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 2010  settembre 23 Giovedì calendario

"Il nuovo segretario generale della Cgil? Non mi interessa: non ho proprio niente da dire". Le parole sibilate al cellulare da Maurizio Landini, capintesta dei duri e puri della Fiom, la dicono lunga sull’aria che tira in corso d’Italia alla vigilia del cambio della guardia tra Guglielmo Epifani e la cinquantacinquenne milanese Susanna Camusso

"Il nuovo segretario generale della Cgil? Non mi interessa: non ho proprio niente da dire". Le parole sibilate al cellulare da Maurizio Landini, capintesta dei duri e puri della Fiom, la dicono lunga sull’aria che tira in corso d’Italia alla vigilia del cambio della guardia tra Guglielmo Epifani e la cinquantacinquenne milanese Susanna Camusso. Lei, prima donna al timone della Cgil nell’ ultracentenaria storia del maggior sindacato italiano, la Fiom la conosce fin troppo bene: è stata per lunghi anni nella segreteria nazionale, prima di essere epurata del leader dell’epoca, l’incendiario Claudio Sabattini. E, oggi come allora, il motivo del contendere è il destino dell’industria dell’auto. All’epoca il settore era di competenza della Camusso, che al termine di uno scontro al calor bianco si vide però sfilare la delega con la sanguinosa accusa di aver dato il placet a un accordo svantaggioso per le tute blu. Visti i precedenti, il confronto promette scintille. Ma com’è la Camusso vista da vicino? E cosa c’è da attendersi dalla sua leadership? "L’espresso" lo ha chiesto a 20 testimoni eccellenti: sindacalisti, imprenditori e politici che l’hanno incrociata nella sua lunga carriera. Ecco cosa dicono di lei. Ottaviano Del Turco, già sindacalista Cgil, ministro delle Finanze e governatore dell’Abruzzo: "Quando è entrata in Cgil io ero segretario generale aggiunto: era una bellissima ragazza di origini borghesi che subiva il fascino delle posizioni più radicali della classe operaia milanese dell’epoca. Me la ricordo ai corsi estivi di formazione a Misurina. È stata capace di far crescere nel sindacato una classe dirigente femminile evitando il peggio della cultura femminista. Ora spero riesca a modificare il modello, senza uguali nel mondo, adottato dalla Cgil per difendersi dal nuovo: non firmare mai nulla". Pier Luigi Ceccardi, presidente di Federmeccanica: "Mi piace. Conosce l’industria ed è equilibrata, ma certamente più tosta di Epifani: non a caso la sua palestra sindacale è stata quella dei metalmeccanici. Sembra un buon acquisto, se la Cgil è disposta ad aprirsi al dialogo. Nei confronti della Fiom non mi aspetto una resa dei conti, ma una posizione ben più rigorosa". Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl: "La Camusso è stata buttata fuori dalla Fiom per le sue posizioni non in linea. Mi auguro se ne ricordi e si batta per il pluralismo in una Cgil che mal sopporta di non essere più maggioritaria. Sembra una persona sobria. E determinata come sono le donne: spero dunque sappia imprimere un ritmo più deciso al rinnovamento in casa Cgil. La garanzia è che viene da un percorso riformista; il rischio che si dimostri più realista del re". Gaetano Sateriale, sindacalista Cgil, ex sindaco di Ferrara: "A metà degli anni Novanta, quando la Fiom rivendicava la sua indipendenza dalla Cgil, in segreteria c’erano quattro riformisti: io, Susanna, Cesare Damiano e Giampietro Castano. Ci chiamavano "i ragazzi di corso Trieste" e alla fine riuscirono a buttarci fuori tutti quanti. In un sindacato dove il quadro medio era maschio, comunista e con un passato in fabbrica o da intellettuale c’era un pregiudizio verso Susanna, donna e socialista". Giorgio Cremaschi, membro della segreteria Fiom: "Non sono mai stato d’accordo con lei su qualcosa. Prima era più radicale, ma oggi nella Cgil rappresenta quella linea di moderazione che non serve a niente e ci può solo portare a chiedere la pace a Cisl e Uil con il cappello in mano. Racconta di essersi battuta contro l’accordo di San Valentino del 1984, che tanti guai ha prodotto per i lavoratori: francamente, ho un ricordo un po’ diverso". Renata Polverini, ex sindacalista, governatore del Lazio: "È una donna determinata. Saprà garantire capacità ed esperienza ai lavoratori, oltre a quella dose in più di risolutezza e concretezza tipica delle donne". Savino Pezzotta, deputato Udc ed ex segretario generale della Cisl: "È una scelta interessante. Appartiene alla vecchia scuola sindacale, quella che studia e non parla solo per slogan. È portata alla mediazione, fattore che in questo caso rappresenta una virtù. Ha più grinta ed è più plebea