FRAMMENTI, 22 settembre 2010
Tags : Umberto Eco
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "ECO
UMBERTO"
2010
[“Il nome della… cosa?”, spettacolo teatrale del professor Stefano Tonietto che prendeva in giro Umberto Eco].
Fonte: Stefano Lorenzetto, il Giornale 5/9/2010.
[A Mike Bongiorno] «[…] Non lo turbò neanche la severa «Fenomenologia» che Umberto Eco gli dedicò nel 1963, indicandolo come l’apoteosi della mediocrità» (la moglie di Mike, Daniela Zuccoli).
Fonte: RAFFAELLA SILIPO, La Stampa 5/9/2010, pagina 27.
[Torna dopo ventidue anni il magazine Alfabeta, la rivista usciva fra il 1979 e il 1988, Nanni Balestrini:] «[…] Con Eco e altri ci siamo decisi constatando una situazione italiana sempre più incancrenita, una cultura sempre più degradata». […] «[…] Come piace dire a Umberto Eco, usando da sempre il collage verbale non ho mai scritto una parola di mio […]».
Fonte: ANDREA CORTELLESSA, Tuttolibri La Stampa 21/8/2010, pagina VIII; Giulio Meotti, Il Foglio 14/7/2010; Sergio Luzzatto, Il Sole-24 Ore 11/7/2010.
[All’esercitazione per l’esame di giornalismo i candidati avevano un testo tratto dal libro «Bustina di Minerva» di Umberto Eco, dovevano analizzarlo e scrivere, in base alle tesi esposte dal semiologo, della morte di Cossiga].
Fonte: vedi frammento n. 1386265, Filippo Facci, Libero 18/8/2010.
[Sulla copertina dell’edizione Bompiani de “Il nome della rosa” è riprodotto lo schema del labirinto che c’era sul pavimento della Cattedrale di Notre-Dame a Reims].
Fonte: Armando Torno, Corriere della Sera 6/8/2010.
[L’antichità della destra risale, si rileva] addirittura (Umberto Eco dixit) in Dante […].
Fonte: Camillo Langone, Il Foglio 27/07/2010.
[…] il principe dei semiologi, Umberto Eco, notava come ormai tutte le coppie, di ogni età e genere, si tengano per mano, mentre un tempo, gesto oggi desueto, la compagna prendeva sottobraccio il proprio partner.
Fonte: Alberto Guarnieri, Il Messaggero 25/7/2010.
[Citato nel saggio “Storia del cuore” del professor Hoystad, norvegese, docente all’Università danese di Odessa].
Fonte: NATALIA ASPESI, la Repubblica 17/7/2010.
[Tradotto in farsi e letto in Iran:] Completamente dedicato a Umberto Eco […] anche un numero della rivista Bokhara, con un’iconografia di un centinaio di foto che persino in Italia sarebbe difficile da mettere insieme.
Fonte: Tommy Cappellini, il Giornale 2/7/2010, pagina 26.
[Intervista a Vittorio Sgarbi]. «Dell’Utri mafioso: ma allora perché vanno a cena da lui Umberto Eco e Oliviero Diliberto?».
Fonte: Luigi Bacialli, ItaliaOggi 1/7/2010.
[Il pittore ritrattista e paesaggista Tullio Pericoli, secondo Eco] «[…] punta sull’anima, sia quando c’è sia quando non c’è, e spesso, col ritrarre un volto di fatto ritrae un pensiero, una visione del mondo, uno stile poetico e narrativo».
Fonte: Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 28/06/2010.
[Sua la prefazione a “Il quaderno” di José Saramago].
Fonte: Ghost Writer, Il tempo 19/6/2010.
[Eco:] «Guccini è forse il più colto dei cantautori in circolazione: la sua poesia è dotta, intarsio di riferimenti. Che coraggio, far rimare "amare" con Schopenhauer!».
Fonte: Marinella Venegoni, La Stampa 14/6/2010.
[E’ tra gli scrittori preferiti da Francesco Giubilei, anch’egli scrittore, classe ‘92, il più giovane editore italiano].
Fonte: Stefano Lorenzetto, il Giornale, 6/6/2010.
[Nasce l’interesse della filosofia per il pop, una pop-filosofia che possa essere capita anche dai non accademici, l’innovazione però non è ben accetta:] […] Si può ben immaginare che all´inizio degli anni Sessanta, quando Umberto Eco, vero pioniere della pop filosofia, aveva proposto i suoi studi sulla cultura di massa, la communis opinio accademica avesse reagito con stupore e fastidio.
Fonte: Maurizio Ferraris, La Repubblica 11/6/2010.
«[…] A un libro di Umberto Eco preferisco un disco di Michael Jackson» (Alberto Tomba).
Fonte: Antonello Piroso, Il Riformista 11/6/2010.
«Divento vecchio, divento vecchio. Come Prufrock. Vivo di ricordi. A me basterebbe incontrare Renée Falconetti e sottrarla a Pierre Cauchon. Ma ormai può solo capitarmi di incontrare Serena Grandi» (Umberto Eco).
Fonte: Antonello Piroso, Il Riformista 11/6/2010.
[Coelho, lo scrittore] «che parla al cuore non alla testa, come ha detto Umberto Eco» (Fernando Morais [autore della biografia di Coelho]).
Fonte: Stefano Ciavatta, Il Riformista 27/5/2010.
[…] Wikipedia, […] è un utile strumento, ma può rivelarsi un’arma a doppio taglio, come ha denunciato Umberto Eco al recente Salone del libro di Torino […].
Fonte: Dino Messina, Corriere della Sera 27/5/2010.
[Al termine di un incontro a Milano nell’estate del 2008, Sandro Bondi]: ”Il professor Eco non si è neppure alzato e, restando seduto, ha faticato a darmi la mano, ritraendola immediatamente, forse per paura che lo infettassi. Un gesto senza senso della misura”.
Fonte: Malcom Pagani, il Fatto Quotidiano 26/5/2010.
Al gioco del Manzoni mnemonico [un gioco letterario nel quale ad una frase-indizio corrispondeva un verso del “5 maggio”] parteciparono Umberto Eco e Gianni Ferrari.
Fonte: Stefano Bartezzaghi, il Venerdì di Repubblica 14 maggio 2010.
[“Ammazza l’uccellino”, provocatoria anti-antologia:] Divertente ed eccentrico pamphlet contro i metodi e la pratica dell’insegnamento nelle elementari uscito da Bompiani nel 1973 e firmato da tale Dedalus. Alias, Umberto Eco.
Fonte: Luigi Mascheroni, il Giornale 9/5/2010, pagina 25.
[…] Eco in quanto scrittore di bestseller enciclopedici non ha avuto veri seguaci in Italia, ma in quanto demiurgo intellettuale può essere considerato il presupposto, il «motore immobile», il dio-padre della nuova cultura letteraria. In un interessante dialogo con Calasso, pubblicato qualche anno fa su «la Repubblica», Eco disse mirabilmente la cosa vera: riconobbe che non era interessato alla contrapposizione (idealistica, donchisciottesca) tra vero e falso, ma che semplicemente gli piaceva il falso perché falso (e il kitsch perché umiliava e sbaragliava le pretese aristocratiche dell’alta cultura) […].
Fonte: Alfonso Berardinelli, Corriere della Sera 04/05/2010.
[Caso Englaro, Umberto Eco rivendica il diritto di ciascuno di “scegliere la propria morte”:] a Milano presidio di Libertà e giustizia (con Umberto Eco e Sandra Bonsanti) sabato davanti al palazzo di giustizia […].
Fonte: vedi frammento n. 208227.
[Fra i traduttori in Italia dei libri dei Peanuts anche Umberto Eco].
Fonte: vedi frammento n. 210308.
[Già molti anni fa segnalava che l’italiano era ormai una lingua vecchia].
Fonte: Claudio Gorlier, La Stampa 18/4/2010, pagina 37.
[Assieme ad altri studiosi incontrò il regista Alejandro Amenábar a Milano il 20 aprile].
Fonte: Armando Massarenti, Il Sole-24 Ore 11/4/2010.
[Diego Abatantuono già a 18 anni frequentava i centri dimagrenti:] «A Uscio ci trovai Umberto Eco e Silvio Berlusconi […]».
Fonte: Erica Arosio, Gioia 06/04/2010.
[Disegnato sul divano di Fulvia (il personaggio di Tullio Pericoli ed Emanuele Pirella del Corsera e la Repubblica):] «Il nome Fulvia di “Tutti da Fulvia sabato sera” nacque in una cena a casa mia con [tra gli altri] Umberto Eco - racconta Fulvia Serra, storica direttrice di Linus e Corto Maltese […]».
Fonte: Cinzia Leone, Il Riformista 24/3/2010.
Umberto Eco che 45 anni fa, nell’aprile del ’65, tenne a battesimo con un’intervista a Elio Vittorini nonché al direttore-fondatore Oreste del Buono l’esordio italiano di Linus, praticamente il primo sbarco dei Peanuts in Europa […]. [Il successo dei Peanuts sta nel]la capacità […] di comunicare la profondità di ogni singolo aspetto della vita con candore e semplicità». Il semiologo Eco, per la verità, lo scriveva già nel ‘63 in un articolo che «The New York Review of Books» riprese tradotto nell’85: personaggi in cui ci riconosciamo in quanto «mostri», e più precisamente «mostruosa riduzione infantile di tutte le nevrosi della civiltà industriale» – ma anche di questa post-industriale, e terziaria, e molte altre cose che Schulz nemmeno ha fatto in tempo a vedere – col geniale accorgimento di «esprimerle non direttamente bensì filtrate attraverso l’innocenza dell’infanzia».
Fonte: Paolo Foschini, Corriere della Sera 23/03/2010.
[Il titolo del libro di Umberto Eco e Carlo Maria Martini: “In cosa crede chi non crede?”].
Fonte: PIERGIORGIO ODIFREDDI, la Repubblica 22/3/2010.
