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 2010  settembre 22 Mercoledì calendario

NON SONO DIO

L’Obama dal volto umano lo scopri quando si trova tra amici politici, quelli che lo hanno appoggiato da sinistra ed ora guardano al bilancio del primo biennio e respirano frustrazione. Così, nella serata spesa a Filadelfia per raccogliere soldi a favore dei candidati democratici che devono difendere il cadreghino in Congresso tra un mese e mezzo, si è lasciato andare: «Non sono Dio, non paragonatemi all’Onnipotente, solo pensate a chi c’era prima di me».
Era il retore che si annunciava come quello di cui il mondo intero aveva bisogno, è oggi un cane bastonato. Ma quando ispiri tenerezza invece di trasudare leadership, significa che c’è qualcosa che non va, che la gente non ha capito i tuoi travagli molto terreni e molto politici. Oppure che tu, il primo presidente nero che è già entrato nella storia per questa conquista, avevi gettato il cuore dietro l’ostacolo ed oggi l’organo vitale è là, dilaniato dai morsi di chi ti aveva preso sul serio.
«Io sono una della classe media americana, e piuttosto francamente ti dico: sono esausta. Non ne posso più di difendere te e di difendere la tua amministrazione, di difendere il mantello del cambiamento per il quale avevo votato, e profondamente delusa per dove siamo arrivati ora», gli ha detto in un incontro in diretta tv a Washington, prima della serata a Filadelfia, Velma Hart, afro-americana come lui.
IL DISOCCUPATO
E il giovane Ted Brassfield, 30 anni e ancora disoccupato dopo essersi laureato in legge, gli ha chiesto acidamente: «Tu e il messaggio della tua campagna elettorale mi avevate ispirato. Ora però tutto è svanito. Non ci sono posti di lavoro in giro: è morto per me il sogno americano?».
È un Barack oggi in difesa, che cerca comprensione dai clienti buggerati dopo aver venduto la speranza e il cambiamento. Ma hope e change non sono noccioline, sono
stati solo un programma buono per la campagna elettorale: ora lui non ci prova nemmeno più. Sognare? Sveglia ragazzi! Ha polemizzato Obama: «Sento dire spesso che la riforma sanitaria e quella di Wall Street sono insufficienti. Oppure, “sì, hai chiuso con la guerra in Iraq, ma ancora non hai terminato quella in Afghanistan”... A chi dice queste cose rispondo che si devono svegliare. Governare non è un esercizio accademico. Come dice sempre Joe Biden, non paragonateci all’Onnipotente, piuttosto fate il confronto con l’alternativa, con chi c’era prima di noi». Obama ha ormai smesso i panni del trascinatore, perchè i sondaggi quotidiani men che lusinghieri su di lui e sulle sue politiche ne hanno fatto un politico normale.
Per dovere di partito è sempre aggressivo contro gli avversari repubblicani, ma si vede che è ormai frustrato dal fuoco “amico” dei suoi sostenitori. Che non capiscono la sua posizione. E che gli rendono l’esperienza alla Casa Bianca un peso duro da sostenere.
CRISI DI FAMIGLIA
Dev’essere una crisi di famiglia, visto che pure Michelle avrebbe detto alla “collega” Carla, moglie del presidente francese Sarkozy, di non poterne più, «qui è un inferno» (le affermazioni, riportate in una biografia sulla Prima Lady di Parigi, sono state poi smentite dal ministero degli esteri francese ma confermate dagli autori, due giornalisti).
Il primo mandato quadriennale del presidente ri-
schia, ogni giorno di più, di essere l’ultimo. Del resto, quando doveva far passare la riforma sanitaria che una solida maggioranza di americani non voleva prima del voto del Congresso, e vuole cancellare ora che è legge (oltre il 60% secondo l’ultimo sondaggio Rasmussen), Obama disse che «è meglio un solo mandato fatto in gloria che due mediocri». Allora sembrava un bluff, adesso è una prospettiva reale. Obama ha gettato la maschera del “Reagan rinato” con la quale si era presentato contro John MCCain, vantando un’anima bipartisan. Ma Reagan era un attore professionista che ha saputo, da politico, unificare il paese promuovendo la crescita e la rinascita economica. Obama è stato un bravo attore quando si è presentato come politico, ma oggi deve fare i conti con il suo ideologismo represso, che spunta qua e là e genera illusioni e delusioni tra i suoi fans.
Ricordate quando firmò tronfio e plateale l’ordine esecutivo per chiudere entro un anno Guantanamo, 24 ore dopo essere entrato nella Stanza Ovale? Oggi siamo già a quasi due anni, ma il carcere è lì, come è giusto che sia, a tenere chiusi i terroristi. E l’isola dei Caraibi fa notizia perchè i Castro licenziano mezzo milione di persone e dicono che il comunismo «non va bene». Sveglia Michael Moore! Barack si è già svegliato dal suo sogno, ed e stata una brutta notte.

Glauco Maggi