rispetto alla signorilità di Epifani. E anche la sua sensibilità femminile può aiutare, in una fase di grande nervosismo sociale. Speriamo riesca a recuperare la Fiom: oggi bisogna coinvolgere più rappresentanza possibile". Carlo Callieri, ex direttore centrale Fiat e vice presidente della Confindustria: "Il profilo è quello giusto: riformista e cazzuta. Perciò ho grandi aspettative. Tra l’altro, il furore dei massimalisti l’ha sperimentato sulla sua pelle". Giorgio Benvenuto, ex segretario generale Uil: "È ferma nei principi, ma duttile. Tenace e secchiona come le donne. Ho partecipato con lei a un convegno su Fiat e globalizzazione: mi ha colpito la sua conoscenza delle politiche industriali negli altri paesi". Federica Guidi, vice presidente della Confindustria: "La conosco bene e la stimo, anche se non sempre la penso come lei: è pragmatica, intellettualmente onesta e di buon senso". Giorgio Usai, responsabile delle relazioni industriali di Confindustria: "Me la ricordo quando, nel gennaio del 2009, dopo otto mesi di trattative al tavolo per la riforma della contrattazione, si piegò al veto della Fiom dicendo che il documento era "di stampo sovietico" e con ciò annunciando la mancata firma della Cgil. È capace e intelligente e sono convinto che la responsabilità del nuovo ruolo prevarrà sul radicalismo. Spero anche che, da donna, acceleri i tempi decisionali della Cgil". Gianni Rinaldini, ex numero uno della Fiom: "Non so cosa attendermi: vedremo il programma. Intanto, prendo atto che è in corso da un anno una campagna mediatica trasversale per predeterminare le condizioni della sua elezione. Non era mai successo". Giuliano Cazzola, deputato Pdl ed ex sindacalista della Cgil: "Ma quale riformista: è vero che viene dal Psi, ma stava con i talebani guidati da Michele Achilli. Comunque, quelli della Fiom le faranno una guerra senza quartiere. Lei però ha un cursus honorum molto più ricco di quello di Epifani. E poi conosce i suoi polli". Maria Paola Merloni, imprenditrice e deputato pd: "Il suo profilo, quello di una persona rocciosa ma riformista, mi fa ben sperare nella capacità di traghettare la Cgil verso un nuovo approccio e rispondere così alle esigenze dei lavoratori, che vogliono essere rappresentati in modo più moderno". Massimo Calearo, imprenditore e deputato ex Pd, già presidente della Federmeccanica: "Quando una donna fa carriera vuol dire che è più brava degli uomini. L’ho incontrata una paio di volte e mi è sembrata pragmatica. Di sicuro è più determinata di Epifani: è sufficiente guardarla in faccia". Giorgio Airaudo, membro della segreteria nazionale Fiom: "Al congresso ho votato un documento diverso da quello della Camusso, ma niente di personale. All’epoca lei uscì dalla Fiom dopo essere incappata in una difficile vertenza sulla Fiat. Il capo delle relazioni industriali del Lingotto ci diceva che se pagavano gli stipendi era grazie ai guadagni del Brasile. La stessa musica del Marchionne di oggi. Staremo a vedere. Comunque, a differenza di Epifani, la Camusso conosce l’industria. E questo in Cgil conta". Bruno Manghi, ex segretario della Cisl di Torino: "L’ho conosciuta da ragazza, quando faceva parte della commissione della Statale di Milano per il diritto allo studio degli operai. Era una tipa seria, ma capace di ridere. Secondo me, da persona molto concreta, si era stufata delle chiacchiere del movimento studentesco. Così, mi chiese di entrare nella Cisl. Non fu possibile. Allora lavorò un anno alla Uil, per poi approdare alla Cgil. Certi suoi irrigidimenti servono a mascherare una timidezza di fondo". Giampietro Castano, ex sindacalista, capo della task force per le crisi aziendali del ministero per lo Sviluppo Economico: "Riformista lo è diventata: da giovane ha cavalcato vertenze durissime con grande intransigenza. Ha una buona cultura negoziale e credo sarà in grado di riportare il sindacato al suo core business. Il fatto che sia donna dovrebbe aiutarla a tenere insieme una Cgil dove il rischio Jugoslavia c’è tutto". Cesare Damiano, deputato Pd, già ministro del Lavoro e segretario generale aggiunto della Fiom: "Rappresenta bene il sindacalismo pragmatico lombardo. In Fiom ne ha viste di tutti i colori: ricordo quando, intorno al ’95, siamo andati a Termoli per convincere gli operai ad aumentare i turni in cambio di investimenti. Lei era molto sicura di sé e alla fine abbiamo vinto". Stefano Fassina, responsabile economico Pd: "Molto brava: è tenace e sensibile. Il giorno in cui è nato mio figlio avevo un dibattito con lei: disse che se mi fossi presentato mi avrebbe tolto il saluto".