Salvatore Bragantini, Corriere della Sera 18/09/2010, 18 settembre 2010
FIAT APERTA AL MONDO E CHIUSA ALL’OPA - L’
assemblea del 16 settembre ha deciso di scindere in due il gruppo Fiat; da un lato auto e componentistica, dall’ altro camion, macchine agricole e movimento terra. Ciò serve a focalizzare le due entità, agli occhi dei due gruppi di management, che si concentreranno sui diversi mestieri, e degli azionisti; la scissione, infatti, eviterà che i mercati valutino il gruppo "non auto" con i meno generosi multipli dell’ auto. Questa oggi «mangia cassa», per i bassi margini del prodotto Fiat e per la limitata scala produttiva, in un settore con forte eccesso di offerta; onde gli sforzi dell’ ad Marchionne per accordi con altri costruttori, di tipo produttivo o azionario (come quello che ha portato Fiat nel capitale di Chrysler). L’ auto ora è libera, ha detto Marchionne: una frase che dice molte cose. Fiat non può andare avanti da sola, serve un accordo; sarà libera di farlo con chi vuole, dando in cambio azioni di un «produttore puro». Continuerà, con meno vincoli, sulla via degli accordi, come quello, tramontato, con Gm su Opel. Al termine di questo percorso, e a causa dell’ arrivo di nuovi azionisti, Exor, che controlla Fiat, avrà una flessibilità operativa che prima non aveva; potrà decidere se farsi diluire negli accordi (probabile), o tirar fuori i denari. La quota di Exor scenderebbe parecchio già in caso di fusione con Chrysler. Se arriverà a livelli molto bassi, Exor sarà libera di vendere, senza grandi implicazioni politiche o di mercato. È anche qui il senso della decisione. Ha detto sì il 39% circa delle azioni; il 7% ha detto no. Dato che Exor è oltre il 30%, fra i soci terzi la proposta è passata di misura; favorevole l’ 8%, contrario il 7%. La cosa ha avuto poco risalto: neanche si conosce la ragione del no, certo espresso dagli investitori istituzionali, da cui pure si aspettava un sì. La causa sta forse in un dettaglio della decisione, assai negativo per i soci di minoranza. Ove qualcuno lanciasse un’ Offerta pubblica di acquisto (Opa) non concordata con il management, il cda potrà d’ ora in poi compiere tutti gli atti volti ad ostacolare l’ Opa, ad esempio cedendo rami d’ azienda. Così si sfrutta una scappatoia contenuta nella direttiva Ue. Essa trascura che l’ Opa non può essere ostile per la società, ma solo per il management, il cui interesse contrasta con quello degli azionisti; se l’ Opa riesce, va a casa. Non a caso, prima di questa pessima direttiva, in Italia simili manovre andavano approvate in assemblea, e con forti cautele. Per Marchionne dobbiamo allinearci alla dura realtà della globalizzazione; anche la sua rudezza serve, in un Paese immobile. Non si capisce allora perché voglia usare strumenti che servono solo a proteggere il management dai rischi del mestiere, e a mantenere il potere decisionale in mano a una minoranza, nonostante la probabile futura diluizione. Il tutto a discapito della larga maggioranza degli azionisti. Ha aperto una strada, molti seguiranno. Lo avevano definito un marziano, ma anche i marziani prima o poi si ambientano.
Salvatore Bragantini