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 2010  settembre 22 Mercoledì calendario

DUE BONIFICI, COSI’ SCATTA IL BLITZ. IL CONTO ERA BLOCCATO DA APRILE — I

rapporti economici tra Italia e Santa Sede ruotano attorno alle movimentazioni del conto corrente numero 49557 aperto dalla dirigenza dello Ior presso la sede di Roma del Credito artigiano. Quel deposito era stato infatti congelato il 19 aprile scorso, ma due settimane fa — come se nulla fosse accaduto — il direttore gene-
Nel suo decreto il giudice evidenzia «il comportamento omissivo tenuto dall’istituto vaticano che, benché richiesto, ha mancato di comunicare le generalità dei soggetti per conto dei quali esegue l’operazione e non ha fornito informazioni sullo scopo e sulla natura prevista dal rapporto continuativo». E poi aggiunge: «Consentire di porre in essere i trasferimenti avrebbe l’effetto di "aggravare" e "protrarre" le conseguenze dei reati di omissione già compiuti, consentendo di porre effettivamente in essere operazioni di trasferimento in violazione degli obblighi di trasparenza sanzionati dalla legge».
Sono gli atti processuali e le informative del nucleo valutario della Guardia di Finanza, cui sono stati affidati gli accertamenti, a segnare come data d’inizio della vicenda il 18 gennaio 2010. Quel giorno Bankitalia comunica al Credito Valtellinese (che controlla il Credito Artigiano) come «nei rapporti con lo Ior bisogna applicare gli "obblighi rafforzati", trattandosi di una banca estera collocata nella Città del Vaticano che va considerata Stato extracomunitario» in base al decreto legislativo del 2007 che recepisce una direttiva europea. Vuol dire che lo Ior deve sottoscrivere entro 90 giorni un "impegno formale" a comunicare «i dati e le informazioni sulla propria clientela, sullo scopo del rapporto, sulla fornitura di assegni, sull’esecuzione di bonifici e sulle operazioni in contanti». Anche perché, come sottolineano in via Nazionale, «Ior è assimilabile a una banca svolgendo, con organizzazione di impresa, plurime attività ammesse al mutuo riconoscimento e servizi di raccolta del risparmio mediante raccolta di fondi a vista».
Vengono avviati i contatti ma nulla viene formalizzato da parte della Santa Sede e il 15 aprile «i consigli di amministrazione del Credito Valtellinese e del Credito Artigiano deliberano con decorrenza al 19 aprile di interrompere l’attività del conto corrente numero 49557». A quella data risultano depositati poco più di 28 milioni di euro e l’esame delle movimentazioni dal 31 dicembre 2007 al 30 novembre 2009 registra nella colonna "dare" circa 116 milioni e in quella "avere" oltre 117 milioni. La maggior parte dei bonifici svelano operazioni di giroconto per trasferimenti di denaro con fondazioni e strutture ecclesiastiche, mentre i versamenti di assegni riguardano svariati «soggetti» ma non provengono mai dallo Ior che invece ha soltanto provveduto a mettere il timbro di girata.
Il 14 settembre scorso la direzione del Credito Artigiano comunica all’Uif, l’ufficio di informazione finanziaria di Bankitalia, che «lo Ior ha richiesto con due fax datati 6 settembre 2010 di eseguire i seguenti bonifici: 3 milioni di euro verso Banca del Fucino Roma - iban IT5Q0312403210000020020498; 20 milioni verso JP Morgan Frankfurt - iban DE81501108006231606168».
Lo scopo della comunicazione appare evidente: bloccare il trasferimento dei soldi. Nella relazione viene infatti sottolineato un passaggio cruciale: «Tenuto conto del fatto che i protocolli finalizzati a disciplinare l’operatività dello Ior nei termini prescritti dalla normativa sono ancora in fase di definizione, si trova nell’impossibilità di adempiere agli obblighi di adeguata verifica rafforzata e chiede, qualora ne ravvisi i presupposti, la sospensione delle operazioni richieste». Il giorno dopo l’Uif accoglie l’istanza e ne invia comunicazione alla procura di Roma che ha cinque giorni per sollecitare il sequestro preventivo della somma destinata a essere movimentata.
Ieri arriva il decreto del giudice che di fatto dà il via libera all’indagine sul trasferimento del denaro. La scelta di contestare ai vertici dello Ior la violazione delle disposizioni antiriclaggio serve infatti a scoprire come mai lo Ior abbia deciso di spostare 20 milioni di euro presso una banca d’affari come la JP Morgan di Francoforte, perché avesse bisogno di muovere i tre milioni da una banca italiana all’altra, ma soprattutto che cosa si celi dietro la chiusura di altri conti aperti presso il Credito Artigiano avvenuta nel 2009.
Fiorenza Sarzanini