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 2010  settembre 18 Sabato calendario

GEOGRAFIA MARIASTELLA STUDIA DI PIÙ

Italiani, ultimi della classe in geografia. La riforma Gelmini retrocede questa materia ad ancella della storia, taglia le ore di insegnamento nei licei e negli istituti tecnici, fino ad azzerarle negli istituti professionali. Magnifico, proprio quel che ci voleva per festeggiare il centocinquantesimo dell’unità nazionale. Se un tale, due secoli fa, la definiva “un’espressione geografica”, ora l’Italia rischia di non essere più nemmeno quello, di sparire dalle mappe dei ragazzi col “Sole delle Alpi” inciso sul banco. Del resto, che bisogno c’è dell’atlante o del mappamondo? Basta cliccare su Google, e le macchine hanno tutte il Gps di serie. Non per niente la gloriosa De Agostini prepensiona i suoi cartografi. Ma si può davvero rinunciare alla geografia? Per fare quello che suggerisce Ulrich Beck, (Potere e contropotere nell’età globale, Laterza, pagg. 455, euro 22,00), ossia diventare cosmopoliti, staccarci dalla fissazione di ciò che ci è familiare e sviluppare insieme “radici e ali”, forse non guasta avere qualche idea di com’è fatto il pianeta. È vero, come dice il sociologo tedesco, che “il bilinguismo, le esistenze divise in più luoghi, la mobilità permanente, il numero crescente di persone con doppi passaporti, creano un complesso intreccio di realtà divise” che rendono obsoleta la dimensione nazionale. Ma i confini, per poterli scavalcare, bisogna conoscerli.

Spazio, tempo

e spirito

UN’OTTIMA occasione per ripassare un po’ di geografia è il bel libro di Eliza Griswold The Tenth Parallel (Il decimo parallelo) da poco uscito in America da Farrar, Straus and Giroux (pagg.318,$27,00).Poetessae giornalista dell’Atlantic, del New Yorker e del New York Times, Eliza ha scandagliato per sette anni la “linea di faglia” lungo la quale si fronteggiano islam e cristianità. Una frontiera rovente, circa 1100 chilometri a nord dell’Equatore, che taglia orizzontalmente l’Africa e Asia dalla Nigeria alle Filippine e su cui si addensa più della metà del miliardo e trecento milioni di musulmani e il 60 per cento dei due miliardi di cristiani esistenti al mondo. Nell’incontro-scontro tra le due fedi si gioca non solo il futuro di due continenti ma il destino stesso del pianeta. In Africa, la fascia tra l’Equatore e il decimo parallelo segna la fine della parte settentrionale, arida e desertica, e l’inizio della giungla sub-sahariana . I venti, il clima e secoli di migrazioni hanno portato le due religioni a convergere in quest’area. Fu Maometto in persona, nel 615 d.C., a inviare una dozzina di suoi familiari e seguaci alla corte del re cristiano di Abissinia (la moderna Etiopia). Seguirono 600 anni di penetrazione musulmana tra Egitto e Sudan, ma anche di pacifica convivenza. Poi esplosero le guerre di religione, finché nel 1504 l’ultima monarchia dell’antica Nubia cristiana si arreseallaspadadell’islam.Ironia dellastoria,fuuninsetto,lamosca tsè-tsè, a fermare l’avanzata musulmana all’altezza, appunto, del decimo parallelo. Oggi il riscaldamento globale rende imprevedibili i cicli di piogge e siccità in quest’area, complicando la vita di nomadi e agricoltori, e il boom demografico in Asia e Africa inasprisce le tensioni. Quello che ci insegna il reportage di Griswold è che dietro i conflitti religiosi si celano ben più sostanziosi conflittisullaterra,l’acqua,ilpetrolio e altre risorse naturali, e le faide tribali vengono spesso strumentalizzate dagli agitatori cristiani o islamici. Essere un cittadino nigeriano, per esempio, non significa nulla: in molte regioni lo Stato non fornisce elettricità né scuole. Per avere la luce in casa o dare un’istruzione ai figli, bisogna rivolgersi alla chiesa o alla moschea. La militanza religiosa supplisce all’impotenza delle istituzioni civili.

Potere

e territorio

INNIGERIAeinSudan,come in Indonesia e nelle Filippine, molti cristiani vivono la loro condizione di minoranze oppresse o schiavizzate: hanno perso chiese, case, persone care, nello scontro col fondamentalismoislamico.Altempostesso, i predicatori evangelici portano avanti un proselitismo aggressivo. E proprio come i loro avversari, vedono nell’Occidente sviluppato un luogo senza Dio che ha voltato le spalle alla tradizione cristiana.

Già, l’Occidente, dove si colloca nel nuovo atlante globale? Scrive Zygmunt Bauman in un bel saggio appena tradotto dal Mulino (La società individualizzata, pagg. 318, euro 13,00) chenelmondodioggi“lagerarchia emergente del potere è più vicina agli usi delle società nomadi che di quelle sedentarie; la sedentarietà, in particolare quella senza possibilità di scelta, si va rapidamente convertendo da risorsa in inconveniente”. Se un tempo erano le classi privilegiate, come i proprietariterrieri,acircondarsidi beni durevoli e i poveri erano i “vagabondi” con il fardello in spalla,adessolasituazionesirovescia, con le multinazionali che piantano le tende dove il costo del lavoro è più basso. Il nuovo “disordine cosmopolita”nonèincontraddizionecon le piccole patrie, i fondamentalismieleideologiedistampoleghista, semmai ne è la causa. Come ha osservato Eric Hobsbawm, “uomini e donne cercano gruppi ai quali appartenere con sicurezza e per sempre, in un mondo dove tutto il resto simuoveecambia,dovenull’altro è certo”. Si blatera di Padania, si disegnano simboli celtici, si raccoglie l’acqua del Po nell’ampolla.Malaseracisibarrica in casa davanti alla tivù, e il vicino di pianerottolo è un estraneo da tenere a distanza, specie se ha la pelle di un altro colore. “L’età dell’identità – dice Bauman – è piena di urla e furore. La ricerca dell’identità divideesepara,etuttavialaprecarietà dell’impresa solitaria di costruzione dell’identità spinge coloro che la intraprendono acercareappigliaiqualiappendere tutti insieme le paure e le ansie individuali e a svolgere riti esorcistici in compagnia di altri individui altrettanto intimoriti e ansiosi”. Le “comunità d’appiglio” non servono a proteggere identità già esistenti, ma sono “i sottoprodotti di una febbrile attività di tracciamentodiconfini”.Così,loscolarodi Adro non saprà individuare sul mappamondo (georeferenziare, si dice in gergo) il paese del vicinodibancoAbduloFatima. Ma additerà senza esitazioni il parallelo 45,30’, meridiano 10,15’. Le coordinate di Brescia, Padania.