Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  settembre 18 Sabato calendario

PER L’EREDITà FA AMMAZZARE IL MARITO DAI KILLER


Aveva studiato la parte per mesi, forse per un anno. Sapendo che, all’ultimo atto, la messinscena non doveva fallire. Eppure quella rapina non convinceva gli inquirenti: mancava poco o nulla, un assalto fuori dal comune. E quello straccio, utilizzato per uccidere Eliseo David, era in realtà una vecchia maglietta del marito, intrisa di solvente. Un oggetto troppo particolare per rimanere sulla scena del delitto.
Eppure Laura De Nardo ha retto per ore anche di fronte all’interrogatorio sempre più incalzante degli investigatori. Ma poi non ce l’ha fatta. Nessuna rapina, nessun predone delle ville. «Non ne potevo più, l’ho fatto uccidere». E’ lei la mente della tragedia di Conegliano: la donna di 61 anni è crollata prima della mezzanotte di giovedì sera, indicando i nomi dei complici dopo 17 ore faccia a faccia con gli inquirenti.
Aveva raccontato di esser stata aggredita in giardino, la notte precedente, ma le telecamere non hanno immortalato nulla del genere. Invece è stata lei ad aprire la porta della villetta di via delle Acacie ai due killer: Ivan Marin, 36 anni di Vazzola, e Gennaro Geremia, 48 ani di Visnà. Sono stati loro a soffocare con un cuscino Eliseo David.
Dopo aver ucciso il settantunenne di Conegliano hanno legato la donna con il nastro isolante, per simulare la rapina. Poi si sono allontanati: Geremia ha raggiunto l’abitazione di Mirko Della Giustina, 29 anni, idraulico di Fregona, che ha ricevuto e poi rivenduto i gioielli della donna, nella sua casa sono stati bruciati i guanti utilizzati per compiere il delitto. «Si tratta di quattro delinquenti che hanno pianificato un disegno criminoso di estrema gravità», ha sottolineato Carmine Damiano, questore di Treviso.
Escluso il movente passionale: non erano suoi amanti, anzi, Geremia non la conosceva nemmeno. Laura De Nardo voleva l’eredità: 500 mila euro secondo i primi riscontri della squadra mobile, almeno il doppio invece secondo le indiscrezioni: il marito stava per vendere il negozio per quasi un milione. La moglie ne aveva già «stanziati» 200 mila – soldi «sfuggiti» al controllo finanziario del marito - per assoldare i killer, e la metà era già stata consegnata: i primi 100 mila euro erano stati versati da Laura De Nardo a Marin mesi fa, simulando una compravendita immobiliare.
L’omicidio su commissione come un investimento: la donna pianificava l’uccisione del marito da quasi un anno, da quando si era rivolta proprio a Marin, che faceva piccole manutenzioni nella villetta di via delle Acacie. E che, con i primi soldi del «premio» per uccidere David, si era comprato l’auto nuova.
La tessitrice della tragedia – che oltre 30 anni fa aveva perso il primo marito, annegato in Austrialia in circostanze mai chiarite - aveva progettato tutto, coinvolgendo anche la figlia di 40 anni: non come complice, ma come testimone inconsapevole, che avrebbe potuto confermare la versione della rapina. Insieme, infatti, avevano scoperto il cadavere. Oltre alla donna, anche Marin e Geremia sono accusati di omicidio. Della Giustina, invece, è accusato di favoreggiamento e ricettazione.
De Nardo, già condotta nel carcere della Giudecca di Venezia, è accusata di omicidio volontario premeditato e aggravato dai vincoli di parentela. Un affetto che non c’era più: mentre i sicari uccidevano il marito lei si era fermata al computer, per giocare a solitario.