono gli scozzesi. E si ricomincia, per fortuna, a essere diversi, polemici e sospettosi. L’Europa, come la vita, è bella perché è varia. Se fossimo tutti uguali, come sogna qualcuno a Bruxelles, saremmo sepolti da un immenso sbadiglio. Più grande del debito pubblico, ed è tutto dire.
Beppe Severgnini