[Il suo sostegno a e la sua complicità ad un saggio di Gianni Cervetti per l’«Almanacco del Bibliofilo», la pubblicazione annuale dell’Aldus Club di Milano].
Fonte: Armando Torno, Corriere della Sera 19/03/2010.
[L’arte percettiva e interattiva, Umberto Eco ne è uno dei teorici].
Fonte: Catalogo dei viventi 2009; vedi frammento n. 199316.
[La figlia Carlotta presunta talpa nel Gruppo Editoriale l’Espresso della cricca degli appalti pubblici Balducci/Anemone].
Fonte: Chris Bonface, Libero 17/2/2010.
[Marcello De Angelis, parlamentare Pdl, negli anni ’70 nell’estrema destra:] «[…] Negli anni Settanta […] bastava un articolo di Umberto Eco a far sentire qualcuno legittimato a compiere un attentato».
Fonte: Barbara Romano, Libero 14/2/2010.
Umberto Eco si scatena con quel suo spirito da goliardo cattolico […] e dice che D’Alema sbaglia da quarant’anni, cioè da quando Eco cominciò a offrire alla sinistra comunista il suo consenso di intellettuale avanguardista engagé […].
Fonte: Giuliano Ferrara, Panorama 04/02/2010.
Qualche mese fa […] Umberto Eco dalle pagine del «Guardian» consigliava ai suoi lettori di iscrivere i propri figli a un corso di calligrafia. “La scrittura in bello stile – sosteneva il professore – favorisce il controllo sui movimenti delle mani e la coordinazione fra le mani e gli occhi. Molti scrittori” continuava Eco – preferiscono scrivere a mano i loro testi perché questo consente di pensare con maggior calma. La bella grafia, insomma, come una opposizione ideologica alla velocità dei tempi di internet e alla sintesi estrema dei brevi messaggi di testo. […].
Fonte: Massimo Mantellini, Nòva24 14/1/2010.
Anche Umberto Eco suona il clarinetto, […] [è tra l’altro] (autore di una curiosa prefazione a un classico quale ”I Beati Paoli”), si racconta di uno scherzo ordito da un importante autore italiano […] che s’ingegnò di offrire in dattiloscritto le […] pagine dell’’Amante del cardinale” spacciandole per proprie. Pare che perfino Eco cadde nella trappola […].
Fonte: Pietrangelo Buttafouoco, il Foglio 16/01/2010.
[Ha un reddito di 2 milioni e 128 mila euro].
Fonte: Franco Bechis, Libero 28/1/2010.
[Nella “Storia della bellezza” Eco anche una fotografia di Kate Moss scattata da Herb Ritts].
Fonte: Stenio Solinas, il Giornale 28/2/2010, pagina 29.
[Sul secondo volume tradotto da Fandango dell’antologia di “The Paris Review” è presente] un pezzo davvero irresistibile sull’arte di viaggiare di Umberto Eco, del 1994.
Fonte: Luigi Mascheroni, il Giornale 18/3/2010, pagina 36.
[E’ nell’elenco di nomi che circola sui possibili nuovi senatori a vita].
Fonte: Gianna Fregonara, Corriere della Sera 5/1/2010.
2009
[Tradotto in spagnolo da Héctor Abad Faciolince].
Fonte: Rossana Miranda, ”Il Riformista” 18/9/2009.
[Guido Ceronetti, poeta, filosofo, scrittore:] «Credo in Italia il primo a usare il computer sia stato Umberto Eco. Ebbene, mi sono sempre stupito che ricorresse a questo mezzo. […]».
Fonte: Mario Baudino, La Stampa 30/12/2009.
Torna [di moda] il libro personale a tiratura limitata. […] Mario Scognamiglio […] dà vita con Umberto Eco a fine anno all’ Almanacco del bibliofilo: è opera numerata e a tema, attesa anche al Quirinale.
Fonte: Armando Torno, Corriere della Sera 21/12/09.
[Nel salotto dell’artista Tullio Pericoli, sui divani rossi Umberto Eco:] Cene leggere, tante risate (Eco è un gran barzellettiere) […].
Fonte: Roberta Scorranese, Corriere della Sera 19/12/2009.
[…] secondo lui [Eco] se il centro-destra avesse vinto (come in effetti avvenne), Berlusconi sarebbe divenuto proprietario di tutti i principali quotidiani e periodici, Corriere della Sera, La Stampa, Repubblica, Unità, Espresso.
Fonte: Luca Ricolfi, La Stampa 16/12/09.
[Tra gli altri, anche lui discusse sulla scelta del nome da dare alla nuvola che simboleggerà Londra alle olimpiadi del 2012, poi chiamata “The Cloud”].
Fonte: Francesca Paci, La Stampa 12/11/2009.
[Gémino Abad, uno dei più importanti poeti delle Filippine, tra gli autori italiani ha letto anche Umberto Eco].
Fonte: Andrea Di Consoli, il Riformista 25/11/2009.
[Eco con “Il nome della rosa” produrrà] quel particolare manufatto culturale che verrà ribattezzato, ex post, «bestseller di qualità».
Fonte: Pierluigi Battista, Corriere della Sera 22/11/2009.
[Presente nell’elenco pubblicato dal trimestrale Intelligent Life di studiosi "polymath", cioè dotati di conoscenza universale].
Fonte: Enrico Franceschini, la Repubblica 18/11/2009.
[Per Aldo Grasso Eco non era uno scrittore del tutto indifferente alle mode intellettuali e culturali, in quanto responsabile del Dams].
Fonte: Mariarosa Mancuso, Il foglio 11/11/2009.
Umberto Eco è dovuto intervenire già due volte [sulla sua pagina di wikipedia in italiano], perché qualcuno aveva inserito non si sa perché nella sua biografia che era il più giovane di 13 fratelli (in questa condizione era il padre) e poi che aveva sposato la figlia del suo editore Valentino Bompiani (e invece la signora in questione è solo un’amica di famiglia).
Fonte: vedi frammento n. 187527; VALERIO MACCARI, la Repubblica (Affari e Finanza) 14/09/2009.
[Per Maurizio Belpietro] c’è un partito anti-italiano composto da connazionali che si incarica di diffondere all’estero ogni genere di accusa contro l’attuale governo. Volendo si può fare un lungo elenco di intellettuali che si danno da fare per gettare fango su Berlusconi senza preoccuparsi di gettarne anche sul loro Paese: si parte da Umberto Eco […].
Fonte: Maurizio Belpietro, Libero, 22/9/2009.
[Eco per la “Fenomenologia di Mike Bongiorno” riprese un commento di Luciano Bianciardi sulla mediocrità di Mike].
Fonte: Giorgio Dell’Arti, Vanity Fair 16(23)/9/2009.
[Nella Fenomenologia, Eco comunque riconosceva a Mike] "un fascino immediato e spontaneo, spiegabile col fatto che in lui non si avverte nessuna costruzione o finzione scenica".
Fonte: Walter Veltroni, L’espresso, 17 settembre 2009, pag. 44.
[Eco su Mike nella Fenomenologia:] «Non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Pone gran cura nel non impressionare lo spettatore, non solo mostrandosi all’oscuro dei fatti, ma altresì decisamente intenzionato a non apprendere nulla. In compenso dimostra sincera e primitiva ammirazione per colui che sa». Bongiorno: «Non ho mai rinnegato la mia mediocrità. Me ne sono sempre fatto vanto perché per me la mediocrità è uno stato di grazia. Tutti pensano, Eco in primis, che io sia un ignorante. Vi sbagliate: mediocrità non è necessariamente sinonimo di ignoranza, piuttosto è parola che ben si sposa con umiltà e modestia. Con ciò non voglio dire di essere un mediocre ”eccellente”». Bongiorno cercò di vendicarsi in seguito sostenendo che Eco, da giovane funzionario Rai, aveva scritto domande per “Lascia o raddoppia?”: «Mi meraviglia molto che Eco oggi neghi. Comunque lo posso confermare. Io andavo in Rai tutti i sabati per preparare la trasmissione e poi al giovedì pomeriggio. Allora mi davano le domande da fare la sera. Io ero nel mio ufficio e si presentava questo giovanotto che portava con sé una busta, contenente delle domande, che consegnava al Direttore di “Lascia o raddoppia?”». […] «Vorrei incontrarlo (a Eco, ndr) uno di questi giorni, perché non ci siamo mai parlati da allora e sentire che cosa pensa del fatto che lui ha scritto dei grandi romanzi che hanno fatto successo mondiale, ma che oggi si parla ancora della Fenomenologia di Mike Bongiorno: io penso che gli dia un po’ fastidio».
Fonte: vedi frammento n. 185162; Maurizio Belpietro, Libero 9/9/2009; Gian Antonio Stella, Corriere della Sera, 09/09/09.
[Al Festival di Venezia viene dedicata una retrospettiva a tinto Brass, il regista:] «[…] Proiettano fra l’altro due corti del 1964 commissionati da Umberto Eco per la Triennale di Milano: "Tempo libero" e "Tempo lavorativo”. E realizzati in realtà con gli scarti di montaggio di "ça ira" […]».
Fonte: Alberto Dentice, L’Espresso, 3 settembre 2009.
[Umberto Eco consiglia come libro da spiaggia “L’enigma dei numeri primi” del 2004 del matematico americano Marcus du Satoy:] «Trovare la regola per prevedere la successione dei numeri primi – affermò nella sua recensione – sarebbe l’unico modo per provare non dico l’esistenza ma almeno la possibilità di Dio».
Fonte: Paolo Foschini Corriere della sera 26/8/2009.
