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 2010  settembre 21 Martedì calendario

LO SVILUPPO SOSTENIBILE SI INSEGNA ALLE ELEMENTARI

(In aula i bambini imparano come ridurre e separare i rifiuti per poi spiegarlo anche ai genitori. La Lombardia in prima fila) -

Il concetto di educazione ambientale è figlio diunamoder- nità che costringe a fare i conti con l’ecosistema in cui viviamo. L’idea è nata come impegno per la difesa dell’ambiente e delle specie animali più indifese. Poi è mutata, includendo con maggio- re rilievo la figura dell’uomo e di come questo interagisca - e so- prattutto impatti - sull’ambiente, assumendo così i connotati di «un’educazione al futuro consa- pevole», come spiega Elena Tor- naghi, cultore di Educazioneam- bientale all’Università Cattolica di Milano. E se il luogo deputato all’educazione è la scuola, l’inse - gnamento di una corretta gestio- ne dei rifiuti deve partire proprio da lì. Magari educando alla rac- colta differenziata - un comporta- mento che coinvolge tutti, ogni giorno - e alla riduzione dei rifiuti.

TRA I BANCHI DI SCUOLA
Da pochi giorni in una scuola elementare di Alba, la cooperativa Erica - per conto della società Aimeri Ambiente -ha cominciato il terzo ciclo di educazione ambientale che coinvolgerà circa 700 bambini. Alle prime classi, spiega la responsabile del proget- to, Monica Sciutto, «spieghiamo la differenza fra rifiuti naturali e artificiali, e dove questi poi fini- scono». Uno dei distinguo più spigolosi da comprendere, per i bambini, è quello fra discarica ed ecocentro, che raccoglie oggetti destinati al riciclo. «Partendo da queste considerazioni», continua la Sciutto, «anche i più piccoli rie- scono a comprendere che gli og- getti possono essere riutilizzati e avere una “vita” differente, più lunga». Il secondo ciclo affronta un ar- gomento più complesso come la riduzione. Si parte dagli imbal- laggi, facendo capire che troppe carte, plastiche e confezioni sono irrimediabilmente destinate a di- ventare altrettanti rifiuti. «Poi i bimbi devono dimostrare sul campo di aver capito, e si cimen- tano in una simulazione di “spesa intelligente”, ovvero una ipoteti- ca serie di acquisti che deve avere il più basso impatto ambientale possibile». Il “viaggio” degli alun- ni delle elementari prosegue poi su altri pianeti, come «Saturnacqua, Giovenoplast e Compost- marte», illustra la Sciutto, «ognuno con le sue regole e dove i bam- bini devono trovare dei modi per rispettarle». Se, per esempio, su Saturnacqua la legge impone di salvare quanto più oro blu possi- bile, i bimbi dovranno escogitare metodi e abitudini per raggiun- gere l’obiettivo. Nel terzo e ultimo ciclo l’edu - cazione passa a una fase che pre- cede la riduzione, quella relativa al risparmio delle risorse. «Ci ba- siamo sulla teoria dello spillo di Adam Smith per far capire ai bambini quanto lavoro e che di- spendio di risorse ci possa essere per creare anche soltanto un sot- tile filo di metallo», sottolinea Monica Sciutto. Un’altro esem- pio suggestivo è quello «del giro del mondo per creare un vaso di vetro». Piccoli accorgimenti per far capire, fin da quando si è pic- coli, che prima di liberarsi a cuor leggero di un piccolo oggetto bi- sogna pensarci due volte. Per tut- te i livelli di insegnamento vengo- no organizzate attività ludiche, che spaziano dai racconti a vere e proprie messe in scena teatrali. La cooperativa Erica tra le sue fila ha inoltre un testimonial d’eccezio - ne, l’erede del celebre disegnato- re Jacovitti, autorizzato dallo stes- so Benito a proseguirne l’opera, che oggi comprende (si veda la fo- tografia) fumetti e illustrazioni di- dattiche utilizzate nei percorsi di educazione ambientale. Per que- st’anno, infine, il progetto preve- de anche di coinvolgere genitori e insegnanti in una spettacolo in cui i bambini possano spiegare il loro lavoro e tutto quello che han- no appreso agli adulti.


