http://temi.repubblica.it/micromega-online/travaglio-le-sabbie-mobili-di-berlusconi-passaparola-20-settembre-2010/?utm_source=twitterfeed&utm_medium=twitter&utm_campaign=Feed%3A+MicroMega-online+%28MicroMega.net%29&utm_content=TwitterMafia e p, 22 settembre 2010
BERLUSCONI E DELL’UTRI SONO INDAGATI A FIRENZE
per le stragi di Milano, Firenze e Roma del ’93. Chi furono i mandanti?
L’inchiesta fu aperta e poi archiviata il 14 novembre 1998, nell’attesa di nuovi elementi per poterla riattivare. Spiega Travaglio: «Il 7 agosto 1998 Firenze Flerie e i sostituti Chelazzi, Nicolosi e Crini e l’allora Piero Grasso, firmavano la richiesta di archiviazione per autore 1, autore 2 cioè Dell’Utri e Berlusconi e scrivevano: “La natura e la durata del rapporto tra Berlusconi, Dell’Utri e i capi della mafia non ha mai cessato di dimensionarsi, almeno in parte sulle esigenze di Cosa Nostra, vale a dire sulle esigenze di un’organizzazione criminale” e erano stati raccolti molteplici e univoci elementi a sostegno della tesi secondo cui Cosa Nostra ha appoggiato la nascente Forza Italia in cambio di interventi sulla normativa di contrasto alla criminalità organizzata, ma questo non bastava a dimostrare che ci fosse un nesso tra Berlusconi e Dell’Utri che fondavano Forza Italia e la campagna stragista che accompagnò e forse accelerò la discesa in campo del Cavaliere e quindi scrivevano “Resta privo di rappresentazione il dato che consenta di definire con esattezza i termini dell’interrelazione tra il dinamismo militare di Cosa Nostra e le iniziative d’accordo adottate nell’organizzazione, quale risultante del dinamismo politico” e quindi il G.I.P. Giuseppe Soresina firmò il Decreto di archiviazione, scrivendo che l’ipotesi iniziale d’accusa e cioè che Dell’Utri e Berlusconi siano stati tra i mandanti occulti delle stragi del 1996, aveva addirittura incrementato la sua plausibilità nel corso dell’indagine, ma non si erano raggiunti elementi sufficienti per chiedere un rinvio a giudizio».
L’estate del 2009 in sordina l’inchiesta riparte.
Secondo quanto scrive Travaglio nel suo Passaparola Spatuzza avrebbe riferito ai magistrati dei suoi colloqui con Giuseppe Graviano, il quale gli confidò al Bar Doney nel ‘94 che Berlusconi e Dell’Utri gli mettevano l’Italia nelle mani. Questo non significa che siano colpevoli, aggiunge Travaglio e precisa: “mentre noi inseguivamo la lepre della Cucina Scavolini, Berlusconi e Dell’Utri sono indagati per un anno e lo saranno per un altro anno”.
Ci sono le parole di Spatuzza a cui si uniscono quelle di Ciancimino Junior. C’è un assegno… ci sono soldi in contanti e pizzini che parlano dei rapporti tra Don Vito e l’allora astro nascente cavaliere del lavoro.
Il figlio e la moglie di Vito Ciancimino consegnano carte che erano disseminate qua e là e in parte rinvenute da Epifania Scardino, vedova Ciancimino.
C’è l’assegno di cui si ebbe notizia per caso da dall’intercettazione telefonica del 5 marzo del 2004, pochi giorni prima della perquisizione in casa a Mondello.
Massimo Ciancimino parla con la sorella Luciana, la quale racconta che l’ha cercata un certo Gianfranco, che pare sia il Micciché, all’epoca coordinatore di Forza Italia in Sicilia e futuro Ministro, per dirle che era invitata alla convention per i 10 anni della vittoria di Forza Italia alle elezioni del 1994.
Luciana confida al fratello che sarà l’occasione per conoscere Berlusconi. Massimo, con una battutina allusiva – le suggerisce che potrebbe profittare dell’occasione per restituirgli l’assegno di 35 milioni che Berlusconi aveva versato a papà Don Vito, quello conservato nella carpetta con tanto di firma del Cavaliere Silvio, assegno risalente agli anni 80.
Le parole esatte nell’intercettazione: «Massimo “sì ce l’abbiamo ancora nella vecchia carpetta di papà” Luciana “ma che cazzo dici?” Massimo “certo”, Luciana “del Berlusca?” Massimo “sì di 35 milioni, se lo si può, glielo diamo!” »
I Carabinieri cercheranno la carpetta con l’assegno ma non lo trovano. Pare però che quei Carabinieri fossero entrati più per “non trovare le cose che per trovarle”, così nasce la leggenda per alcuni metropolitana dell’assegno, del Cianci che ciancia…
L’assegno salta fuori dalle carte della vedova! E non solo: saltano fuori anche altre carte che dimostrano affari e rapporti tra Don Vito e Berlusconi, per esempio quelli riguardanti i costruttori mafiosi Bonura e Buscemi e Stefano Bontate, i quali avevano investito un sacco di quattrini nelle aziende televisive e edilizie di Berlusconi Milano 2.