[Dalla prefazione di Umberto Eco a “Breviario dei politici secondo il cardinal Mazzarino”:] «Non crediate che questo libro vi possa servire per diventare un uomo di potere, e non perché le sue massime non siano buone, perché sono tutte giuste. E’ che ci descrive ciò che l’uomo di potere sa già, magari per istinto. In questo senso usatelo come identikit per la vostra vita quotidiana. Vi troverete dentro molti che conoscete. A ogni pagina vi direte ”ma questo io lo conosco!”. Naturalmente. I Mazzarino diventano famosi e non tramontano mai. Il potere logora solo chi non sa già queste cose».
Fonte: Breviario dei politici secondo il cardinal Mazzarino, Aragno editore 2009.
[La traduttrice Franca Cavagnoli sull’impossibilità alle volte di tradurre alla lettera alcune frasi straniere, cita Eco:] «[…] Umberto Eco, in un suo saggio, fa l’esempio della frase inglese ”It’s raining cats and dogs”. Non possiamo tradurla [con] ”Piovono gatti e cani”, […] bensì con ”piove a catinelle” o ”che Dio la manda” […]».
Fonte: Tommy Cappellini, il Giornale, 3/8/09.
”Se oggi si istaura una dittatura, sarà di tipo mediatico non politico... Il problema è il controllo della televisione; i giornali possono scrivere quello che vogliono” (Umberto Eco).
Fonte: Peter Hartmann, Die Weltwoche n. 27/09 (Zurigo, luglio 2009).
[Musica e sottofondi musicali ormai ovunque]. L´allarme per quello che ha definito «un bagno amniotico» che svilisce la musica «e ci perseguita negli aeroporti, nei bar e nei ristoranti, negli ascensori, in un orribile stile New Age nello studio del fisioterapista», l´ha lanciato Umberto Eco nel numero in edicola de L´Espresso. «Come recuperare il dono della sordità?» conclude sconsolato lo scrittore.
Fonte: Carlo Moretti, la Repubblica 26/6/2009.
Sei studenti su dieci che usufruiscono dell’Erasmus sono ragazze. Oltre il 60% di queste ha tra i 21 e i 23 anni. Un parere di Umberto Eco: «Ho sempre sostenuto che il progetto Erasmus ha non solo valore intellettuale, ma anche sessuale, o se volete genetico. Mi è capitato di conoscere molti studenti e studentesse che, dopo un certo periodo trascorso all’estero, si sono sposati con una studentessa o uno studente locale. Se la tendenza s’intensifica, visto che poi nascerebbero figli bilingui, in una trentina d’anni potremmo avere una classe dirigente europea almeno bilingue. E non sarebbe poco».
Fonte: vedi scheda n. 178240.
[Per Gianni Vattimo, Eco è] «il monumento di se stesso, un trombone che io ammiro sfrenatamente. Ma pontifica con le sue bustine e i suoi articoli, da gatto prudente che amministra senza coinvolgersi pienamente la sua fama e il suo carisma».
Fonte: Luciano Gulli, Il Giornale 08/06/2009.
[Per il conduttore Luciano Rispoli, un ospite che ancora non è riuscito avere e che avrebbe voluto nel suo salotto è] «Umberto Eco, non l’ho mai invitato per timore di disturbarlo».
Fonte: Alessandro Dall’Orto, Libero, 30/5/2009.
Secondo Umberto Eco, l’e-book non riuscirà mai a prendere il posto del libro di carta. «Non sono un passatista. Su un hard disk portatile da 250 giga ho registrato i massimi capolavori della letteratura universale e della storia della filosofia: è molto più comodo ricuperare da lì in pochi secondi una citazione da Dante o dalla Summa Theologica che non alzarsi e andare a prelevare un volume pesante da scaffali troppo alti. Ma sono lieto che quei libri rimangano nei miei scaffali, garanzia di memoria per quando gli strumenti elettronici andranno in tilt». Fonte: Anna Masera, La stampa 13/5/2009; vedi frammento 176227.
[…] Umberto Eco ormai è scettico sul Pd […].
Fonte: Iacopo Jacoboni, La stampa 12/5/2009.
[Alla Fiera del libro di Torino] Il discorso d’apertura sarà una conversazione tra Umberto Eco e Jean-Claude Carrière. Titolo: Non sperate di liberarvi dei libri. Eco e Carrière parleranno soprattutto del futuro dei libri nell’era digitale, cioè anche dell’e-book.
Fonte: vedi frammento n. 176227.
[Intervista a Gianni Vattimo]. Anche il suo compagno di studi di gioventù Umberto Eco, che il loro comune amico Edoardo Sanguineti da ragazzo sfotteva col soprannome di «cardinale», mostra sempre più insofferenza per la scarsa laicità dei democratici [del PD]? «Io non parlo da un po’ di queste cose con Eco, credo che lui sia ormai un ex cattolico, anche se ha scritto un libro col cardinal Martini, e se oggi è diventato anticlericale fa solo quello che deve […]».
Fonte: Jacopo Iacoboni, La stampa 30/3/2009.
[Le nuove parole]. «Imprecisazione » è stata coniata da Umberto Eco, per dare un carattere più forte a una imprecisione non banale, quasi voluta.
Fonte: Giorgio De Rienzo, Corriere della sera 25/3/2009.
[Appassionato di giochi di parole ed enigmistica].
Fonte: Marianna Aprile e Enzo D’Antonio, Novella 2000, n. 9, 26/02/2009.
Fabio Fazio […] è capace di portare in tv coloro che la tv non la amano […] [come] Umberto Eco.
Fonte: Andrea Scanzi, Micromega di Febbraio 2009.
[E’ uno dei traduttore italiani di Raymond Queneau:] Umberto Eco, ha frequentato spesso gli esercizi di sintesi giocosa, e una volta ha scritto una frase in cui le ventuno lettere dell’alfabeto compaiono tutte e senza ripetizioni: "Tv? Quiz, Br, Flm, Dc... Oh, spenga!".
Fonte: Stefano Bartezzaghi, L’espresso 5 febbario 2009.
[Apprezzò molto “A che punto è la notte” di Carlo Fruttero, considerato all’altezza del suo “Il pendolo di Foucault”].
Fonte: Mario Baudino, La stampa 9/1/2009.
2008
[Presente al “No Cav day” di piazza Navona l’8 luglio, non esitò a definirlo però, dopo le battute anticlericali della Guzzanti e le condanne di Grillo a Napolitano, dall’:] «esito circense».
Fonte: Annuario Panorama 2008.
[Dalla raccolta delle lettere di Federico Zeri si evince che Eco per lui è] «[…] molto interessante ma scritto alla maniera delle Sibille».
Fonte: La voce e gli scoppi di Zeri, la Repubblica, pagg. 40-41, 18/12/2008.
[L’ispettore Derrick per Umberto Eco] costituisce la quintessenza di ogni spettacolo televisivo, una sorta di mediatore tra la realtà di tutti i giorni e l’immaginario «crime», e offre allo spettatore la sensazione di poter essere arruolato nelle fila della polizia investigativa. […] Derrick è un triste di successo: «A lume di buon senso critico – scrive ancora Eco – non ci sarebbero ragioni per cui Derrick dovrebbe piacere. Il protagonista ha lo sguardo acquoso, il sorriso triste di un vedovo fin dalla nascita, veste male con cravatte orribili, come del resto anche i suoi comprimari; gli interni avrebbero piombato lo scomparso Aiazzone in un inguaribile sconforto, e gli esterni sono quanto di peggio la Baviera può offrire (e dire che avrebbe di meglio)».
Fonte: Aldo Grasso, Corriere della Sera 16/12/2008.
[Umberto Eco ha un rispettabile h-index pari a 27 (punteggio che misura l’impact factor, in pratica ad avere il punteggio più alto sono quei ricercatori le cui scoperte vengono citate molte volte negli articoli di altri studiosi)].
Fonte: Elena Porcelli, Panorama 4/12/2008, pagina 88.
[A Milano sorgerà un grattacielo di 140 metri progettato da Daniel Liberskind la cui forma a banana ha ferito il buongusto di Berlusconi]. «Milano è piena di gente che ha il membro storto - ridacchia Umberto Eco - ce ne sarà uno in più e prenderà il Viagra».
Fonte: Alberto Statera, la Repubblica 26/11/2008.
[Fiorello:] «[…] ho scoperto un Mike contrario a quello che diceva Eco nella Fenomenologia, cioè che non era dotato di senso dell’umorismo. Invece no, caro Eco... ma Mike ne ha da vendere di senso dell’umorismo […]».
Fonte: Rosario Fiorello, Il Giornale 18/11/2008.
[Il ritratto di Eco sul “Catalogo dei viventi” è lungo 92 centimetri di carta].
Fonte: ANDREA GARIBALDI SUL CORRIERE DELLA SERA DEL 13/11/2008.
[…] fra i letterati, […] in base all’ampiezza delle schede [nel “Catalogo dei viventi”]: naturalmente trionfa Eco […].
Fonte: MICHELE ANSELMI PER IL GIORNALE 13/11/2008.
«La cacca è la cosa più personale e riservata che abbiamo» (Umberto Eco).
Fonte: Margherita Zannoni, Focus n.182, novembre 2008, pp.54-62.
[Virna Lisi adora Umberto Eco].
Fonte: Giancarlo Dotto, La Stampa 23/8/2008.
[Secondo l’Index Translationum, un database creato nel 1932 dall’Onu e dal 1946 gestito dall’Unesco che raccoglie i titoli delle traduzioni eseguite in tutti i paesi membri, Umberto Eco è tra gli autori italiani più tradotti, dopo Moravia, Dante e Calvino (nessun italiano però è tra i primi cinquanta)].
Fonte: Maria Sepa, Corriere della Sera 27/7/2008.
