Marco Masciaga, Il Sole 24 Ore 21/9/2010, 21 settembre 2010
BOLLYWOOD VA IN SOCCORSO ALL’AGENTE JAMES BOND
James Bond è sempre stato piuttosto popolare in India. «Octopussy», un film del 1983 con Roger Moore, venne girato in buona parte a Udaipur, una deliziosa città del Rajasthan. Di tanto in tanto a Bollywood si realizzano delle versioni (involontariamente) comiche delle avventure di 007. E ancora oggi l’India è uno dei pochi paesi in cui un canale televisivo abbia il coraggio di trasmettere «Al servizio segreto di Sua Maestà», l’unica pellicola della serie interpretata da George Lazemby, l’improbabile attore australiano passato alla storia per essere stato l’unico 007 sostituito dopo un solo film.
Da qui a qualche giorno però il legame potrebbe farsi ancora più stretto. È infatti una poco nota conglomerata indiana, la Sahara India Pariwar, a guidare l’ultimo assalto alla Metro-Goldwyn-Mayer, il colosso di Hollywood sull’orlo della bancarotta che, sotto il peso di 3,7 miliardi di dollari di debiti, da mesi non fa che rimandare le riprese del nuovo film di 007. Non solo non ci sono i soldi per pagare i creditori. Ma neppure quelli necessari (l’ultimo Bond è costato 230 milioni di dollari) per girare un nuovo episodio del franchise più longevo dello storia del cinema, recentemente rivitalizzato dall’arrivo di Daniel Craig nei panni di un agente più giovane, rude e spietato dei suoi predecessori.
La notizia del possibile deal, si parla di un investimento da 2 miliardi di dollari, ha iniziato a circolare nel week-end e a renderla credibile non ci sono solo le reticenti conferme provenienti dal gruppo Sahara e le mancate smentite della Mgm. Ma anche il fatto che a far parte della cordata ci sarebbe la Eon Productions di Barbara Broccoli e Michael G. Wilson, ovvero la società di produzione che si spartisce con la Mgm i diritti sui film di Bond. Non solo. I tentativi di gettare un ponte tra Bollywood e Hollywood hanno già un illustre precedente e la Sahara da un po’ di tempo sembra alla ricerca di quella visibilità internazionale che ben pochi settori, a parte lo showbiz, possono offrire.
Il primo imprenditore indiano ad avventurarsi nel mondo del grande cinema made in Usa è stato, due anni fa, il più giovane dei due fratelli Ambani, Anil. Forte di una liquidità invidiabile e delle possibili sinergie (dalla produzione, alla distribuzione, sia in sala che via satellite), la sua Reliance Adag è entrata nel capitale della DreamWorks di Steven Spielberg. È presto per dire se l’accordo renderà ancor più floridi i bilanci della società indiana, ma di sicuro è riuscito a innalzarne, e di molto, il profilo internazionale. Lo stesso obiettivo che qualche mese fa si era proposta proprio la Sahara quando si era fatta avanti per rilevare una delle società calcistiche più prestigiose del Regno Unito, il Liverpool. Un tentativo fallito che potrebbe rendere ancora più forte il desiderio di mettere le mani su un’altra icona squisitamente britannica come l’agente segreto più famoso del pianeta.