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 2010  settembre 21 Martedì calendario

VELTRONI: BASTA PARLARE DI NOMI NON SONO IO IL PAPA STRANIERO

Caro Direttore,ho letto in un articolo del suo giornale che, secondo i soliti anonimi bene informati (sicuramente esistenti), in realtà il documento firmato da 75 parlamentari del Pd altro non sarebbe che un mio diabolico disegno per diventare il cosiddetto "Papa straniero" che il suo giornale ha indicato come possibilità per dare più forza al centrosinistra e del quale hanno parlato diversi dirigenti del Pd.
Io stesso vi ho fatto riferimento, a Repubblica tv, sostenendo, come Anna Finocchiaro, che non si debba escludere, in caso di elezioni anticipate, di scegliere, come fu nel ´96, una persona della società civile che possa aggiungere apertura e consenso al centrosinistra. Tutto qui. Aggiungo che penso dovremmo smetterla tutti di parlare solo di nomi e di persone, tutte con le loro legittime aspirazioni, visto che Berlusconi è ancora lì e che il rischio peggiore per il paese è che ci resti, coltivando, con l´arroganza della debolezza, i suoi progetti di sfarinamento di una autentica vita democratica. Il primo obiettivo è, per tutti, farlo dimettere al più presto. Ma il secondo è costruire una credibile alleanza riformista, che cambi radicalmente questo paese malato.
Questo è il senso del documento che nasce dalla preoccupazione - e dalla constatazione - che, all´auspicato tramonto del berlusconismo non corrisponda l´alba, come sarebbe naturale in tutti i paese europei, di un nuovo ciclo, questa volta davvero riformista. Un tempo inedito per l´Italia, in cui si possa spezzare la continuità gattopardesca della sua storia politica, e sfidare tutti i conservatorismi per introdurre innovazione ,cultura delle opportunità e spirito di solidarietà in questo sfibrato paese.
Ma no, queste sono balle. Avremmo fatto tutto questo perché io vorrei essere il "Papa straniero". Chi spiffera queste fesserie applica agli altri il proprio modo di ragionare.
Voglio essere chiaro. Sono oggi uno dei pochi dirigenti del Pd che non ha incarichi. Non li ho chiesti, non mi sono stati proposti. Ho solo domandato di andare, come semplice componente, nella commissione antimafia per fare un lavoro difficile, bello, esposto. E spero di aver dato insieme agli altri, in questi mesi, un certo contributo a far tornare il tema della legalità, legato anche alla indispensabile ricerca della verità sulle stragi e sui misteri italiani , in cima all´agenda del centrosinistra.
Ci sono già abbastanza candidati per primarie non fissate, in vista di elezioni non convocate. Io non sarò tra questi, anche per i motivi indicati con chiarezza da Eugenio Scalfari nel suo bell´editoriale di domenica. E credo che chi si riferisce al "papa straniero" come possibilità pensi ad una personalità proveniente dalla società civile. Io sono e resto un dirigente del Pd, partito che ho contribuito a fondare. Dunque smettiamola di parlare di nomi. In questo il centro destra è molto più resistente di noi. Perde elezioni, litiga, si divide. Ma chi sono i leaders di questo schieramento? Gli stessi del ´94: Berlusconi, Fini, Bossi, e ,nella sua nuova posizione, Casini. Noi, moderni Ugolino, ne abbiamo divorati a decine, a cominciare dalla sciagurata interruzione della più bella esperienza riformista Italiana, il primo governo Prodi. Per questo, io che non ho votato Bersani, lo riconosco come leader del mio partito e nel documento, solo ad avere la pazienza di leggerlo, non c´è una parola che metta in discussione la leadership o invochi congressi. C´era una frase che poteva apparire sgradevole, è stata tolta.
Dunque smettiamola di mettere in giro veleni inutili e abituiamoci all´idea che ci sia chi vuole solo discutere di una oggettiva difficoltà non dopo le elezioni, per sacrificare poi un altro agnello, ma prima. Perché se è vero che in questa fase il berlusconismo è in difficoltà, è anche vero che il Pd, in un momento che dovrebbe essere favorevole, è al 24%. Chiedersi perché è un dovere, per chi crede e ama il partito democratico.
Enrico Letta dice che c´è turbamento per il documento. Io ho visto anche molto turbamento per le reazioni al documento. E comunque ne avevo percepito molto, di smarrimento, nel vedere i dirigenti del Partito proporre per tutta l´estate ogni tipo di alleanza, in una escalation figlia di incertezza. Il governo Tremonti, l´alleanza con Fini, che ha correttamente ribadito le sue origini in Almirante, Il rapporto preferenziale con Casini, che mi pare coltivi legittimamente altri progetti, una santa alleanza da tutti gli interlocutori esclusa. Io mi sono attestato sulla linea che avevamo deciso nell´unica riunione tenuta: se cade Berlusconi un governo di emergenza per affrontare crisi sociale e legge elettorale. Anche questa girandola di posizioni e il concentrarsi solo sulla tattica fa smarrire i nostri militanti e i nostri elettori. Perché mostra una sfiducia in un Pd grande, aperto, che possa essere il perno di una alleanza riformista.
C´è un´altra osservazione che mi viene fatta. Quella secondo la quale i settantacinque parlamentari, molti di più dei venti previsti dai soliti spifferatori, avrebbero fatto un "regalo a Berlusconi" scrivendo il documento. Sono sincero. Questa equazione ha una matrice, non rassicurante, che giunge da troppo lontano.
Discutere non è dividersi, mai. Solo Berlusconi ha l´idea che un partito sia una caserma di sua proprietà. Noi no. Noi siamo e dobbiamo essere una grande macchina democratica. E dobbiamo trasformare i malumori in sereno confronto e poi in energia unitaria. Il regalo all´"avversario di classe" rischia di essere un Pd che non riesca a esprimere fino in fondo la carica di disagio e l´ansia di cambiamento. Non dieci cartelle cortesi e unitarie ma un problema che tutti dobbiamo affrontare insieme, collaborando con il segretario, che è segretario di tutti noi. E cercando di nuovo di aprirsi a quel "movimento" della società che fu "Il popolo delle primarie".
Proviamo a sperimentare, è la mia risposta positiva all´invito di Letta che immagino impegni anche il gruppo dirigente, il modello più discussione, più unità. Mi chiedo, se il gruppo dirigente avesse reagito al documento dicendo "E´ un contributo, discutiamone", se questo non sarebbe stato più utile a evitare una drammatizzazione e toni francamente inaccettabili. Mi si permetta solo di dire che nella mia esperienza di segretario del Pd ho fatto i conti, all´interno del partito, con cose più difficili di un corretto documento di parlamentari. Nacquero legittimamente associazioni politiche di deputati e senatori, con tanto di iscrizioni, televisioni, convegni pubblici su temi di attualità. E in piena campagna elettorale per la Sardegna, in uno scontro durissimo con Berlusconi, uscirono interviste e posizioni di dirigenti contro la linea e la leadership. Io non dissi che era un "regalo a Berlusconi" e anzi, dopo la sconfitta, mi dimisi caricandomi, può immaginare con quale dolore, tutte le responsabilità sulle mie spalle.
Discutiamo e stiamo uniti. E´ questo il mio impegno. E la proposta di una iniziativa di tutti i dirigenti del Pd contro la ferita democratica della compravendita dei voti di Berlusconi va in questa direzione. Nella mia vita politica ho sempre cercato di unire. E non cambio.