[Rosaria Carpinelli, manager e direttore editoriale della Fandango Libri, nel 1980 era alla Bompiani mentre Eco stava per far uscire “Il nome della rosa”:] ”Eco è stato il mio maestro in campo editoriale – ricorda Carpinelli – frequentava spesso la Bompiani sia come direttore di collana, sia come autore. Ma l’esperienza davvero formativa l’ho fatta seguendo il suo romanzo. Io ero molto giovane e lo vedevo già come un mito. Lo chiamavamo il Professore. Arrivava in redazione e diceva: la sapete l’ultima?, gli piaceva raccontare barzellette, poi si lavorava e quando c’era un dubbio in un passaggio del romanzo, diventava un grande maestro: si sedeva lì, accanto a noi, e ci spiegava perché aveva scelto una parola piuttosto che un’altra”. Intanto, il Professore aveva affidato a Rosaria Carpinelli la cura della rivista ”Versus” e delle collane che dirigeva. ”Eco aveva una generosità e un talento incredibile nel trasferire le sue conoscenze: ogni occasione era buona, anche la correzione di un refuso, la scelta della copertina, la revisione delle bozze”.
Fonte: Paolo Di Stefano, ”Corriere della Sera” 15/7/2008; vedi frammento n. 158632.
[La lettera di Umberto Eco dopo il “No Cav day” di piazza Navona, l’8 luglio, terminato con le battute anticlericali della Guzzanti e le condanne di Grillo a Napolitano:] Cari amici, dopo l’esito circense della manifestazione romana, che pure era partita con l’intento di fare sentire una responsabile voce dell’opposizione, il compito di far sentire in modo equilibrato ma fermo la voce della società civile resta il compito di organizzazioni come la nostra, capaci di mobilitare forze locali e tenere viva anche l’indignazione senza offrire una immagine televisivamente sovraeccitata di chi si oppone. Oggi più che mai Libertà e Giustizia ha un compito insostituibile.
Fonte: Dagospia 11/7/2008.
Umberto Eco, in un suo magistrale saggio ( Kant e l’Ornitorinco), [sostiene a proposito dell’esistenza dell’ornitorinco] […] che, in un mondo in cui esiste tale [strana] creatura, forse tutto è possibile.
Fonte: Massimo Piattelli Palmarini, Corriere della Sera 11/5/2008, pagina 33.
[…] Umberto Eco ha definito malcostume italiano i politici che si ricandidano dopo aver perso le elezioni, cosa impensabile in Francia e negli Stati Uniti […].
Fonte: Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 8 aprile 2008.
[Sulla Repubblica, e a proposito del V-day di Grillo] Umberto Eco ha scritto che la campagna di grillo annunciava ”una malattia del corpo sociale”.
Fonte: Vanity Fair marzo 2008, Tom Mueller.
[Molto amico dello scrittore e giornalista Luciano Bianciardi].
Fonte: Il Giornale 22 febbraio 2008, Daniele Abbiati.
[Stefano Bartezzaghi, saggista, molto bravo coi giochi di parole, ha avuto Eco come docente a Bologna:] "E’ stata la svolta. Eco mi ha insegnato che non importa se hai fatto il liceo o ragioneria, né se a scuola ti hanno bocciato: non è mai troppo tardi per iniziare a studiare".
Fonte: Donna Moderna 16 gennaio 2008, Giusy Cascio.
Secondo Umberto Eco, nel libro [Harry Potter] «c’è anche qualcosa di Mary Poppins e di Peter Pan, e la scuola sembra uno di quei castelli misteriosi di cui leggevamo nella ”Biblioteca dei miei ragazzi” edita da Salani (lo stesso editore di Harry Potter)».
Fonte: Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 5 gennaio 2008.
2007
KOSTIOUKOVITCH ELENA […] ha tradotto in russo tutto Umberto Eco, che ha scritto la prefazione al suo "Perché agli italiani piace parlare del cibo" […].
Fonte: Gianni Mura, la Repubblica 29/12/2007.
"Con Superflash (il primo quiz televisivo serale condotto su Canale 5 da Mike Bongiorno) si concludeva l’era della ”paleotelevisione”, come direbbe Umberto Eco, e si apriva quella della ”neotelevisione”".
"La TV presenta come ideale l’uomo assolutamente medio. (…) non offre, come ideale in cui immedesimarsi, il superman, ma l’everyman (…). Il caso più vistoso di riduzione del superman a everyman lo abbiamo in Italia nella figura di Mike Bongiorno e nella storia della sua fortuna" (Umberto Eco, Fenomenologia di Mike Bongiorno, 1961).
[Mike Bongiorno:] «[…] per il giovane Eco fu anche una specie di boomerang, perché le sue critiche suscitarono nelle grandi masse (che lui indirettamente attaccava) un’ondata di difesa e di affetto nei miei confronti, e per lui, grande autore di bestseller internazionali, divenne una palla di piombo al piede il dover continuamente rispondere ai giornalisti italiani che non mancavano di tormentarlo nelle interviste chiedendogli di commentare la Fenomenologia di Mike Bongiorno".
Fonte: Mike Bongiorno, con Nicolò Bongiorno, La versione di Mike, Mondadori, 2007.
[Criticato dallo scrittore Gianni Celati:] «[…] incarna quello che sarà l’assassinio della letteratura».
Fonte: Giorgio Dell’Arti&Massimo Parrini, Panorama 6/12/2007.
[…] quando fu processato Riina e nessuno si oppose a mostrare il processo in tv, Riina parlò e fece un figurone. Al punto che Umberto Eco scrisse poi una serie di articoli per sostenere che alla televisione non doveva essere permesso di riprendere i processi. […].
Fonte: Giorgio Dell’Arti, La Gazzetta dello Sport 28 novembre 2007.
[Umberto Eco:] Enzo Carra, da portavoce di Arnaldo Forlani entrava in Transatlantico chiedendo: «Ahò, che gli faccio dì oggi ad Arnaldo?». Mitico. Ci sono scrittori che scrivono libri di altri scrittori, inventano le vite dei vip o fanno la fortuna di leader destinati all’anonimato. Certi «autori-ombra» danno forma a quel che non ce l’ha, infilano perle avvincenti nell’ordito noioso dei discorsi ufficiali, proiettano la loro fantasia su vite noiose e illuminano col genio la monotonia; certe penne che sanno rendere emozionanti politici freddi come stoccafissi, amabili le rockstar tendenzialmente isteriche, colti i vip tv sottratti all’agricoltura, o statisti dei brillanti analfabeti di ritorno.
[Ha scritto anche come ghost writer].
[Ha scritto una biografia di Marco Pannella].
Fonte: Luca Telese, Il Giornale 19/10/2007.
[“Nonita”, la sua parodia di “Lolita” di Nabokov].
Fonte: Pietrangelo Buttafuoco, Panorama 11/10/2007.
[007 era già un fenomeno agli albori, Pietro Carlo Ferrario, massimo esperto italiano di James Bond:] «[…] Il caso Bond, edito da Bompiani, è del 1965 e se ne occupavano Umberto Eco [ed altri]».
Fonte: Il Giornale 30/09/2007, Stefano Lorenzetto.
[Guido Sommavilla, scrittore, teologo] fu il ”grande inquisitore” di Umberto Eco; nel settembre del 1981 pubblicò su ”La Civiltà Cattolica” un articolo dal titolo L’allegro nominalismo nichilistico di Umberto Eco che segnò l’inizio di una battaglia contro lo scrittore considerato un intellettuale ”pericoloso” in quanto divulgatore di una subdola ”filosofia del niente”, perciò ”anticattolica”.
Fonte: Pierluigi Panza, ”Corriere della Sera” 25/9/2007.
[Su un certo modo "tedesco" di fare filosofia in Italia e la sua inadeguatezza per risolvere i problemi morali e scalfire certi costumi degli italiani. Umberto Eco da “Filosofi in libertà”, 1958:) "La filosofia fasulla / sempre pon tra i piedi il nulla. / Se non vuoi farti del fiele / parla sol di pere e mele". Che in realtà colpisce due bersagli contemporaneamente. Heidegger, da un lato: "Se Heidegger Martin dichiara / con la sua teoria un po’ amara: / "Questo nulla assai nulleggia", / l’analista lo dileggia / e gli dice: "Scusi caro / lei mi sembra un bel somaro; sarò sciocco, ne arrossisco, / ma il suo nulla non capisco, / e mi prenda un accidente / se gli trovo il referente"". E "Gli analisti del linguaggio", che sono il vero oggetto di questa garbata presa in giro: "Ma analizza questo e quello, / gli analisti, ahimè, bel bello, / con la tema di asserire / quel che non si può esperire, / sono giunti, su per giù, / che non parlan quasi più".
Fonte: Armando Massarenti, Il Sole-24 Ore 29/7/2007.
[Colleziona libri antichi:] Umberto Eco è cliente affezionato di Umberto Pregliasco, storico libraio della città [Torino], che gli ha venduto una prima edizione in italiano del De Architectura di Vitruvio.
Fonte: Panorama 02/08/2007, pag.128 TERRY MAROCCO.
[Amante della cucina molecolare dello chef Ettore Bocchia di ”Villa Serbelloni” (a Bellagio, sul Lago di Como):] e si capisce perché personaggi diversi […] si siano trovati così bene da lasciare dediche nostalgiche».
Fonte: Roselina Salemi, ”La Stampa” 25/7/2007.
«Perché sta succedendo qualcosa?» (Umberto Eco in risposta alla domanda: «Che cosa pensa di quello che stuccedendo nella sinistra per via del Partito democratico?»).
Fonte: Giorgio Dell’Arti, Jam Session per il numero 0 di Riders, maggio 2007.
[Fu uno dei più precoci] discepoli di Pareyson che si avventurarono in partibus infidelium […] nello studio cioè di autori che sembravano del tutto remoti rispetto alla tradizione ”continentale” e prevalentemente germanofila della scuola ermeneutica torinese.
Fonte: Gianni Vattimo, ”La Stampa” 10/6/2007.
[E’ tra i clienti della storica libreria da 18 miglia di libri “Strand Bookstore” di New York].
Fonte: Antonio Monda, la Repubblica 2/6/2007.
[E’ tra i soci “con un ruolo”, cioè con un incarico di rilievo, dell’Aspen Institute (tra i 42 membri del Comitato esecutivo)].
