GIANNI PARRINI, La Stampa 22/9/2010, pagina 28, 22 settembre 2010
Dimmi il cognome, saprò chi sei - Una pazza voglia di cognomi. Navigando in Rete si scopre che sono decine i siti che si occupano dei patronimici e che promettono mirabilia a portata di clic: «Dimmi il tuo (cog)nome e ti dirò chi sei»
Dimmi il cognome, saprò chi sei - Una pazza voglia di cognomi. Navigando in Rete si scopre che sono decine i siti che si occupano dei patronimici e che promettono mirabilia a portata di clic: «Dimmi il tuo (cog)nome e ti dirò chi sei». Basta inserire il proprio surname per scoprirne l’origine, la diffusione o la distribuzione geografica. Alcuni portali si spingono anche più in là, fornendo indicazioni (chissà quanto attendibili) sulla storia di famiglia. Potere del nome, dunque, ma al di là delle facili suggestioni telematiche è innegabile che l’antroponimia eserciti un fascino antico a tutt’oggi intatto. Il perché lo spiega il professor Roberto Bizzocchi, docente all’università di Pisa ed esperto in materia: «Sapere il nome di una persona consente di individuarla, rintracciarla, parlare di lei con altri. In poche parole, è una prima ed embrionale forma di conoscenza, da cui molto spesso è possibile ricavare indizi relativi, oltre che alla parentela, anche alla provenienza, al mestiere che facevano gli avi ed altro ancora». Nomen omen, dunque, e di tutto ciò si è parlato nei giorni scorsi nell’ateneo pisano, durante un convegno internazionale dal titolo «I cognomi italiani nell’ambito dell’antroponimia dell’Europa mediterranea». Tra le varie curiosità, è emerso un parallelismo tra il processo di fissazione dei cognomi e la nascita dello Stato unitario. «Nella storia dei nomi c’è la storia degli italiani - spiega Bizzocchi, coordinatore del convegno - La storia di come hanno definito se stessi nei confronti degli altri, della propria comunità e delle diverse autorità». Nel Belpaese le prime ad avere una cognome sono state le famiglie dogali di Venezia, intorno al XII secolo, seguite fra il Duecento e il Trecento da tutte le grandi casate aristocratiche. Per contadini e lavoratori, invece, la fissazione e la trasmissione ereditaria di questo segno di riconoscimento diventa fenomeno di massa solo dopo il Medioevo, con grandi differenziazioni tra le varie zone del paese. «Nel Quattrocento, circa l’80% degli abitanti del Piemonte e della Lombardia ha un cognome e nel Seicento la percentuale sale fino a sfiorare la quasi totalità della popolazione - spiega Bizzocchi - Nella stessa epoca le popolazioni dell’Italia Centrale, sono invece ben lontane da questa rivoluzione e a possedere un cognome è solo un 30/40 per cento degli individui». La storia di questi curiosi appellativi che accompagnano il nome di battesimo (dal latino cum-nomen) è anche la storia del controllo istituzionale sulla società ad opera dalle principali autorità dell’epoca: la Chiesa e le nascenti burocrazie statali, mosse rispettivamente da ragioni di natura pastorale, fiscale e di coscrizione militare, soprattutto in epoca napoleonica. Infatti, solo nella seconda metà dell’800, con l’Unità d’Italia, la registrazione del cognome diventa un processo sistematico e diffuso su tutta la Penisola: «La nascita dello Stato italiano ha un peso decisivo in questa vicenda, perché la pratica diventa obbligatoria e si diffonde a tappeto», spiega ancora Bizzocchi. Districandosi tra archivi anagrafici e aneddoti locali gli studiosi sono riusciti a scoprire come sono nati i nomi più diffusi nel Belpaese. Ad esempio, le ragioni del successo di Rossi (la cui variante meridionale è Russo), sono da ricercare nell’aspetto: «In un Paese in cui i rossicci di pelo sono pochi, essere chiamati Rossi era un buon modo per identificarsi - spiega la professoressa Carla Marcato, curatrice del Dizionario dei cognomi della Utet - Curioso anche il caso di Esposito, che viene da “esposto” ed è legato al fenomeno dei trovatelli, i bambini che a partire dal XIV secolo venivano abbandonati sulle ruote poste di fronte alle chiese o agli ospedali». A parte i casi suddetti, solitamente il cognome deriva da nomi di battesimo (Filippi), soprannomi (esempio tipico è Sbrana, che indica un tipo pronto a fare tutti a pezzi), luoghi (Pisani, Padovani, Lombardi), mestieri (Ferrari viene da «ferraio», cioè fabbro). Altre volte, invece, l’origine viene nascosta dalla caduta di una parte della parola: Nuti deriva dal nome proprio Benvenuto, mentre Gnieri e Nieri arrivano da Ranieri. Dunque, se anche voi avete una pazza voglia di scoprire chi siete, da dove venite e dove andate provate a interrogare il vostro cognome. Qualcosa verrà fuori.