COSÌ I GENITORI...
Già, perché uno degli aspetti più interessanti dell’educazione ambientale rivolta ai più piccoli, racconta Monica Sciutto, è che «i genitori sono entusiasti, perché i loro figli, a casa, gli insegnano i comportamenti corretti». Insom- ma, l’iniziativa ha anche un ritor- no sulle fasce adulte della popola- zione. E la circostanza è confer- mata in toto da Elena Tornaghi, che oltre all’impegno all’Univer - sità Cattolica, da quattro anni è referente del progetto di educa- zione ambientale della scuola elementare di Gerenzano, inpro- vincia di Varese. «La mia attività», spiega, «comprende anche setti- mane durante le quali, a casa, i bimbi hanno il compito di gestire correttamente lo smaltimento di un particolare rifiuto, per esem- pio la plastica. Ho potuto verifica- re personalmente che i genitori giovani sono più malleabili e in- clini ad apprendere i comporta- menti virtuosi. Al contrario, chi doveva prendere le bottiglie e dif- ferenziarle a casa dei nonni in- contrava più difficoltà». L’educa - zione ambientale, tutto somma- to, è una materia nuova, e inse- gnarla ai piccoli può aiutare an- che le generazioni più giovani che a scuola non hanno affrontato il problema. Il metodo utilizzatoaGerenza- no, continua la Tornaghi, «mira ad agire sui comportamenti del bambino, guidato all’interno di percorsi che lo portano a svilup- pare una moralità ecologica e a comprendere l’importanza, per esempio, del riciclo». Nelle prime due classi elementari il lavoro si basa, tramite manipolazioni e giochi, sul concetto del riuso. Dal- la terza, invece, «puntiamo su un approccio cooperativo. Organiz- ziamo sfide a squadre dove il vin- citore è chi meglio ricicla. Oppure ragioniamo per ipotesi: se butto dell’alluminio nel terriccio, che succede? Lo osserviamo ogni quindici giorni. Così i bambini capiscono che l’alluminio non scompare, a differenza dell’umi - do, e che la terra non può assorbi- re tutto». Elena, però, desidererebbeche l’educazione ambientale fosse «più formalizzata e costante. Era stata prevista dalla riforma Mo- ratti del 2003», puntualizza, «ma poi è stata spostata tra le compe- tenze di “scienza e geografia”, e ora è fra quelle di “cittadinanza e costituzione”». Per la Tornaghi, il fatto che l’educazione ambienta- le non abbia una competenza a sè nei programmi ministeriali non è un male, poiché «indice della consapevolezzachesi tratta diun aspetto interdisciplinare che ha risvolti su ogni lato della vita». Il problema, conclude, «semmai è che l’educazione ambientale è relegata soltanto ad alcuni pro- getti limitati».


LE PIANURE DEL NORD

Una scuola elementare di Lon- dra ha il tetto ricoperto da pan- nelli fotovoltaici e, al suo interno, una pala eolica. Gli alunni posso- no così seguire l’intero processo di produzione di energia elettrica (pulita). Se fra le pianure del nord una scuola del genere ancora non c’è, l’assessore all’Istruzione della Lombardia, Gianni Rossoni, è fie- ro di ricordare che «la nostra re- gione è stata la prima, in Italia e in Europa, a mettere in campo risor- se ed energie» per l’educazione ambientale. «Abbiamo recepito le indicazioni degli organismi in- ternazionali - Onu, Unesco e Unione Europea - e ciò che stia- mo proponendo nelle scuole non è la somministrazione di una nuova materia, ma la presenza trasversale, in tutte le discipline esistenti, del rispetto ambienta- le». In questo senso, l’impegno della Regione ben si specchia nel mutamento verso «un’educazio - ne consapevole e interdisciplina- re» di cui ha parlato Elena Torna- ghi. Nel dettaglio, continua Ros- soni, la Lombardia «nell’aprile del 2008 ha sottoscritto un protocollo d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale per attuare formazione ed educazioneall’ambiente e allo sviluppo sostenibile. Il protocol- lo, di durata triennale, scadrà il31 dicembre 2010 ed è stato finan- ziato per 350 mila euro all’anno». L’assessore assicura che «ci sarà certamente la riproposizione del programma e, sicuramente, il suo potenziamento in termini di ri- sorse erogate». Negli ultimi tre anni i finanziamenti sono stati destinati «alla didattica nelle au- le», ma anche a «laboratori, spazi permanenti, mostre itineranti» e all’organizzazione di visite a «par- chi, riserve naturali, musei e Cen- tri di educazioni ambientale». In- somma, un esempio da rinnovare e continuare a seguire.