Fonte: Panorama 15/03/2007, pag.49 Denise Pardo; Panorama 19/01/2006, pag.23 Carlo Puca.
[Scrisse e lodò sull’Espresso il portale commerciale italiano di libri www.maremagnum.com per] le accurate schede che accompagnano ogni titolo e che Maremagnum conserva e propone in un grande archivio storico del libro italiano, una specie di bibliografia delle bibliografie.
Fonte: Francesco Merlo, la Repubblica 13/3/2007.
[Inaugura la biblioteca di Alessandria nella campagna elettorale per il candidato sindaco del PD nel 2007, ma a vincere sarà il candidato Pdl].
Fonte: Gian Guido Vecchi, ”Corriere della Sera” 30/5/2007.
[Tra i promotori del nuovo Istituto di Scienze Umane di Firenze].
Fonte: Curzio Maltese, la Repubblica 29/1/2007.
Nel 1964 esce Apocalittici e integrati di Umberto Eco. Basta leggere i titoli delle recensioni dei giornali per capire che è in atto un piccolo terremoto. Il titolo del giudizio di Pietro Citati sul Giorno recita così : "La Pavone e Superman a braccetto di Kant". Un altro ribatte: "Passaporto culturale per Mandrake e Topolino". Un altro ancora: "I fumetti all’università". Si capisce insomma che cominciano a barcollare distinzioni che sembrano granitiche, che i generi amano ibridarsi, che l’accademico e il triviale meritano uguale attenzione. […]
Nel 1968, Aldo Braibanti sarà condannato a sei anni di carcere (Ippolito Sanfratello lo aveva denunciato per plagio nei confronti del figlio diciottenne Giovanni con l’accusa di averlo ridotto in schiavitù mentale per costringerlo alla convivenza, Braibanti era omosessuale e comunista), la condanna suscita sdegno nella comunità intellettuale e scrittori come Eco si mobilitano con appelli in favore del condannato.
Fonte: Corriere della Sera Magazine 25/01/2007, Aldo Grasso.
2006
[Eco è uno dei teorici della computerart, l’arte percettiva e interattiva].
Fonte: Marco Belpoliti, ”La Stampa” 6/1/2006.
[Il critico letterario Cesare Cavalleri:] «[…] Di Eco ammiro l’erudizione, ma considero Il nome della rosa un romanzo negativo: sostituisce la realtà con il nominalismo. Lo stesso titolo lo dice e il grande pubblico non si è accorto del tarlo che rode le certezze metafisiche. Le altre opere di Eco, poi, sono di una noia mortale».
Fonte: Panorama 14/12/2006, Pier Mario Fasanotti.
Qualche anno fa, è uscito un dialogo tra Umberto Eco e il Cardinal Martini intitolato “In cosa crede chi non crede?” […].
Fonte: Il Sole 24 Ore 29/10/2006, Maurizio Ferraris.
[Nel 2005 in un sondaggio internazionale condotto dalla rivista Prospect è stato indicato come uno dei tre intellettuali più influenti al mondo, insieme a Noam Chomsky e Richard Dawkins].
Fonte: Enrico Franceschini, la Repubblica 1/11/2006, pagina 37.
[Nel 2004 organizza con Habermas, Derrida ed altri] interventi in tutti i paesi europei, sulla nascita dell’Europa come vero soggetto politico, uno stato federale. […]
[Vattimo su Eco:] "Umberto Eco è l’unica persona che non invidio di essere più intelligente di me. Ci sono state un po’ di polemiche recentemente con lui, ma punzecchiature, roba da giornale, di nessun conto. Il mio affetto, la mia amicizia, la mia ammirazione per lui sono davvero grandi". Non si vedono mai in Italia, ma si incontrano solo quando entrambi sono a New York ("quando vedo qualcuno girarsi e sussurrare ”chi è quello lì con Umberto Eco” mi diverto tantissimo"). "Se si comportasse un po’ meno da monumento sarebbe meglio, ma nessuno è perfetto". Vattimo è convinto che il prossimo Nobel italiano per la Letteratura – "appena sarà passato un numero adeguato di anni dal Nobel a Dario Fo" - se lo giochino Claudio Magris ("un altro che si comporta sempre più come il proprio monumento"), e Umberto Eco. "Io scommetto su Eco, ha più frecce al suo arco. Certo sarà una bella gara. Quando dico che uno di loro due vincerà il Premio Nobel dico anche che mi diverto già al pensiero dell’altro che si mangerà il fegato dalla rabbia!".
Fonte: Gianni Vattimo con Piergiorgio Paterlini, Non essere Dio, Aliberti editore, 2006.
[Intervista al semiologo e giornalista Stefano Bartezzaghi:] […] Chi è la persona più intelligente che ha conosciuto in vita sua? «Bella lotta. Decisivo è stato l’incontro con Umberto Eco. Avevo frequentato malamente il liceo scientifico. Siccome amo il jazz, m’ero iscritto al Dams di Bologna convinto di fare un po’ di musica. Eco mi ha trasmesso una grandissima voglia di studiare. Alla prima lezione ci ha detto: ”Il pezzo di carta ve lo diamo lo stesso. Ma se v’interessa approfondire, sappiate che qui c’è tanto da imparare”. Anni dopo ero con lui al Collège de France di Parigi, dove teneva una conferenza sulla cabala cristiana. Alla fine siamo andati a bere qualcosa con Alain Elkann. Mentre entriamo nel bar, Elkann gli fa: ”Ma lo sai, Umberto, che in quello che dici ci sono tante cose da imparare?”. Voleva essere un complimento».
Fonte: Il Giornale 23/07/2006, pag.19 Stefano Lorenzetto.
[Umberto Eco usa solo scarpe classiche Saxone].
Fonte: Mirella Serri, Magazine, 22/6/2006.
[Amico della letterata Silvana Mauri].
Fonte: Laura Lilli, ”la Repubblica” 24/6/2006.
Uno dei pochi meriti di Umberto Eco consiste nell’aver intitolato un suo romanzo ”Baudolino”: non è servito ma almeno ci ha provato, a resuscitare un nome un tempo molto diffuso in Piemonte il cui significato è ”amico coraggioso”.
Fonte: Il Foglio 10/06/2006, pag.I, Camillo Langone.
[Umberto Eco definì Gianni Brera il «Gadda spiegato al popolo» (e a Brera non fece affatto piacere)].
Fonte: La Repubblica 14/06/2006, pag. 43 Edmondo Berselli.
[Va al mare a Capalbio].
Fonte: Paolo Scarano, Gente, 22/6/2006.
[Nella biblioteca prestigiosissima di Cesare Zavattini]. Umberto Eco invia il 5 gennaio 1977 una riedizione di Opera aperta, «forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee». «A Zavattini - scrive nella dedica - in dono per il mio quarantacinquesimo compleanno, a lui sempre più giovane di tutti noi».
Fonte: La Repubblica 11/06/2006, pag. 42 Jenner Meletti.
«E’ uscito un nuovo libro di Umberto Eco. E’ la biografia del rieletto sindaco di Napoli. S’intitola: ”Russo Jervolino, il cognome della Rosa» (Fiorello).
Fonte: Onda n.24 2006.
[Casa in piazza Castello a Milano, appena sotto quella del giurista Guido Rossi].
Fonte: Francesco Manacorda, La Stampa 27/1/2006.
[Laurea ad honorem conferitagli da Alessandro Bianchi, Rettore dell’Università di Reggio Calabria].
Fonte: Mattia Feltri, ”La Stampa” 19/8/2006; vedi frammento n. 122121.
[Spinse Anna Maria Remoaldi a presentarsi al Premio Strega con “Rinascimento privato”, il libro vinse, ma lei era morta poco prima].
Fonte: Francesco Erbani, La Repubblica, 09/05/2006.
[Il gattopardo] resta, prima dell’avento di Umberto Eco, che merita tutt’altre valutazioni, il maggiore e più longevo best seller italiano del Novecento.
Fonte: Il Foglio 18/03/2006, pag.VI Alfonso Berardinelli.
[Quando la Regina Elisabetta gli chiese «And what do you do?»] si dice che avrebbe risposto: «Scrivo, qualcuno dovrà pur farlo».
Fonte: La Stampa 14/04/2006, pag.16 Stefania Miretti.
«Fiorello rinuncia ad una laurea honoris causa. Umberto Eco dichiara: ”Anch’io mi rifiutai di presentare il karaoke”» (Fiorello).
Fonte: Onda n. 16 2006.
[Umberto Eco lavorò col biblista Paolo De Benedetti da Bompiani, ha prestato il suo modo di parlare a un personaggio de Il pendolo di Foucault].
Fonte: Silvia Giacomoni, ”la Repubblica” 11/4/2006; vedi frammento n. 120522.
[Ultima settimana di campagna elettorale, per Massimo Fini c’è un clima da psicodramma:] «[…] Umberto Eco annuncia che lascerà l’Italia se dovesse vincere Silvio Berlusconi […]».
Fonte: Carlo Passera, La Padania 30/03/2006.
[…] la Monti e Proietti, recitavano al Piccolo Teatro post Galileo del ’64 i testi di Ambrogi, Flaiano e perfino del giovane Umberto Eco.
Fonte: Corriere della Sera 24/02/2006, pag.59 Maurizio Porro.
