Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  settembre 22 Mercoledì calendario

Da Kim a Kim. La Corea prepara la successione - Il «caro leader» Kim Jong-Il è una presenza iconografica costante in Corea del Nord: lo si vede in enormi ritratti appesi ai lampioni stradali, sorridente, con dei bambini per mano, tutti con il fazzoletto rosso al collo dei Piccoli pionieri

Da Kim a Kim. La Corea prepara la successione - Il «caro leader» Kim Jong-Il è una presenza iconografica costante in Corea del Nord: lo si vede in enormi ritratti appesi ai lampioni stradali, sorridente, con dei bambini per mano, tutti con il fazzoletto rosso al collo dei Piccoli pionieri. In televisione si parla spesso di lui, e le immagini lo mostrano aggirarsi come un semi-dio per il Paese, qui insegnando ai contadini come si fa a piantare le patate, là riparando un macchinario industriale davanti allo sguardo estasiato di un gruppo di operai, o camminando sicuro circondato da alti dirigenti e militari. Nelle aule scolastiche il volto benevolo e paterno del «caro leader» appeso al muro guarda gli studenti infondendo loro sicurezza nel futuro, quasi sempre in compagnia del suo amato genitore, il «grande leader» Kim Il-Sung. A volte i due hanno affianco la madre di Kim Jong-Il, «l’eroina della rivoluzione anti-giapponese», Kim Jong Suk. Sacra famiglia dello «Stato eremita», il Paese comunista più chiuso e povero al mondo. Fuori dall’onnipresente iconografia propagandistica, però, questo non è un capo di Stato visibile in pubblico, e da anni circolano voci che lo vogliono già morto, e sostituito da un sosia. Ma forse è ancora vivo, visto che per il 28 settembre è stata convocata - per la prima volta in 44 anni - una conferenza del Partito dei lavoratori, l’unico del Paese, per «eleggere la guida suprema», ha comunicato ieri l’agenzia ufficiale del regime. Occasione «storica», come la definisce la propaganda, che secondo molti segnerebbe la nomina a delfino ufficiale di Kim Jong-Un, il 27enne figlio del «caro leader». Della vera storia dei Kim si sa poco: la propaganda ufficiale ha talmente modificato le vicende della prima famiglia del Paese da rendere impossibile ripulirle delle leggende. I musei nordcoreani - di Storia, della Rivoluzione, dei Martiri, etc. - riportano in modo martellante che il «caro leader» nacque il 16 febbraio 1942 sul sacro monte Paekdu perennemente innevato. I lupi ululavano e la luna brillava in cielo, una stella mai vista prima fece capolino nel firmamento, e una rondine passò sopra la testa dei genitori rivoluzionari (testuale). Gli archivi sovietici, più prosaicamente, rivelano che nacque in un ospedale dell’Urss, vicino a Khabarovsk, sempre il 16 febbraio, ma di un anno prima. Dalla morte del padre, nel 1994, Kim è il leader supremo, Segretario generale del Partito, e capo delle forze armate, il che significa essere la seconda carica del Paese: la prima, infatti la ricopre in eterno il padre, che resta «grande leader» anche da morto. Deciso a diventare il successore del padre, Kim Jong-Il crea un culto della personalità senza precedenti intorno all’amato genitore, continuando a nutrirlo anche dopo la morte di quest’ultimo. Secondo rifugiati di rilievo come Hwang Jang Yop, ex direttore della propaganda nordcoreana, Kim sarebbe ancora più scaltro e crudele del padre, il quale, se non altro, si consultava con i suoi collaboratori, mentre Kim Jong-Il ama, a quanto pare, tenere tutti nell’insicurezza costante, imprevedibile, vendicativo, onnipotente e mercuriale come un dio dell’Olimpo. Appassionato di cinema americano e di alta cucina giapponese e francese, avrebbe anche un debole per le ragazze slave, che «affitta» per lunghi fine settimana. Stramberie personali a parte, i crimini di Kim sono altri: deciso a non accettare le riforme economiche, per non correre il rischio di perdere anche parte del suo potere assoluto, ha lasciato che l’economia del Paese andasse in rovina, mantenendo però ben oliata la macchina militare - e angosciando il mondo con il suo programma nucleare. Sotto di lui, la repressione politica è totale, e si vive in uno stato di penuria e carestia costanti, con frequenti crisi di malnutrizione che hanno portato alla morte uno, forse due milioni di persone. Due anni fa venne colpito da una malattia misteriosa, e da allora è giallo intorno alla successione. Ora pare che il dittatore stia preparando la strada al Kim numero tre.