varie, 18 settembre 2010
Teresa Buonocore, 51 anni. Napoletana, bella donna, «solare, seria e tranquilla», separata dal primo marito da cui aveva avuto due figli oggi trentenni, durante un viaggio a Santo Domingo aveva conosciuto un uomo che le aveva dato due bambine, Michelle e Alessandra, di 10 e 13 anni, e con loro viveva nella casa della madre disabile Giovanna
Teresa Buonocore, 51 anni. Napoletana, bella donna, «solare, seria e tranquilla», separata dal primo marito da cui aveva avuto due figli oggi trentenni, durante un viaggio a Santo Domingo aveva conosciuto un uomo che le aveva dato due bambine, Michelle e Alessandra, di 10 e 13 anni, e con loro viveva nella casa della madre disabile Giovanna. Diplomata in ragioneria, per mantenere le figlie aveva lavorato prima come segretaria di un avvocato, poi in un’agenzia di viaggi, quindi in un centro di assistenza fiscale. Tra il 2006 e il 2007 il vicino di casa Enrico Perillo, 53 anni, geometra, alle spalle un omicidio, le aveva stuprato una delle due bambine. La Buonocore l’aveva denunciato, lui, condannato a quindici anni di galera, il giugno scorso era finito nel carcere di Modena ma lei da allora si sentiva in pericolo, tanto che il 26 agosto aveva scritto su Facebook: «Dite al mondo che ho paura di morire». Giorni fa Patrizia Nicolino, di professione medico radiologo, moglie del Perillo, e il fratello di lui Lorenzo, impegnato da anni in politica, inviperiti perché il tribunale li obbligava a versare cinquantamila euro di risarcimento alla Buonocore, incaricarono due balordi amici loro, il tatuatore Alberto Amendola, 26 anni e Giuseppe Avolio, 20, di far fuori la donna. Costoro lunedì mattina la seguirono in scooter mentre guidava la sua Atos Hyundai nel traffico di Napoli, a un certo punto le si affiancarono e, tirata fuori una calibro 9, le spararano addosso diversi colpi di cui uno la centrò alla testa e uno al collo. Mattinata di lunedì 20 settembre in via Ponte dei Francesi a Napoli.