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 2010  settembre 17 Venerdì calendario

DACIA E LA LUPETTA

La lupetta denutrita arrivata fino alle case alte di Pescasseroli barcollava vacillante sulle zampette magre e si allontanava trotterellando sbilenca.

Dacia riflette su questo fatto e scrive quanto segue:

Si chiamano lupi gli stupratori, gli assassini notturni, si chiama lupus una malattia incurabile, si chiama lupa la donna che ammalia gli uomini e li distrae dai doveri familiari (La lupa di Verga). Lupanare veniva chiamato il bordello. Nel francese antico una donna che perdeva la verginità si diceva «Elle a vu le loup», ha visto il lupo. Eppure è proprio una lupa che nutre Romolo e Remo. E spesso l’arrivo della lupa coi cuccioli era visto in agricoltura come un segno di buon raccolto. «I lupi sono animali elusivi e misteriosi», scrive Berry Lopez in un bellissimo libro chiamato per l’ appunto «Lupi, dalla parte del miglior nemico dell’ uomo».

Sebbene molti abbiano studiato i loro comportamenti, rimangono delle zone di mistero. I lupi sono viaggiatori. Amano macinare chilometri. Sono strateghi abilissimi. Di solito si nascondono così bene che nessuno riesce a vederli. Sono cacciatori inesorabili. Spiano a lungo la preda e la seguono con occhio spietato. Eppure sono solidali fra di loro fino all’ eroismo. Sanno giocare allegramente, sono generosi e attivi, curano i cuccioli e li educano. Il termine greco per lupo è lukus, molto simile alla parola luce, ossia leukos. Strana contraddizione. Lo stesso Lucifero porta nel suo nome (lucem ferre) la luce. La Chiesa medioevale riteneva che il lupo fosse compagno di Satana. Condannava al rogo gli uomini che cantavano alla luna, i lupi mannari. Le ombre hanno prevalso, nella storia, sulla luce. Il lupo è un cacciatore notturno, il simbolo del passaggio dall’ oscurità dell’ intelligenza al chiarore della civiltà. Le ore del lupo portavano stregoneria, fame, carneficina. Con queste idee in testa, è chiaro che la caccia al lupo è stata considerata una caccia santa e le stragi un grande merito. In molte città vicine alle foreste si premiavano i cacciatori che portavano più code di lupo da appendere alle pareti come prove della vittoria del bene sul male.

C’ è voluto San Francesco per umanizzare il lupo, dargli una dignità, uno spirito, una ragione. Il santo, dice la leggenda, cercò il lupo, gli parlò e finì per concludere un patto con lui: avrebbe potuto girare liberamente per Gubbio se si impegnava a non azzannare né persone né animali all’ interno delle mura della città. C’ è voluta la scienza, la cognizione capillare della vita animale, lo studio dei loro linguaggi e c’ è voluto soprattutto la minaccia della estinzione per arrivare alla comprensione del lupo e alla sua preservazione. Per questo credo che alla vista della piccola lupa, non ho provato la voglia di cacciarla, ma di accoglierla e curarla.

Gli uomini, che spesso sono accecati dalla presunzione di essere i padroni dell’ universo, hanno bisogno degli animali, più forse di quanto gli animali abbiano bisogno degli uomini.