21 settembre 2010
Tags : Sergio Della Pergola
FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "DELLA PERGOLA, SERGIO"
2009
Se non ci fosse stato l´Olocausto, gli ebrei nel mondo sarebbero oggi 32 milioni, invece dei 13 attuali.
[...] A coordinare la ricerca è stato Sergio Della Pergola, noto e stimato demografo all´Università di Gerusalemme, già autore in passato di un´interessante analisi sul possibile sorpasso numerico della popolazione araba su quella ebraica in Israele.
«è stato abbastanza sorprendente anche per me - spiega Della Pergola - vedere il risultato di questa ricerca. Anche perché, nell´analizzare i dati, ho usato modelli con ipotesi piuttosto conservative e molto rigide. Faccio un esempio: ai 6 milioni di ebrei periti durante la Shoah - considerando qui la vita media di una persona attorno ai 60 anni e con 1,2 figli - ho aggiunto 6 milioni di loro discendenti. Siamo dunque a 12. Più i 13 milioni attualmente viventi, e siamo a 25. Ma mi sono tenuto basso. Perché la vita dei singoli potrebbe benissimo essere più lunga e con più figli. Ecco allora che arriviamo a 32 milioni».
Fonte: M. Ans., la Repubblica 20/4/2009
[La risposta a Giorgio Boratto: la guerra in Israele, sul campo demografico]
Penso che la sua lettera contenga dati utili e considerazioni interessanti. Come ho ricordato in altre risposte, il miglior demografo israeliano è Sergio Della Pergola, autore di un rapporto annuale sulla popolazione ebraica nel mondo che è la migliore fonte sull’argomento. Della Pergola è nato a Trieste nel 1942, si è laureato in Scienze politiche all’Università di Pavia e nel 1966 è partito per Israele dove ha ottenuto un dottorato di ricerca presso l’Università Ebraica di Gerusalemme. Oggi ha una cattedra di Studi sulla popolazione ebraica nella stessa università. Rispondendo a una domanda del pubblico durante una sua conferenza a Milano più di tre anni fa (potrà leggerne il testo in www.mosaico- cem.it, il sito della comunità ebraica milanese), Della Pergola ha detto: «Sulla terra dell’ex mandato britannico (Israele e Palestina) vivono circa 10,5 milioni di persone.
Gli ebrei rappresentano circa il 50 per cento di questa popolazione. Gli arabi israeliani sono circa 1,3 milioni, mentre nei territori vivono circa 3,3 milioni di palestinesi. Se la tendenza demografica attuale sarà confermata, ci troveremmo di fronte, entro il 2050, a una popolazione di tutto il territorio in cui gli ebrei sarebbero solo il 35 per cento del totale. Per questo è necessario realisticamente rendersi conto che Israele non potrà essere contemporaneamente grande (cioè esente dalle concessioni territoriali), ebraico e democratico. Sarà necessario rinunciare almeno a una di queste tre prerogative e credo responsabilmente il governo orientato a fare delle concessioni territoriali».
Queste parole risalgono all’aprile del 2005 [...]Qualcuno, nel pubblico milanese, chiese se l’operazione di Gaza potesse rientrare in tali «concessioni territoriali». Della Pergola rispose: «Certo. E questa logica determinerà probabilmente anche altre future concessioni ». Non disse invece, per modestia, che all’origine della decisione di Sharon vi erano almeno in parte i suoi studi sulla popolazione di Israele e l’interesse con cui il primo ministro aveva prestato attenzione ai suoi consigli.
Fonte: Israele: logica della guerra e logica della demografia, Sergio Romano, Corriere della Sera, 7/1/2009, pag. 37
Per la cultura italiana, oppressa da eccessi di ideologia, l´itinerario proposto da Sergio Della Pergola (Israele e Palestina: la forza dei numeri, Il Mulino, pagg. 264, euro 15) per l´analisi della questione israeliano-palestinese è salutare.
[...]Anticipiamo subito quella che per l´autore è l´unica prospettiva ragionevole, praticabile e capace di evitare il protrarsi del conflitto: la compresenza di due stati, uno israeliano-ebraico l´altro palestinese-arabo, «entrambi basati su chiare definizioni etniche, culturali e religiose». Questa la sola via percorribile per raggiungere la stabilità politica nella regione.
[...] Ma per mantenere questa coesione è necessario rinunciare non solo al sogno della "Grande Israele" ma anche ai territori occupati dopo la guerra dei sei giorni del giugno 1967, ridefinendo i propri confini con alcune minori ma delicate operazioni chirurgiche di scambio territoriale con lo stato Palestinese.
[...] Della Pergola è il massimo conoscitore degli aspetti demografici e sociali della diaspora ed ha percorso un ricco itinerario intellettuale che dall´analisi dei numeri e delle loro cause lo ha portato all´analisi politica. Anche alle forza delle sue analisi che si deve la decisione di Sharon del ritiro unilaterale dai Territori. Scrivendo questo libro si è spogliato – per quanto umanamente possibile – della sua appartenenza ad una delle due parti in conflitto. I dati, se sono scientificamente prodotti ed onestamente interpretati, come lo sono in questo libro, non mentono.
Fonte: Massimo Livi Bacci, la Repubblica 29/11/2007
«Sergio Della Pergola, il più autorevole demografo d’Israele, considera tre parametri: l’ebraicità, la democrazia, la territorialità. Di questi parametri - la grande Israele, l’Israele ebraica e l’Israele democratica - se ne possono avere al massimo due: il Grande stato ebraico, ma non democratico; la grande Israele democratica, ma non ebraica, oppure uno Stato ebraico e democratico, ma non grande.
Fonte: frammenti, scheda n°1071180 (2005)