Franco Bechis, Libero 22/9/2010, 22 settembre 2010
LA CASA È DEL COGNATO
Gianfranco Fini ha regalato un milione un milione e mezzo di euro a suo cognato, Giancarlo Tulliani, sottraendolo alle casse del partito che guidava, Alleanza Nazionale. È stato Tulliani ad acquistare la celebre casa di Montecarlo con la Prin emps Ltd l’11 luglio 2008 ed è stato lui a rivendersela alla Tulliani immobiliare (Timara Ltd) al solo scopo di confondere le tracce sulla proprietà. Dalla vendita di
quella casa Alleanza Nazionale ha rice vuto 300 mila euro, una cifra con cui a Montecarlo non si poteva acquistare nemmeno un box auto o una cantina. Prima della vendita c’era stata un’offerta superiore al milione di euro. Oggi con la stessa metratura nella stessa via vengono venduti appartamenti al prezzo di 2,5-3 milioni di euro. È chiaro il danno inferto al partito politico e l’ingente vantaggio finanziario consentito al cognato di Fini, che può rivendersi l’immobile ai valori veri di mercato. Ora che il ministro della giustizia dell’isola di Santa Lucia, ai Caraibi, ha certificato la proprietà di Printemps e Timara in una lettera riservata al suo pri mo ministro, di cui è venuta in possesso la stampa locale, la verità è venuta alla luce: quella casa è passata dalla famiglia politica alla famiglia personale di Fini. Non c’è più bisogno nemmeno di fare per dere tempo e soldi ai magistrati italiani che oltretutto non sareb bero stati in grado di venire a capo di nulla, vista la raffinatezza dell’operazione compiuta in un paradiso fiscale. Sembra grottesca alla luce di questo documento uf ficiale del governo di Santa Lucia quella risposta che Fini stesso die de poche settimane fa ad Enrico Mentana che lo intervistava per il Tg di La7: «Non ho nulla da temere perché non ho nulla da nasconde re. Rideremo quando sarà fatta chiarezza dalla magistratura, ba sta aspettare qualche settimana, qualche mese». Non è stato neces sario tanto tempo, per fortuna. E guardando quella lettera c’è dav vero da ridere. Ma non è il presi dente della Camera a poterlo fare. Dovremmo ridere noi chiamati «infami», appellativo che come ri cordava giustamente Marco Tra vaglio, fa parte del gergo usato dai mafiosi per attaccare chi sceglie la verità e lo Stato e non loro. Ma non c’è molto da ridere, perché la questione è assai seria e grave. Quel documento pubblicato dalla stampa caraibica, che certifica la vendita a Tulliani della casa di Montecarlo, dimostra che Fini ha mentito sia davanti al suo partito che di fronte all’opinione pubbli ca. È un peccato grave per un uo mo politico, in grado da solo di ro vinare carriere in molti paesi del mondo. È più grave se commesso dalla terza carica del paese, oltre tutto con minacce gravi e a questo punto del tutto ingiustificate alla libertà di espressione e di stampa in Italia. Dopo questa clamorosa bugia svelata dal governo di Santa Lucia, non è più problema di una parte politica la permanenza o meno di Fini alla presidenza della Camera. È un problema di tutto il paese, che non può più essere da lui rappresentato a una così alta carica istituzionale. Il resto ha di ritto a chiederlo, anche con azioni giudiziarie, chi ha militato in Al leanza Nazionale anche a prezzo di grandi sacrifici: la restituzione di quella casa. Allo stesso prezzo a cui è stata venduta la prima volta.