[Rai. Programma culturale “Lei e gli altri”, con Enza Sampò:] ”Alle prove veniva a vedermi un ragazzo con gli occhiali spessi, non bello ma molto simpatico". Umberto Eco aveva chiesto di lei ma gli hanno sbagliato il nome, così l’ approccio diventa una gaffe: signorina, io la conosco, lei si chiama Elena... "Nacque un rapporto tenero, sognante. Sembravamo i fidanzatini di Peynet. Umberto era talmente lontano dall’ idea del successo che per gioco fece la comparsa nella Notte di Antonioni. Io di politica non sapevo nulla, lui me ne parlava sempre. Un giorno incontrammo un corteo socialista e Umberto mi diede una lezione di lotta di classe, rivoluzionaria più che riformista: non bisogna aiutare l’ operaio a spingere il carro, meglio che capisca quanto è sfruttato; solo allora si ribellerà. La cosa mi colpì: io ero stata educata dalle salesiane di Maria Ausiliatrice, sapevo che lui veniva dall’ Azione cattolica, non lo pensavo così". La famiglia Sampò non è entusiasta dell’ intellettuale gauchiste che frequenta la figlia. "Mi faceva leggere Moravia e Nabokov. Ma quando mia madre mi trovò in camera La noia e Lolita si infuriò e insistette perché lo lasciassi. Allora lui le scrisse una lettera molto bella, per dirle che era importante per me leggere tutti i libri, anche quelli". […] quando Eco pubblicò la Fenomenologia [, Mike Bongiorno] ci rimase malissimo, per fortuna non sapeva che ero stata la sua fidanzata". Non fu il successo a separarli. Anzi, quando Enza arriva ad Alessandria, a teatro c’ è anche la ragazza invano amata da Eco al liceo (figura evocata anche nell’ultimo romanzo): per lui è un trionfo. "Finì perché non è facile essere la donna di un genio - racconta la Sampò -. E Umberto già allora era geniale; anche troppo, per me. Mi sentivo inadeguata, non abbastanza colta, non alla sua altezza. Erano tempi in cui le donne non osavano competere con gli uomini; in ogni caso, con lui io non avevo chances. Uscivamo con Luciano Berio e la moglie americana sempre vestita di viola o di rosso e io non capivo la sua musica, con Umberto che passava ore a tentare di spiegarmela; mi presentava Furio Colombo e io restavo in soggezione: un bel ragazzo, ma così serio... Eco leggeva, pensava, scriveva di continuo e si attendeva che tenessi il suo passo. Era un esame perpetuo. A volte mi rimproverava aspramente. Una sera sbagliai il nome di un pittore, dissi Mignaco per Migneco, e lui mi fece una scenata. Alla fine del ’60 progettavamo di sposarci. In effetti ci siamo sposati poco tempo dopo, ma con un’altra persona".
Fonte: Corriere della Sera 20/02/2006, pag.19 Aldo Cazzullo.
[…] il primo numero di Linus uscì con la sbobinatura di un dibattito tra Umberto Eco, Elio Vittorini ed Oreste Del Buono, che fu un po’ il manifesto di un nuovo modo di fare, e intendere, la cultura.
Fonte: la Repubblica 20/2/2006; vedi frammento n. 117410.
[Da Fazio in tv ha precisato come il giornale danese bersagliato per le vignette di Maometto fosse di estrema destra].
Fonte: La Repubblica 07/02/2006, pag.1-43 Francesco Merlo.
[Vinse il Premio Bancarella con “Il nome della rosa”].
Fonte: La Stampa 24/01/2006, pag.25 Stefania Miretti.
[E’ nel club dei salgariani (amanti dello scrittore Emilio Salgari)].
Fonte: La Repubblica 20/01/2006, pag.17 Michele Smargiassi.
2005
[Tra gli ispiratori di Eco, Jorge Luis Borges].
Fonte: Mario Baudino, ”La Stampa” 28/12/2005.
[Erazem Lorbek, giocatore di basket, ama leggere Umberto Eco].
Fonte: Vincenzo Di Schiavi, ”La Gazzetta dello Sport” 6/12/2005.
[Per il critico letterario di fama mondiale Dominique Fernandez, Eco] […] ”è intelligente, erudito, ma per me non è un romanziere. Fabbrica romanzi dove manca la passione creatrice”.
Fonte: Ludina Barzini, ”La Stampa” 6/12/2005.
Al Derby, nel tempio del cabaret [di Milano, andavano molti intellettuali, tra i quali Eco].
Fonte: Antonio Dipollina, ”la Repubblica” 6/3/2005.
[Joaquìn Salvador Lavado Tejòn, detto Quino, star mondiale del disegno umoristico (tra gli altri, Mafalda):] «[…] Furono la Bompiani e Umberto Eco ad aprirmi le porte dell´Italia».
Fonte: La Repubblica 04/12/2005, pag.44-45 Michele Serra.
[L’ex direttore di Raitre Angelo Guglielmi:] […] "Eco è un grande scienziato delle lingue e delle strutture narrative. Elabora delle idee e con i romanzi ne sperimenta la praticabilità". Anche questa è ideologia della letteratura? "No, Eco ha avuto il merito di rendere meno drammatica la frattura tra letteratura alta e paraletteratura. Ha aperto un mare enorme ai giovani scrittori, un mare meticcio in cui confluiscono anche i fumetti, le canzonette, un linguaggio non più sublime".
Fonte: Corriere della Sera 23/11/2005, pag.39 Paolo Di Stefano.
[Successo commerciale, ma anche culturale dei best-seller. Per spiegarlo si pensi che Eco,] studioso del linguaggio e della comunicazione, a un certo punto della sua carriera, sia stato indotto a scrivere romanzi da un evento letterario che nel 1974 scosse molto l’opinione culturale italiana. Si tratta della comparsa di un libro inaspettato, ”La Storia” di Elsa Morante, scrittrice già affermata, che da quasi vent’anni non pubblicava romanzi. […] L’avanguardista Eco […] si mise a riflettere. Aveva studiato molto la narrativa popolare e di massa. Riteneva che il romanzo dovesse tornare alle sue origini genuine e andare di nuovo incontro al pubblico […]. Nel 1978 Eco pubblicò un libro di teoria, ”Il superuomo di massa”. E nel 1980, finalmente, ”Il nome della rosa”. Ma proviamo a delineare un ritratto di Eco, cercando di capire che autore di best seller è diventato con ”Il nome della rosa” e da quale miscela deriva il suo carisma: un carisma tanto forte da aver confuso e paralizzato (o ricattato culturalmente) i critici accademici e i teorici della letteratura. Questo naturalmente è avvenuto proprio perché Eco è anzitutto un accademico e un teorico. E quindi i suoi simili si riconoscono in lui. Erudizione e luoghi comuni, semiotica e cultura di massa, pedanteria e barzellette: da questa combinazione di elementi nasce Umberto Eco, studioso, giornalista, insegnante, romanziere e acrobata insuperato della cultura postmoderna. Nessun autore italiano è famoso nel mondo come lui, neppure Carlo Collodi, l’autore di ”Pinocchio”. Nessuno come lui è tanto venduto e (forse) letto. Da almeno vent’anni è quasi impossibile sorprendere un filosofo, un critico letterario, un politico, uno scienziato nell’atto di dare torto a Umberto Eco. Il quale dunque (scherzosamente ma non del tutto) potrebbe essere definito come colui che viene citato soprattutto allo scopo di dire che ha ragione. Prima del ”Nome della rosa” (1980) non era ancora sufficientemente chiaro, almeno in Italia, che cosa potesse essere il postmoderno letterario. […] Umberto Eco, però, […] fece un notevole passo avanti. Aggiunse due ingrendienti: le teorie del linguaggio e il romanzo popolare. Arrivò a una combinazione esplicita e plateale, enigmistica e manualistica, di lezione universitaria e di feuilleton. […] non fa altro che spiegare le cose. In lui non ci sono ombre, ma solo luci. I suoi scritti ”Sulla letteratura” (2002) potrebbero essere letti come un autoritratto per interposte persone. Ciò che colpisce di più nello stile intellettuale di Eco è l’insistenza sulle somiglianze, sulle continuità fra antico e moderno, fra tradizione e avanguardia, fra grandi classici e famosi best seller. Nel gioco di Eco la mossa fondamentale è il rifiuto delle gerarchie e dei giudizi di valore. Messo alle strette, essendo un uomo di buon senso, non negherebbe che ci sia qualche differenza qualitativa fra ”Edipo re” e ”I tre moschettieri”, fra Dostoevskij e Conan Doyle. Ma notare queste cose non rientra nel suo codice culturale. Quello che predilige è ”democratizzare” la cultura alta, tradurre in formule ciò che sembrerebbe imporre un diverso ordine di esperienze intellettuali. Quando si occupa del ”Paradiso” di Dante, della ”Poetica” di Aristotele, dell’estetica barocca, del ”Manifesto” di Marx e Engels, dopo averci fatto capire che controlla alcune nozioni fondamentali, Eco si affretta nella sua opera di attualizzazione e omologazione. Per esempio: il ”Paradiso” dantesco viene prima esaltato come ”poesia dell’intelligenza”, poi come ”apoteosi del virtuale” e del ”puro software”, infine come ”trionfale odissea nello spazio” e come pillola di ecstasy che ha il pregio di non intossicare. Eco spesso scherza. Ma non dice mai così bene quello che pensa e che gli piace davvero come quando scherza. Se parla del ”Manifesto” di Marx e Engels osserva che il suo stile è formidabile perché ”sa alternare toni apocalittici e ironia, slogan efficaci e spiegazioni chiare”: e oggi dovrebbe essere studiato ”nelle scuole per pubblicitari”. E’ come se nella storia non ci fossero salti, variazioni e discontinuità, tutte le epoche avessero avuto gli stessi mezzi e gli stessi fini, […]. Eco è un vero e completo postmodernista, così perfetto da essere un po’ caricaturale. Crede seriamente che un best seller contemporaneo sia la replica di quei best seller ”di qualità” che furono la ”Commedia” di Dante e le opere di Shakespeare. ’Il nome della rosa”, che resta il suo maggiore e vero colpo grosso e la sua opera più caratteristica, riusa le strutture del romanzo popolare per farne letteratura moderna di massa. Il libro guarda a un pubblico nuovo, con il quale Eco, come professore-giornalista, aveva più familiarità e affinità: un pubblico vasto e misto, diciamo neoborghese, smaliziato, scolarizzato, intossicato di teorizzazioni e desideroso di promozione culturale. Un pubblico che non vuole certo commuoversi, né piangere sui mali del mondo come quello dei romanzi dell’Ottocento, ma preferisce sentirsi deliziosamente distaccato, ironico, sofisticato e beffardo. Per capire come si è prodotta in Eco la metamorfosi del semiologo critico in romanziere popolare, si dovrebbe rileggere il suo ”Superuomo di massa”, del 1978. Qui l’autore ci teneva ancora a presentarsi come un critico tagliente della narrativa consolatoria e non problematica, che esattamente per questo conquista il successo. Una tale narrativa confermava il lettore ”piccolo borghese” nei suoi valori e nei suoi dogmi, era riformista e non rivoluzionaria, proponeva una ”narratività degradata”, fatta di una sottocultura senza problemi. Dal ”Nome della rosa” in poi è diventato lo stesso Eco un autore che consola, che non crea problemi, che insegna e diverte, che sdrammatizza.