A questo punto Travaglio tira in ballo il Filippo Rapisarda che riferì dei capitali mafiosi che arrivavano a Berlusconi negli anni 70/80 tramite Dell’Utri, testimonianze riportate da molti pentiti di mafia, oltre a Massimo Ciancimino.
Ci sono i 350 milioni di Euro della famosa perizia contabile del dirigente di Banca d’Italia Giuffrida che non si sa da dove arrivino mentre il Berlusconi si avvale della facoltà di non rispondere.
Travaglio ricorda “l’appuntino trovato nel libro mastro della famiglia mafiosa di San Lorenzo, quella comandata dal boss Salvatore Biondino che faceva anche da autista a Riina, da una parte gli introiti del pizzo, le estorsioni e dall’altro i regali che poi era uno solo: una cifra con scritto 1990 Canale 5. E’ una prova documentale che i mafiosi della famiglia di San Lorenzo ricevevano denaro con la causale Canale 5. Forse il permesso di piazzare certe antenne che servivano alla Fininvest a trasmettere a Palermo?”.
C’è poi il pizzino 2001 di Don Vito Ciancimino diretto all’ancora libero Provenzano che è capo della mafia perché Riina è in galera da 7 anni, in cui si parla di Berlusconi […] c’è il 61 a 0, tutti i collegi uninominali della Sicilia vanno a Forza Italia […] c’è il cappottone di Totò Cuffaro a capo del centro-destra che va a fare il governatore della Sicilia, questo è il 2001. Vito Ciancimino scrive “dei 100 milioni ricevuti da Berlusconi, 75 a Benedetto Spera e 25 a mio figlio Massimo – caro rag., bisogna dire ai nostri amici di non continuare a fare minchiate e di risolvere i problemi giudiziari” questa volta che vanno al governo che si occupino anche di leggi ad mafiam per noi, non soltanto per loro!
Ciancimino era agli arresti domiciliari, sembra che dica a Provenzano: hai ricevuto quei 100 milioni che ci manda Berlusconi? Bene, 25 li dai a mio figlio, sono per me, 75 li dai a Benedetto Spera (il braccio destro di Bernardo Provenzano).
Da quanto dura questa abitudine di pagare la mafia da parte di Berlusconi? Cosa sono dividendi di vecchie quote azionarie? Sono regali? Tangenti? Mistero.
A quei tempi Ciancimino, stando ai racconti del figlio e della moglie, pare avesse investito capitali nelle società di Berlusconi. Dice la vedova che il marito incontrava negli anni 70 Berlusconi a Milano e che con l’entrata di questi in politica Ciancimino si sentì tradito.
Ghedini ha subito detto che sarà la Magistratura a dimostrare che mai il Presidente Berlusconi ha avuto contatti diretti o indiretti con Vito Ciancimino di cui all’epoca non conosceva neanche l’esistenza,
“E’ strano che uno che non conosce l’esistenza di Vito Ciancimino gli mandi un assegno da 35 milioni negli anni 80”, osserva Travaglio.
L’assegno da 35 milioni di lire risale tra il 1979 e il 1983, proprio gli anni in cui arrivano finanziamenti ben più enormi di quello, nelle casse della Fininvest: da una parte le società di Berlusconi ricevono enormi capitali, forse anche dalla Sicilia, dall’altra Berlusconi fa un assegno da 35 milioni per Vito Ciancimino.
Come se uno investisse i suoi capitali e poi ricevesse dei dividenti!
Dagli appunti di Ciancimino si capisce che questi soldi venivano utilizzati per l’acquisto delle tessere per il periodo 79/83. Comprava tessere fasulle della Democrazia Cristiana?
Si parla anche di un altro versamento in contanti di 25 milioni e altri soldi ancora che Ciancimino riceveva per comprare tessere fasulle da Giuseppe Ciarrapico e Gaetano Caltagirone, romani molto legati a Andreotti, mentre stranamente Berlusconi risultava legato a Craxi.
Vito è deluso da Berlusconi perché l’ha fatta franca, ha fatto fortuna, è diventato un big dell’impresa e poi della politica, mentre lui è finito in galera, condannato. E questo Ciancimino non riesce a sopportarlo. E si sfoga: “Io, Dell’Utri e Berlusconi siamo figli della stessa lupa. Io sono un perseguitato e condannato, mentre Berlusconi e Dell’Utri sono stati assolti per questioni geografiche”.
E ancora: “ho aiutato Dell’Utri e Berlusconi nell’impresa edilizia a Milano 2 negli anni 70/80, insieme a Buscemi, Bonura etc., quello che Berlusconi ha fatto a Milano, io l’ho fatto a Palermo ma a lui l’hanno fatto Cavaliere del Lavoro e a me mi hanno arrestato!”
21 set 2010