Andrea Malaguti, la stampa, sa 18 set 2010, 19 settembre 2010
“VOLEVANO AMMAZZARE IL PAPA”
Scotland Yard, che ha speso un milione e mezzo di sterline per difenderlo, non sa ancora come avrebbero fatto, ma sa che erano loro, cinque algerini anonimi, mai segnalati prima.
Li hanno arrestati ieri mattina alle 5,45. Gli agenti dell’antiterrorismo hanno fatto irruzione negli uffici della Veolia Environmental Service, a pochi passi dalla moschea più grande d’Europa, e dopo aver puntato le pistole addosso ai cinque li hanno ammanettati e caricati sulle camionette senza dar loro il tempo di reagire, invocando i poteri concessi dal Terrorism Act del 2000.
Questa legge si applica a chi è sospettato di avere commissionato, ispirato o commesso atti terroristici. Basta ci sia il sospetto che qualcosa possa accadere, non la certezza, per farla scattare. Poi ci sono 28 giorni per capire come stanno davero le cose. Tredici ore più tardi è stato arrestato anche un sesto uomo. La Veolia Environmental Service è una multinazionale delle pulizie delle stradi che il Council di Westminster ha messo sotto contratto per tenere in ordine il percorso del Papa.
I cinque presunti terroristi islamici erano regolarmente assunti tra i 650 dipendenti e dovevano occuparsi del tratto transennato che corre di fianco a Westminster Hall. E’ lì che avrebbero potuto colpire. “Siamo intervenuti perché le possibilità di un attentato erano alte. Abbiamo temuto che la vita del Santo Padre fosse in pericolo, non avevamo alternative”, spiega un portavoce di Scotland Yard.
L’allarme è scattato all’improvviso, ventiquattro ore prima degli arresti, quando a Victoria Street, all’angolo della Brodway, dove i venti piani della polizia metropolitana nascondono l’orizzonte, si è presentato un dipendente della Veolia, un arabo. Era agitato, parlava a scatti. Ha spiegato che aveva sentito discutere i colleghi e che si era spaventato, perché dicevano che il giorno del giudizio era arrivato, che l’offesa di Ratisbona sarebbe stata cancellata. I colleghi?, gli hanno chiesto. “Sì, quei cinque ragazzi africani. Ci ho pensato un po’ prima di venire da voi”. Non c’è stato tempo per ragionare, non era l’unico segnale di pericolo nell’aria.