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 2010  settembre 21 Martedì calendario

TANZI E’ DIVENTATO UN EX CAVALIERE —

Una parola sola: «indegnità». Calisto Tanzi, 71 anni, non ha più diritto a fregiarsi del titolo di Cavaliere al Merito del Lavoro conferitogli il 2 giugno del 1984 da Sandro Pertini. L’ex patron della Parmalat oggi non ne è più degno. É questa la motivazione ufficiale della revoca dell’onorificenza: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, venerdì scorso ha firmato il decreto, accogliendo la proposta del ministro dello Sviluppo economico, retto ora ad interim dal premier Silvio Berlusconi dopo le dimissioni nel maggio scorso di Claudio Scajola.
Risarcimento morale, dunque, in attesa dei soldi veri (105 milioni di euro stabiliti dalla Corte d’Appello di Milano, ndr), per i 32 mila piccoli risparmiatori travolti dal crac del colosso alimentare alla fine del 2003. Sarà lo stesso ministero dello Sviluppo economico a curare la trascrizione del decreto di revoca nell’Albo dell’Ordine, che attualmente può contare su oltre 500 Cavalieri del Lavoro. L’atto dovrà poi essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Nell’agosto scorso il presidente Napolitano aveva già tolto all’imprenditore di Collecchio ancheil Cavaliera to della Gran Croce (il maggiore degli ordini riconosciuti dalla Repubblica italiana) di cui Tanzi fu insignito nel Natale del 2000 da Carlo Azeglio Ciampi.
L’ex re del latte italiano venne arrestato a Milano il 27 dicembre 2003 su ordine della Procura di Parma per associazione per delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta e falso in bilancio. Il giorno dopo scattò anche l’ordine di custodia cautelare della Procura milanese per aggiotaggio e false comunicazioni a revisori. Il 9 aprile del 2004 il Gip di Parma gli concesse i domiciliari e il 26 settembre dello stesso anno, dopo 275 giorni in arresto, Tanzi è tornato in libertà. Un anno dopo iniziò il processo a Milano e il 18 dicembre 2008 arrivò la condanna in primo grado a 10 anni di reclusione per aggiotaggio, ostacolo all’attività degli organi di vigilanza e concorso in falso con i revisori. Il 26 maggio di quest’anno la Corte d’Appello di Milano ha confermato la sentenza.
A Parma, invece, è ancora in corso il processo per bancarotta fraudolenta. Ieri, nel corso della seconda udienza occupata dalla requisitoria del pubblico ministero, si è trattato il tema delle «distrazioni» di denaro. «Le distrazioni sono avvenute - ha spiegato la pm Paola Reggiani - a beneficio, nella maggior parte dei casi se non nella loro totalità, della famiglia Tanzi o di società ad essa collegate». Successivamente l’accusa ha ripercorso la creazione e lo sviluppo di quelle che ha definito «società discarica» o «società cassonetto», cioè quelle società che servivano a Parmalat per occultare i debiti del gruppo ed evitare che venissero iscritti a bilancio come tali. La terza e ultima parte della requisitoria, con le richieste di pena, è prevista per giovedì. Il pm ha già annunciato che chiederà la condanna di tutti gli imputati.
Fabrizio Caccia