Paolo Soldini, il Fatto Quotidiano 18/9/2010, 18 settembre 2010
BOMBE SU MONACO
Il Bayern di Monaco, perla preziosa del calcio europeo, si vende le partite come una corrotta squadretta di provincia? Oppure è la Uefa, organizzazione dal prestigio finora adamantino, ad aver preso una topica epocale, fidandosi di certi suoi troppo disinvolti collaboratori? Chissà. Certo è che uno dei due, nella furibonda battaglia che li oppone in Germania, dovrà soccombere, rischiando di uscirne assai malconcio.
La vicenda, che sta squassando il mondo del calcio tedesco ed europeo, toccando sentimenti tanto diffusi e profondi che il popolarissimo settimanale
Stern gli ha dedicato pagine e pagine di (dubbie) rivelazioni, potrebbe finire ora tra i dossier dell’Europol, la polizia comune europea che in tempi normali si occupa di lotta al terrorismo, traffici di droga e di esseri umani e altre questioni di simile rilievo. A sollecitare le indagini della superpolizia sarebbe il presidente della stessa Uefa Michel Platini, deciso dalla valanga di accuse e di minacce di denunce per diffamazione rivolte dal Bayern all’organizzazione a cercare di fare un po’ di chiarezza su quanto realmente accadde all’Olimpico di Monaco in un giorno di primavera del 2008, quando una squadra russa non proprio ai vertici del calcio internazionale, lo Zenit di San Pietroburgo, inflisse un umiliante 4 a 0 ai padroni di casa ponendo le premesse per la vittoria finale della coppa europea qualche giorno dopo contro i Rangers di Glasgow. La partita era stata comprata dalla mafia russa, come avrebbe insinuato lo svizzero Peter Limacher, il capo dell’ufficio disciplinare della Uefa, sulla base di rapporti dei suoi collaboratori? Oppure il match fu regolare e il suo esito clamoroso fu solo il frutto di uno scivolone dei bavaresi?
DOPO LA reazione pesantissima di Karl-Heinz Rummenigge, presidente del FC Bayern München, la sua richiesta a Platini di rimuovere Limacher e le cannonate di indignazione sparate dalla stampa sportiva tedesca (almeno quella del sud della Germania), la Uefa ha fatto un timido tentativo di marcia indietro, precisando di non aver formulato alcuna accusa e di aver fatto semplicemente quello che è consueto nei casi di risultati inattesi e clamorosi: indagare discretamente per verificare che tutto sia in ordine. Ma al Bayern non basta, anche perché, sulla base delle rivelazioni dello Stern sembrerebbe che il dossier sia arrivato già confezionato con l’indicazione dei colpevoli (tra i quali lo stesso Rummenigge, il presidente della squadra Uli Hoeness e il direttore finanziario Karl Hopfner) nelle mani di Limacher da un suo collaboratore molto chiacchierato: un certo Robin Bokšic, croato ma residente a Monaco, legato in passato ai fratelli Sapina, un clan che nel 2005 fu accusato di aver truccato diversi incontri in combutta con degli arbitri corrotti. Bokšic è stato anche condannato per truffa e illecito sportivo, il che non gli ha impedito, però, di seguire Platini ai mondiali in Sudafrica, dove ha trovato il modo di denunciare gare truccate a destra e a manca e di accusare il presidente della Fifa Joseph Blatter di aver intascato un milione di euro. Senza che nessuno gli desse il minimo credito.
SE EFFETTIVAMENTE
l’inchiesta “discreta” di Limacher si basa su questa fonte, la posizione della Uefa non pare fortissima. E però, ad approfondire un po’ la storiaccia emergono particolari che fanno sembrare le accuse assai meno peregrine. Basta spostarsi dalla Germania in Spagna e andare indietro alla primavera 2008 quando in una intercettazione disposta nel quadro di un’indagine sulle infiltrazioni della mafia russa il famoso giudice Baltasar Garzón sente un certo Ghennadi Petrov parlare di “50 milioni” che sarebbero stati versati al Bayern perché perdesse l’incontro 4 a 0. Petrov è un noto esponente dell’organizzazione mafiosa Tambobskaija e va sottolineato che l’intercettazione in cui si mostra certo del risultato avviene “prima” della partita. All’epoca, la circostanza, rilevata dal Paìs e da altri media spagnoli, che avanzano il sospetto che anche la finale contro i Rangers sia stata “addomesticata” a suon di quattrini, passa quasi inosservata in Germania, dove l’umiliazione del Bayern viene ascritta alla stanchezza dei suoi giocatori, alla bravura dell’allenatore dello Zenit, l’olandese Dick Advocaat, e alla stagione di grazia che sta vivendo il calcio russo, alimentato dai petrodollari di alcuni magnati e della potentissima Gazprom, il colosso energetico al centro di mille traffici e di mille sospetti che è proprietario dello stesso Zenit. Ma c’è un altro particolare che potrebbe essere rivelatore: nell’intercettazione Petrov parla dei 50 milioni senza specificare se si tratti di euro o dollari (i rubli sembrerebbero da escludere), mentre nelle carte della Uefa si fa la cifra di 40 milioni di euro. Ora, al cambio dell’epoca, 40 milioni di euro corrispondevano proprio a 50 milioni di dollari, il che renderebbe le cifre compatibili e credibili. Materiale per i funzionari dell’Europol se e quando si metteranno davvero al lavoro sullo strano 4 a 0 che allunga brutte ombre sulla reputazione di una delle società calcistiche più prestigiose e più amate d’Europa.