Dave Itzkoff, la Repubblica 18/9/2010, 18 settembre 2010
LA FEDE SECONDO WOODY ALLEN
Quando nei giorni scorsi gli è stato chiesto se fosse opportuno augurargli un "Felice Nuovo Anno Ebraico", Woody Allen ha risposto con una risatina, dal suo ufficio in una suite del Loews Regency Hotel: «No, no. Questo va bene per la tua gente - ha detto rivolto al sottoscritto - Io non seguo queste cose. Vorrei… mi sarebbero di grande aiuto nelle mie notti oscure».
A 74 anni Woody Allen, prolifico regista e newyorchese emblematico, non ha trovato ancora una propria religione. L´idea della fede in ogni caso impregna il suo ultimo film, Incontrerai uno sconosciuto alto e bruno, che Sony Pictures Classics farà uscire nelle sale Usa mercoledì (in Italia dal 3 dicembre, ndr.). Nel film, mentre una coppia londinese (Anthony Hopkins e Gemma Jones) va a rotoli, la moglie cerca conforto nel sovrannaturale con conseguenze imprevedibili sul matrimonio di sua figlia (Naomi Watts e Josh Brolin). «Per me», dice Allen, «non esiste differenza tra una cartomante, un biscotto della fortuna o una delle religioni ufficiali. Sono tutti sistemi validi o non validi, altrettanto utili».
Perché ha scritto un film su queste cose?
«Ho conosciuto persone che riponevano fede nella religione e negli indovini. Ho pensato che sarebbe stato interessante per un film: una donna che non ha mai trovato aiuto in nulla, ma che all´improvviso trova in una cartomante che le predice il futuro qualcuno in grado di aiutarla davvero. Il problema è che alla fine il suo risveglio è davvero brusco».
Trova plausibile l´idea che abbiamo vissuto altre vite o che Dio esista?
«Nessuna delle due mi pare plausibile. Io ho un approccio molto scientifico e convinto alla questione. Dal mio punto di vista ciò che vedi è tutto ciò che hai».
Che cosa ne pensa della vecchiaia?
«Beh, sono decisamente contrario alla vecchiaia (ride). Penso che non la si debba raccomandare a nessuno. Non si acquisisce maggiore saggezza con il passare degli anni. L´unica cosa che accade davvero è che il tuo corpo se ne va in pezzi. La gente cerca di darsi una verniciatina, di parlare con voce pacata. Si comincia a capire la vita e ad accettare le cose. Ma scambieresti tutto quello che hai pur di ritornare ad avere 35 anni. L´idea della morte mi dà un po´ i brividi. Questo è quanto accade ad Anthony Hopkins all´inizio del film: non sta a sentire sua moglie - molto più realistica di lui - che gli dice di non far questo o quello, perché non è più un giovanotto. Naturalmente, è lei ad avere ragione, ma nessuno vuole sentirsi dire cose del genere».
Questo è il suo ultimo film a New York perché, ha detto, girare lì è troppo costoso.
«La mia prima scelta sarebbe sempre New York. È il luogo che più amo e lavorare dove vivi è un lusso. Sono sicuro che vi girerò altri film. Ma i pochi dollari che ho spesso vanno a finire in altri posti. Città come Londra, Parigi, Barcellona, sono tutte cosmopolite e assomigliano a New York. Ma se avessi 15 milioni di dollari girerei sempre a New York».
Era preparato ad affrontare il polverone sollevato dai media per Carla Bruni-Sarkozy nel cast del suo prossimo film, Mezzanotte a Parigi?
«Sono sbalordito. Ha solo una particina. Ho girato con lei il primo giorno e tutti i giornali hanno scritto che era una pessima attrice e che avevo fatto 32 ciak con lei. Non sono arrivato neppure a dieci, invece. Erano soltanto voci. Poi hanno scritto che suo marito è venuto sul set ed era in collera con lei. In realtà, è venuto sul set una sola volta ed era felice e contento, soddisfatto che la moglie recitasse con grande naturalezza».
In ogni caso darà grande richiamo al film…
«Per qualche ragione la stampa voleva dire soltanto brutte cose su di lei. Non so se hanno qualcosa contro la coppia Sarkozy, o se si tratta tutto sommato di un espediente per vendere più giornali. In ogni caso, le invenzioni che hanno pubblicato erano talmente folli che mi sono chiesto: "È questo che accade quando ci parlano anche di Afghanistan, di economia, di argomenti davvero significativi per la nostra vita?". In fondo la questione era del tutto banale. Insomma: no, non ero affatto preparato ad affrontare tutto questo polverone».
Quando ha del tempo libero, come lo trascorre?
«Faccio le cose che fanno tutti. Porto i miei figli a scuola. Vado a passeggio con mia moglie, suono con la mia jazz band. E poi, naturalmente, ho il dovere di camminare sul tapis roulant, e fare i pesi, e tenermi in forma, così da non diventare più decrepito di quanto già non sia».
È andato a vedere le 12 ore di spettacolo dei Demoni di Peter Stein da Dostoevskij al Lincoln Center Festival?
«No. Sono ignorante. Leggo perché devo leggere. Per me divertimento è guardare una partita di football e bere una birra».
(copyright New York Times/La Repubblica - traduzione di Anna Bissanti)