Fonte: Il Foglio 17/09/2005, pag.7 Alfonso Berardinelli.
[Daria Bignardi, ex del figlio di Umberto Eco].
Fonte: Vanity Fair 1/10/2005.
[Il critico letterario Romano Luperini:] L’Italia ha avuto maestri importanti in questa direzione [scrittori con un’attitudine ludica, combinatoria, leggera della scrittura]: l’Eco del Nome della rosa […]. […] con Umberto Eco, c’è stato il postmoderno come retorica […].
Fonte: Paolo Di Stefano, ”Corriere della Sera” 28/9/2005.
[La volta che Renzo Arbore, insignito del titolo di maestro in goliardia dall’Università di Bologna (nella commissione anche Umberto Eco) chiese al rettore ”Mi sa dire tempo e modo della frase ’Non mi si sarebbe dovuto rompere’?” e allo sconcerto dell’altro rispose: ”Preservativo imperfetto!”].
Fonte: Cesare G. Romana, Il Giornale 18/9/2005.
[Il linguista Giuliano Bonfante] Nel 2000, a 96 anni, rimproverò pubblicamente Umberto Eco per aver utilizzato ”convenirono” anziché ”convennero” nel testo del romanzo Baudolino.
Fonte: la Repubblica 10/9/2005.
[…] a partire dal ”Nome della rosa” di Umberto Eco, la natura del best seller narrativo tende a cambiare. Umberto Eco è uno studioso di estetica, di semiologia e di comunicazioni di massa, un professore che a un certo punto, a cinquant’anni, diventa romanziere: diventa, più precisamente, autore specializzato nella costruzione di best seller, di quel genere di libri, cioè, che in precedenza aveva attentamente analizzato (nel ”Superuomo di massa”, per esempio, uscito nel 1976). […] E’ da quel momento in poi che anche gli intellettuali, gli accademici e i teorici d’avanguardia hanno cominciato ad avere un particolare rispetto per il romanzo che corre incontro al pubblico di massa […].
Fonte: Il Foglio 03/09/2005, pag.5 Alfonso Berardinelli.
[…] l’elenco [delle cose generatesi a Torino] si deve a Umberto Eco: la dinastia regnante, il cinema, la moda, la televisione, il partito liberale, il partito comunista... […].
Fonte: Corriere della Sera 28/08/2005, pag.6 Aldo Cazzullo.
La letteratura fatta a macchina gira per il mondo con il marchio Oulipo, Ouvroir de Littérature Potentielle. Nacque il 24 novembre 1960, in uno scantinato di Parigi (Opificio di Letteratura Potenziale per i soci italiani, che hanno inaugurato la succursale nel 1990). Tra i soci fondatori c’era Raymond Queneau, poi arrivarono [tra gli altri] Umberto Eco.
Fonte: Il Foglio 12/08/2005, pag.2 Mariarosa Mancuso.
[Eco è il modello di riferimento della scrittrice Elizabeth Kostova].
Fonte: Cristina Taglietti, ”Corriere della Sera” 19/8/2005.
[Alcuni tra gli scrittori italiani meglio pagati non hanno nemmeno un agente letterario]. «Di fatto - dice [l’agente] Marco Vigevani […] -, Eco o la Fallaci sono autori pregiatissimi, che potrebbero spuntare le condizioni che desiderano, ma sono fuori mercato, essendo graniticamente legati al loro editore, che ne rappresenta gli interessi».
Fonte: Il Sole 24 Ore 07/08/2005, pag.11 Stefano Salis.
[Intervista ad Alberto Arbasino:] Eco le piace? "Mi piace, ma non saprei giudicarlo. I suoi libri sono molto lunghi, e sono bestseller. La questione non riguarda Eco, ma tutti. Ove si tratti di bestseller che muovono denaro, il compenso per ogni ora di lettura degli addetti ai lavori non va commisurato alla tiratura e alle vendite, bensì deontologicamente regolato dalle vigenti tariffe degli ordini professionali. Più Iva. […]”.
Fonte: Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 18/04/2005.
[Il poeta Edoardo Sanguineti:] ”Quando lo conobbi [Eco], nel collegio universitario di Torino, era responsabile regionale di Azione cattolica. Queste radici in lui non si sono mai perse del tutto, nonostante il notevole impegno a laicizzarsi e a impegnarsi politicamente. Nel ”68 si candidò nel Psiup, ma negli ultimi tempi mi sembra diventato più prudente”. […] “L’attenzione di Barthes ai miti d’oggi era sì fortemente contestativa. In Eco c’era invece una evidente simpatia e fascinazione per i mass media. Tutto ciò non mi impedisce di consentire con lui su tante cose. L’unica polemica con lui fu a proposito del Pendolo di Foucault”.
Fonte: Paolo Di Stefano, ”Corriere della Sera” 31/8/2005.
[Luciano De Crescenzo, sulla povertà degli scrittori, sono pochi quelli che riescono a vivere vendendo i propri libri:] "Prendiamo Umberto Eco: quante copie ha venduto del Nome della rosa? Tante, ma non è che ogni anno ha scritto Il nome della rosa. Se dividi le copie complessive per gli anni, il numero diventa piccolino".
Fonte: Enrica Brocardo, Vanity Fair 07/04/2005 pag. 121.
[E’ stato ritratto dal fotografo artistico Evgen Bavcar].
Fonte: Emanuela Audisio, ”la Repubblica” 20/2/2005; vedi frammento n. 102401.
[Incrociò tra i giovani dell’Azione cattolica l’allora diciottenne Vincenzo Scotti].
Fonte: Fernando Proietti, ”Corriere della Sera” 24/1/2005.
2004
Si dice che Eco abbia scritto Fenomenologia di Mike Bongiorno solo per vendicarsi di Mike, che flirtava con lei. Vero? [Enza Sampò:] «No. La Fenomenologia la scrisse già sulla rivista ”Il Verri”. Ma è vero che Mike ci provò […]».
Fonte: Francesco Specchia Libero, 31/10/2004.
[Piero Chiambretti sul suo programma Markette:] «[…]Faccio una trasmissione leggera che mi permette di proporre di tutto, da Topo Gigio a Umberto Eco. […]».
Fonte: Alfonso Signorini, Panorama 16/12/2004. pag. 251.
[…] Umberto Eco racconta che Il nome della rosa è nato da una singola idea, la visione di un monaco che viene assassinato. […].
Fonte: la Repubblica 5/12/2004.
[E’ appassionato del gioco dell’]ucronia, in voga tra storici e intellettuali […]: si gioca facendo la storia coi se. Ad esempio: cosa sarebbe successo se Napoleone avesse vinto a Waterloo, se Colombo non avesse scoperto l’America, se Jfk si fosse salvato a Dallas.
Fonte: Antonio Bozzo, "io donna" 30/10/2004 pagina 85.
«Stiamo scivolando nella semantica, propongo l’audizione di Umberto Eco» (il minsitro dell’Economia Siniscalco nel botta e risposta con Vincenzo Visco sulla Finanziaria).
Fonte: b. di g., l’Unità 8/10/2004, pag. 2.
[L’autore di best seller americano Dan Brown, spesso paragonato a Umberto Eco per la ricerca dei particolari nell’ambientare gli eventi in singole situazioni storiche].
Fonte: Maurizio Molinari, ”La Stampa” 21/9/2004.
[Per l’artista Olafur Eliasson la] nuova definizione dell’arte dipenda dalla posizione del soggetto nell’arte. Una delle persone che ha dato il via a questa negoziazione della posizione del soggetto nell’arte è Umberto Eco. Ha affermato il concetto secondo il quale è il lettore a creare il significato del testo mentre lo legge”».
Fonte: Paolo Vagheggi, ”la Repubblica” 4/10/2004.
[All’inaugurazione della mostra “Beautiful Minds. Premi Nobel” per il centenario del premio, nel fiorentino Palazzo Vecchio, presente anche Umberto Eco].
Fonte: MACCHINA DEL TEMPO OTTOBRE 2004.
[Ha fatto il liceo classico Plana ad Alessandria, lo stesso frequentato da Mario Giordano di Studio Aperto].
Fonte: Claudio Sabelli Fioretti, ”Corriere della Sera Magazine” 10/6/2004.
[Scriveva anche per Paese Sera ai tempi del fondatore Fausto Coen].
Fonte: Fiamma Nirenstein, ”la Repubblica” 28/7/2004.
”Il nome della rosa” di Umberto Eco è rimasto bloccato dalla censura sovietica fino al 1998 a causa del suo incipit, dove l’io narrante scrive di trovarsi a Praga nell’agosto del 1968 mentre le truppe del Patto di Varsavia invadono la Cecoslovacchia. Il libro parla d’altro, ma quell’indicazione di tempo e di luogo era considerata comunque un tabù. [Lo ha reso noto Elena Kostjukovic, insegnante dell’Università di Milano].
Fonte: M. B. Panorama 15/7/2004. pag. 145.
