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 2010  settembre 21 Martedì calendario

TIRA ARIA DI INCIUCIO

Il conteggio è arrivato sul tavolo dei principali dirigenti del Pdl. Gruppo di responsabilità nazionale o meno, se anche la prossima settimana Silvio Berlusconi dovesse conquistare i sospirati 316 voti di fiducia a prescindere da Futuro e Libertà, i finiani sarebbero in grado di fare vedere alla maggioranza i sorci verdi in gran parte delle commissioni parlamentari sia a Montecitorio che a palazzo Madama. Qualche cifra balla ancora, soprattutto alla Camera dei deputati. Ma tutte le simulazioni possibili indicano che sicuramente in un ramo del Parlamento (il Senato), forse in tutte e due, non sarebbe più in grado di passare un provvedimento che non abbia il visto si stampi dei finiani.
I CONTI
Le proiezioni hanno fatto correre un brivido ghiacciato sulla schiena di molti falchi, e soprattutto hanno rimesso le ali alle numerose colombe presenti nel Popolo della Libertà. Che si stanno preparando ad andare dal premier e mostrargli cifre alla mano come è divenuto necessario quello che per loro era un semplice auspicio: trattare con quell’avversario-alleato che ha messo in crisi il centrodestra. Insomma, quell’inciucio divenuto famoso in altri tempi per cercare architetture istituzionali comuni fra una parte del centro destra e una parte della sinistra, sta facendo capolino in queste ore nei due fronti che hanno spaccato il Pdl. Con il rischio di lasciare di stucco non solo i falchi (questo è naturale), ma gran parte degli elettori e dell’opinione pubblica che questa estate ha assistito alla battaglia senza esclusione di colpi fra Fini e Berlusconi.
Al momento i due leader non si sono pronunciati ufficialmente sulle ipotesi di trattativa, ma non sono pochi i segnali arrivati dall’uno e dall’altro fronte ad indicare un freno tirato.
Le sabbie mobili al momento sono una realtà, e offrono anche amare sorprese che erano sfuggite nelle scorse settimane. Al Senato, ad esempio, i finiani sono riusciti a costituire un loro gruppo solo in extremis e grazie a Barbara Contini, incasellata nel Pdl da Forza Italia e poi passata armi e bagagli con il nemico interno. Quei dieci non sono determinanti per il voto dell’aula: la maggioranza di governo può fare a meno di loro, sia pure stando attenta a limitare le missioni istituzionali e la svogliatezza dei suoi. Quel gruppetto però è così ben distribuito da diventare l’ago della bilancia in almeno cinque commissioni parlamentari: Difesa, Bilancio, Finanze, Istruzione e Lavori Pubblici. In quest’ultima per neutralizzare i finiani il governo ha bisogno del sostegno di Riccardo Villari, uno dei senatori che potrebbe votare per la prima volta la fiducia al governo. Ma nelle altre commissioni la questione è più delicata. Nella Bilancio, che è la più importante, Pdl e Lega oggi contano su 10 voti sui 25 presenti. I finiani hanno ben tre voti, e sono fondamentali. Nove ne ha il Pd e uno l’Italia dei Valori. Restano fuori dallo scontro un membro dell’Udc (Totò Cuffaro) e uno del Mpa, Vincenzo Oliva. Anche passassero insieme al Pdl entrambi, opposizioni più finiani avrebbero la maggioranza della commissione più importante di palazzo Madama. Un imbuto in cui potrebbe non passare più nessun provvedimento di Giulio Tremonti e non solo (qualsiasi legge che comporti spesa).
Altrettanto delicata la questione in commissione finanze: Pdl e Lega sono 10 su 25. Tre i finiani, 9 vengono dal Pd, uno dalla Svp e uno dal gruppo misto, Carlo Azeglio Ciampi (forse non sempre presente, ma certo non arruolabile). La maggioranza non ha autosufficienza senza Fini.
A MONTECITORIO
Alla Camera senza Fini in questo momento il governo non ha autosufficienza nelle commissioni Affari costituzionali, Giustizia, Bilancio, Finanze, Attività produttive, Lavoro e Affari sociali. Con il varo del gruppo parlamentare di responsabilità probabilmente qualcuna di queste verrà riconquistata. Sicuramente la Bilancio, dove basta un voto per fare a meno di Fini. Meno determinante la situazione della commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale, dove come ha minacciato pubblicamente Fini nel comizio di Mirabello, l’ago della bilancia è Mario Baldassarre. La commissione è solo consultiva, e il suo potere di veto non è così ampio. Ma in altre la via dell’inciucio rischia di diventare la strada maestra per la maggioranza di governo.
A meno che Berlusconi non spiazzi ancora una volta i suoi, rifiutando l’inciucio e puntando sui 316 voti di fiducia senza Fini. Perché secondo il premier in quel caso si sfalderà ogni progetto di Futuro e Libertà con la conseguente frantumazione del gruppo.