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 2010  settembre 19 Domenica calendario

BASILEA 3, IL SALVACONDOTTO PER LE BANCHE


Il progetto di riforma bancaria internazionale appena varato e noto come «Basilea 3» rappresenta un vero e proprio salvacondotto per le grandi banche. A partire dal 2019 il rapporto tra capitale disponibile e attività di prestito - inclusa l’esposizione a titoli rischiosi - sarà innalzato dal 2% al 7%. Grazie ai soldi ricevuti gratis dai governi le maggiori banche già si situano su questo valore, se non oltre. Quindi durante i prossimi otto anni di transizione non dovranno fare molto per adeguarsi alle nuove norme.
In questa fase opereranno a tutti gli effetti in deroga ai regolamenti. Lo sforzo maggiore ricadrà invece sugli istituti di credito minori: ne consegue che «Basilea 3» sancisce la posizione monopolistica delle grandi banche che si è andata enormemente rafforzando proprio a partire dalla crisi. Lo scoppio della bolla creditizia, nel 2007, ha dimostrato che l’equazione grande = solida è sbagliata: il caos finanziario, sia negli Usa che in Gran Bretagna e in Svizzera, venne infatti proprio dalle grandi banche. La valutazione del capitale bancario - il 7% del quale dovrebbe fungere da protezione nei confronti di eventuali perdite - si basa su una ponderazione di attività redditizie (equity) e strumenti di debito e/o rischiosi.
Tuttavia l’intera storia delle crisi bancarie mostra che attività considerate solidissime si rivelano poi fallimentari. Solo in periodi «normali» impieghi ed immobilizzi sicuri possono essere separati da quelli rischiosi. Ma la crisi nasce appunto dall’alterazione sistematica, sotterranea e imprevedibile della presunta normalità. «Basilea 3» permette alle banche di prestare 33 volte oltre lo scudo di sicurezza. Pertanto bastano delle perdite limitate che riducano il valore dell’insieme delle attività di pochi punti, intorno al 3%, per liquefare lo scudo protettore mandando tecnicamente la banca in fallimento.
Robert Preston della Bbc ha riportato che la maggiore opposizione a regole più stringenti è arrivata da Francia, Germania e Giappone. In particolare la Francia è perfino riuscita a impedire l’obbligatorietà per tutti gli istituti di credito del pur generoso limite di prestare fino 33 volte la copertura di sicurezza. Le banche francesi e tedesche sono colme di titoli tossici che non vogliono svelare, cui si aggiunge il possesso di buoni del tesoro greci, spagnoli, portoghesi, resi infetti dalla politica di Berlino nei confronti del debito greco. Quindi, si dicono tra di loro francesi e tedeschi, meglio non avere regole stringenti ed operare nell’opacità.
Le regole di «Basilea 3» sono inerentemente opache perché la selezione ed accorpamento di attività supposte sicure ponderandole con quelle rischiose è di per sé un gioco d’azzardo. «Basilea 3» rassicura gli oligopoli bancari su due piani essenziali. In primo luogo possono continuare ad agire senza grandi limiti esclusivamente in funzione della massimizzazione a breve termine dei dividendi e dei bonus ai dirigenti. Nella fase di transizione fino al 2019 nessun limite è stato posto a questo modo di agire, ed è la ragione per cui la riforma è stata accolta con sollievo dai banchieri. In secondo luogo, «Basilea 3» - proprio perché non impone un comportamento più rigoroso bensì rafforza la posizione degli oligopoli - garantisce di fatto il principio del «troppo grande per lasciar fallire». Il risultato più certo, sebbene implicito, di «Basilea 3» è l’erogazione, ossia regalo, di fondi pubblici alle maggiori banche in situazioni di crisi. E queste non mancheranno di certo.