E’ uscito un altro romanzo di Umberto Eco, intitolato "La misteriosa fiamma della regina Loana". I quotidiani hanno dedicato all’evento pagine e pagine entusiaste, e definito il libro - che non potevano ancora avere letto - "romanzo totale".
Fonte: Giorgio Dell’Arti, Vanity Fair Anno I - Ventiduesima settimana giugno 2004.
[Eco, nella prefazione del primo libro di Quino, su “Mafalda”, edito da Bompiani:] ”Charlie Brown ha letto evidentemente i revisionisti freudiani e va alla ricerca di un’armonia perduta; Mafalda ha letto il Che e Mao Tse Tung”.
Fonte: Cesare Medail, ”Corriere della Sera” 16/1/2004.
[Eco sul suo amico e collega alla Bompiani Nanni Balestrini:] «’Balestrini - scrive Umberto Eco nella monografia edita da Emilio Mazzoli - si presenta come lo scrittore più pigro che sia mai esistito, perché si potrebbe dire (esagerando un poco) che di suo non ha mai scritto una sola parola e ha soltanto ricomposto brandelli di testi altrui […]».
Fonte: vedi frammento n. 15452.
[Sull’autore, attore e comico Alessandro Bergonzoni,] Umberto Eco ha detto: ”Se non facessi il lavoro che faccio, avrei fatto quello che fa lui”.
Fonte: vedi frammento n. 15293.
[Nei primi anni ’60 lavora a un’ipotesi di Semiologia della Musica assieme a Luciano Berio].
Fonte: vedi frammento n. 15290.
2003
[…] anche Umberto Eco […] ha detto il calcio è l’oppio dei popoli […].
Fonte: Alessandro Pasini Sette, 01/05/2003.
Le implicazioni semiotiche del linguaggio sono affrontate anche da Umberto Eco nel suo ultimo libro ”Dire quasi la stessa cosa” (Bompiani): «La traduzione da una lingua all’altra mette in gioco», dice Eco, «un processo di negoziazione per arrivare a quale sia la cosa che un testo vuole trasmettere e come trasmetterla».
Fonte: Severino Colombo, Macchina del Tempo, giugno 2003 (n.6).
[…] la fenomenologia di Mike Bongiorno è stata un tópos del pezzo di costume e della ricerca sociologica sulle comunicazioni di massa […].
Fonte: Aldo Grasso, ”Corriere della Sera” 25/10/2003.
[Per Gabriele Salvatores,] «[…] le sette storie universali di cui parla Umberto Eco sono i generi che possono essere applicati a tutte le arti perché rappresentano il tramite vitale con il pubblico».
Fonte: vedi frammento 70567.
2002
[E’ Jean Jacques Annaud che dirige la trasposizione cinematografica de “Il nome della rosa”].
Fonte: Cinema, a cura di Gianni Canova, Garzanti 2002.
[Ha definito il critico e professore David Lodge] ”uno degli uomini più cattivi che esistano”.
Fonte: Cristina Taglietti, ”Corriere della Sera” 19/6/2002.
[Tra i libri mai sfogliati da Giampiero Mughini «Il primo di Umberto Eco […]».
Fonte: TvSette, 44/2002, pagina 13.
2001
[Alla fine degli anni ’60, assieme al fotografo Marco Glaviano è tra i frequentatori del baretto di Oreste in piazza San Marco].
Fonte: Christian Rocca, ”Max” agosto 2001.
[Intervista a Furio Colombo]. [Quando] ho incontrato Umberto Eco e Gianni Vattimo. Il gruppo [63] si è allargato". Siamo arrivati all’università. "[…] Per Umberto Eco e Vattimo filosofia. Punto di aggancio per tutti Norberto Bobbio. Fu Eco a introdurci a Joyce e, attraverso Joyce, all’avanguardia". Politicamente che cosa vi univa? "L’antifascismo. Non eravamo comunisti anche se frequentavamo tutti gli autori comunisti. Nessuno di noi è passato attraverso scuole di marxismo. […] Scrivevamo sul Verri di Luciano Anceschi. "Diario minimo", all’inizio, era una cosa a quattro mani, di Eco e mia. Proprio in quel periodo arrivò la televisione, ci chiesero di fare un provino, lo facemmo per divertimento. Io, Eco e Vattimo. Entrammo". Vi piaceva? "Per quanto fosse banale ciò che vedevamo sugli schermi, era rivoluzionario ciò che vedevamo dentro gli studi. E intanto scoprivamo il mondo dell’avanguardia attraverso interviste a Luciano Berio, Bruno Maderna, John Cage. In quel momento la musica era la forma più avanzata di sperimentazione del nuovo". La televisione è stata una rivoluzione tradita? "No. Il primo incarico che abbiamo avuto Umberto Eco ed io fu di trovare venti gatti randagi per una trasmissione di Mike Bongiorno". Un lavoro impegnativo. "Lo abbiamo fatto con grande divertimento ma ci rendevamo conto della banalità delle cose che andavano in onda. La televisione fu un’avventura allegra, però a un certo punto è nata la possibilità di fare il primo rotocalco televisivo italiano. Si chiamava Orizzonti. Lo facevamo a Torino. Avevo formato una redazione che includeva Norberto Bobbio, Carlo Casalegno, Gianni Vattimo, metà della stampa e dell’antifascismo torinese. Per un anno affrontammo di petto problemi che tutti evitavano. […]. [Tra i libri importanti] “Il nuovo medioevo”, con Umberto Eco, sulla chiusura a riccio dei grandi poteri e l’esclusione delle persone giovani, della parte debole del mondo".
Fonte: Claudio Sabelli Fioretti, Sette, 14/8/2001.
«Umberto Eco non se ne perde uno [di Sanremo], anche se non mi ha mai spiegato il perché» (Angelo Guglielmi).
Fonte: Panorama 01/03/2001.
[Pubblicò per Bompiani il primo libro (in prosa) del poeta Raffaello Baldini, Autotem].
Fonte: Roberto Barbolini, ”Panorama” 6/12/2001.
[E’ tra gli estimatori di Tex].
Fonte: Antonio Giorgi su Avvenire del 13/1/2001 a pagina 28.
«L’ultimo romanzo italiano che ho letto è stato "Baudolino", di Umberto Eco: l’ho interrotto a pagina trenta» (Vauro).
Fonte: Mariarosa Mancuso su Sette del 15/3/2001 a pagina 175.
[Sul successo di Calimero:] «e quando un personaggio genera un nome comune, rompe la barriera dell’immortalità per entrare nel mito: si è un calimero come si è un dongiovanni, un casanova, un donchisciotte, una cenerentola, un giuda...» (Umberto Eco).
Fonte: Guido Tiberga su La Stampa del 10/07/01 a pagina 33.
Hanno detto a proposito del G8 di Genova: […] «Per Internet uso il programma Netscape, invece di Explorer, per fare un dispetto alla globalizzazione targata Microsoft» (Umberto Eco) […].
Fonte: Mario Ajello su Il Messaggero del 18/07/01 a pagina 2.
Romanzi ispirati al Medioevo pubblicati negli ultimi mesi: ”Baudolino”, di Umberto Eco, ambientato nel XII secolo (Baudolino, figlio adottivo di Federico Barbarossa, assieme a un compagno spaccia il sudario di un lebbroso per il panno che asciugò il volto di Cristo) […].
Fonte: Cesare Medail sul Corriere della Sera del 05/04/01 a pagina 35.
2000
[Era uno dei ragazzi di Don Arturo Paoli, missionario in sudamerica:] «Il nostro lavoro era dar loro coscienza perché erano dei cattolici romantici. Cercavamo di dar loro una coscienza critica davanti al mondo cattolico. Questo naturalmente provocò la crisi».
Fonte: Alain Elkann, La Stampa 6/2/2000.
Assegnato quest’anno a Umberto Eco il primo premio nella sezione ”Comunicazione e Studi Umanistici” [del premio letterario spagnolo ’Principe delle Asturie”: un assegno di 5 milioni di pesetas (circa 60 milioni di lire) e una statuetta di Mirò].
Fonte: Reuters 10/5/2000, Il Tempo 11/5/2000.
[Umberto Eco scrive al pc già dai tempi del «Pendolo di Foucault»].
Fonte: Donata Righetti, Corriere della Sera, 03/12/2000; pag.33.
[Usa calzini della ditta Niga di Tortona (Alessandria), gli stessi di Papa Woytjla].
Fonte: Panorama 20/1/2000.
1999
[Frequentava il Bar di Oreste a Milano in piazza Mirabello, punto di riferimento e di incontro, del dopo-cena-dopo-spettacolo-dopo-cinema-dopo-mostra, tra la fine degli anni 70 e inizio anni ‘80].
Fonte: Enrico Arosio, ”L’Espresso” 16/9/1999.
[Era rimasto incuriosito dal giornale comunista “Servire il popolo” del’Unione dei comunisti italiani marxisti-leninisti di Aldo Brandirali].
Fonte: Venanzio Postiglione, ”Sette” n. 24/1999.
«Ogni grande pensatore è lo stupido di un altro» (Umberto Eco, dal Pendolo di Foucault).
Fonte: Oliviero Ponte di Pino, "Chi non legge questo libro è un imbecille", Garzanti; vedi frammento n. 58421.
[E’ membro del Cicap (Comitato italiano per il controllo delle affermazioni sul paranormale)].
Fonte: Corriere della Sera 28/03/1999.
1998
[Il critico letterario Pietro Citati] ha stroncato il Pendolo di Umberto Eco.
Fonte: Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 10/10/1998.
[Una volta] Umberto Eco arrivo a scrivere di lui [Gianni Riotta] come ”il nuovo Kafja” […].
Fonte: Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini” 31/10/1998.
1997
[…] Umberto Eco ha affermato che l’unificazione l’ha fatta più Mike Bongiorno che il conte di Cavour […].
Fonte: Maria Giuseppina Buonanno, ”TvSette” 18/9/1997.